Droghe di accesso agli abusi sui minori, aumentati pornografia infantile e abusi

SECONDA PARTE. La pedocriminale realtà dietro piattaforme web come Pornhub sulla stampa inglese e statunitense. Silenzio o quasi in Italia, ancora attiva online la petizione per «per chiedere l’oscuramento del sito porno che guadagna con gli abusi dei bambini». Traduciamo per la prima volta in Italia, almeno per quanto di nostra conoscenza, un articolo di denuncia della direttrice dell’International Center on Sexual Exploitation Haley McNamara pubblicato negli Stati Uniti.

Droghe di accesso agli abusi sui minori, aumentati pornografia infantile e abusi
fonte: profilo twitter McNamara

Due dirigenti di PornHub hanno avuto la sconcertante e vergognosa pensata nei mesi scorsi di affermare pubblicamente che la loro piattaforma è «la piattaforma per adulti più sicura al mondo». Nonostante, dieci mesi prima dell’inchiesta del New York Times, era stata diffusa la notizia che avevano «verificato» come «modella con documento di identità 18+ valido» una ragazza di 15 anni vittima della tratta di esseri umani che è stata mostrata violentata in dozzine di video caricati sul sito. Basta anche solo effettuare, con parola chiave Pornhub, una rapida ricerca su un qualsiasi social network (come abbiamo effettuato su facebook durante la stesura di quest’articolo) per trovare conferma di tutto questo. Compresi video sulla cui maggiore età delle ragazze si hanno più che dubbi senza neanche aprire il post. La concezione delle donne, di ogni età, che trasudano da questi post esprimono una disumanità assoluta. Nel giugno dell’anno scorso è stata diffusa la notizia della pubblicazione di un video in cui una ragazza disabile veniva ripetutamente dileggiata, insultata e sottoposta a vessazioni continue.

Un articolo del Guardian ha denunciato che piattaforme come PornHub sono diventate «una droga di accesso agli abusi sui minori»: «i tassi di utilizzo di pornografia infantile sono aumentati costantemente, così come gli arresti per abusi sui minori. Le forze dell'ordine stanno affrontando un'ondata di pedofili pornografici: uomini che guardano porno digitale da otto o nove anni e sono stati "svezzati" per stupri e video di abusi sessuali».  

Sulla stampa statunitense è stato pubblicato lo scorso 18 aprile un contributo della direttrice dell’International Center on Sexual Exploitation Haley McNamara. Un recente studio ha analizzato i titoli mostrati agli utenti nelle prime pagine di PornHub, xHamster e XVideos, «un video su 8 su questi siti è stato descritto come raffigurante violenza sessuale o sesso non consensuale, spesso includendo descrizioni delle persone nei video che erano drogate, incoscienti o "molto giovani" – riporta McNamara - e più di 5.000 video si riferivano apertamente ad aggressioni sessuali, "forza" o aggressione fisica, anche dopo aver escluso i video BDSM». La conclusione dello studio è che queste piattaforme «bombardano gli utenti con materiale sessualmente violento raffigurante stupro, upskirting e altri abusi».

«È essenzialmente impossibile sapere quanti di questi video sono di stupro o abuso nella vita reale, date le recenti rivelazioni di traffico sessuale, stupro e abusi sessuali su minori coinvolti nei materiali sui principali siti di pornografia, inclusi Pornhub e XVideos – denuncia la direttrice dell’ International Center on Sexual Exploitation - Il New York Times, ad esempio, ha raccontato la storia di una giovane sopravvissuta al traffico sessuale che ha caricato su Pornhub i video dei suoi abusi sessuali su minori, dove sono rimasti nonostante le sue richieste di rimozione, causando traumi. Come ha spiegato in modo ossessionante, "Pornhub è diventato il mio trafficante". Durante le udienze nel parlamento canadese su questi temi, è stato rivelato che per più di 10 anni, Pornhub non è riuscito illegalmente a segnalare alcun caso di materiale di abuso sessuale su minori, nonostante le molte lamentele dei sopravvissuti».  

Contro queste piattaforme sono state intentate molteplici azioni legali, anche da parte del Centro di cui è direttrice McNamara, una ragazza ha denunciato in una causa collettiva contro PornHub che quando «aveva 16 anni quando è stata drogata e violentata da un uomo adulto, che ha poi caricato il video su Pornhub attraverso il suo programma ufficiale di partecipazione agli utili. Pornhub ha esaminato, classificato  e condiviso queste immagini di stupro di minori, che hanno ottenuto migliaia di visualizzazioni». Un’altra ragazza è stata vittima a soli 14 anni e ha denunciato «XVideos per aver ospitato e tratto profitto dal suo materiale di abusi sessuali su minori».

«L'analisi di 1.741 scene pornografiche campionate casualmente su Pornhub e XVideos ha rilevato che il 50,8% delle donne afrodiscendenti era bersaglio di aggressioni fisiche, mentre il 36% delle donne bianche lo era. Gli uomini afrodiscendenti hanno maggiori probabilità di essere aggressivi nei confronti delle donne rispetto agli uomini bianchi (47,3% contro 35,3%) e sono anche meno propensi a ritrarre intimità o affetto ai loro partner rispetto agli uomini bianchi (18% contro 27,5%) – prosegue l’articolo di McNamara che conclude - Non ci vuole un accademico per trovare il razzismo su questi siti di pornografia: con pochi clic, puoi trovare la pornografia suprematista bianca che descrive l'abuso di una minoranza razziale come schiava».

Queste piattaforme web rappresentano «sistematicamente e intenzionalmente stupro, incesto e razzismo, ma ha anche facilitato l'abuso sessuale di minori nella vita reale e altri contenuti non consensuali – denuncia la direttrice dell’ International Center on Sexual Exploitation - non puoi cancellare qualcuno per uno scherzo insensibile di 10 anni fa, quindi visitare un sito web che promuove la pornografia dello stupro della supremazia bianca e darti una pacca sulla spalla per essere una brava persona. Non puoi condividere un'immagine carina durante la Giornata internazionale della donna, quindi ignorare la situazione delle donne sopravvissute il cui abuso è tratto profitto dall'industria della pornografia e definirti femminista». «Se stiamo cercando di costruire una società libera dal razzismo e dalla violenza sessuale – conclude l’articolo di McNamara - non possiamo più ignorarlo».

Oltre 21.000 le firme a sostegno della petizione online «per chiedere l’oscuramento del sito porno che guadagna con gli abusi dei bambini», unica iniziativa che si registra in Italia dopo l’inchiesta del Nrw York Times e la mobilitazione negli Stati Uniti, in Canada e altri Stati. Petizione che è ancora possibile firmare e far firmare online qui https://www.provitaefamiglia.it/petizione/firma-per-chiedere-loscuramento-del-sito-porno-che-guadagna-con-gli-abusi-sui-bambini

 

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