Abruzzo, cinque operazioni contro la pedopornografia in quattro mesi

In questi ultimi mesi, secondo dati di Europol, c’è stato un netto aumento dei reati pedofili sul web, un squallido boom che sta vedendo ampiamente coinvolta la regione adriatica.

Abruzzo, cinque operazioni contro la pedopornografia in quattro mesi
fonte: sito web Ministero dell'Interno

«Scacco matto», così è stata chiamata l'ultima operazione contro la pedopornografia online condotta dalla Polizia postale di Catania in collaborazione con il Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online. Bilancio: tre persone arrestate, due a Napoli e una a Pisa, in flagranza di reato e 17 denunciate per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e istigazione a rapporti sessuali con minorenni. Le perquisizioni che hanno portato al blitz reso noto questa mattina sono state effettuate a Bolzano, Brescia, Catania, Chieti, Como, Lecco, Milano, Napoli, Parma, Pisa, Roma, Savona, Sassari, Torino, Treviso e Varese. «Una lunga attività d’indagine sottocopertura, nata dal monitoraggio del Web, ha portato alla scoperta di un sito ospitato su server di un Paese estero - ha reso noto la Polizia di Stato -qui gli agenti hanno scoperto immagini di pornografia minorile e commenti che istigavano esplicitamente alla commissione di atti sessuali su minori». Le centinaia di utenti che frequentavano il sito entravano in contatto tra loro per poi spostarsi «su altre piattaforme virtuali ritenute più sicure, utilizzando sistemi che li rendevano anonimi e servizi di messaggistica crittografata» dove si «scambiavano foto e video di natura pedopornografica, catalogati in base a criteri di età, sesso ed etnia, con abusi su minori, anche neonati, vittime di pratiche di sadismo. In diverse occasioni condividevano racconti di loro presunte esperienze sessuali con minorenni. Gli agenti  infiltrati hanno lavorato per oltre un anno, fingendosi pedofili; ciò ha consentito di identificare sia gli utenti anonimi che tre vittime e anche i luoghi dove avvenivano gli abusi. Alla luce degli elementi d’indagine raccolti sono state disposte perquisizioni domiciliari, personali ed informatiche nei confronti di 20 indagati, residenti in varie città d´Italia, mentre altri utenti, residenti all’estero, sono stati segnalati alle competenti autorità straniere». L'operazione è stata denominata «Scacco matto» perché gli inquirenti hanno agito quasi come in una partita a scacchi con i coinvolti per riuscire ad identificarli, arrivando anche a localizzare alcuni dei luoghi dove sono avvenuti gli abusi e identificare tre vittime.

Secondo i dati di Europol, in questi mesi segnati dalla pandemia mondiale la pedopornografia è aumentata del 30%. Mentre tutti eravamo costretti all’isolamento durante il lockdown e con «il web come unico strumento di socialità per comunicare con l’esterno» - ha denunciato Licia Ronzulli, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, durante l’evento online di Telefono Azzurro in occasione della giornata della giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia- «i noti bastardi della rete» hanno sfruttato la situazione «per adescare i minori online e saziare la loro depravazione criminale». «I dati sono sconvolgenti – ha sottolineato – e durante il lockdown si sono registrati dei picchi nei tentativi di adescamento in rete. Con le scuole chiuse i minori hanno passato gran parte del loro tempo online e, in questo momento di isolamento totale, i pedofili hanno purtroppo trovato in internet un terreno ancora più fertile del solito».  Questi dati e denunce confermano l'enorme pericolosità del «dark web» e l'avanzare della pedopornografia online, nonostante - come ha sottolineato in un post facebook don Fortunato Di Noto, fondatore e responsabile di Meter Onlus - siano tanti, troppi, che assurdamente considerano le denunce esagerate e visionarie. Nello stesso post don Fortunato ha sottolineato che già diciotto anni fa uno studio delle Nazioni Unite riportò che erano 150 milioni le bambine e 73 milioni i bambini vittime di rapporti sessuali forzati. Diciotto anni dopo le denunce di Meter sono costantemente in aumento e documentano quanto l'orrore della pedopornografia online non conosca soste e avanza implacabile: ottanta milioni - come abbiamo riportato in un articolo di quattro giorni fa - sono i materiali pedopornografici denunciati negli ultimi anni, il rapporto annuale dell'associazione e le denuce rese note durante e dopo il lockdown riportano numeri a dir poco devastanti.  

In questa tendenza criminale l’Abruzzo è pienamente coinvolta: l’operazione di oggi è la quinta inchiesta in quattro mesi che ha coinvolto la regione adriatica. Il 19 settembre è scattata un'operazione contro la pedopornografia online della polizia di Catania e Messina: sei indagati per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e diversi minori segnalati alla procura minorile. Inchiesta partita dalla denuncia della madre di una adolescente, residente nella provincia di Messina, che aveva trovato nello smartphone della figlia chat dove erano stati inviati video e foto di minori nudi. Oltre Catania e Messina coinvolte Palermo, Milano, Napoli e Teramo.

Lo scorso 22 luglio oltre 100 investigatori del Centro Nazionale di protezione dei minori del Servizio Polizia Postale di Roma e la Polizia Postale di Bari e Foggia sono stati impegnati in una maxi operazione contro una rete di pedofili che, su una nota piattaforma di messaggistica, si scambiavano materiali pedopornografici. Coinvolte 12 regioni e 17 province: Bari, Foggia, Roma, Monza Brianza, Varese, Cremona, Siena, Agrigento, Palermo, Bologna, Fermo, Ascoli Piceno, Treviso, Savona, Imperia, Torino e Chieti. Il 7 agosto è stato arrestato ad Alba Adriatica, in provincia di Teramo, un 25enne che adescava online minori e si faceva inviare, anche dietro minacce, video e foto che poi sfruttava per fini pedopornografici. L’indagine, partita dai carabinieri di Scandiano (Reggio Emilia) e coordinata dalla Procura di Bologna, era scaturita dopo la denuncia di una vittima che era stata contattata su Telegram dal pedofilo. Oltre l’ingente materiale pedopornografico i carabinieri hanno rinvenuto altre numerose chat a sfondo sessuale avviate dall’arrestato con molte altre ragazzine.

La prima maxi operazione di questi capitoli squallidi e vergognosi dell’estate appena trascorsa è del 4 luglio, quando un maxi blitz con 50 perquisizioni e arresti coinvolse addirittura 15 regioni, la quasi totalità del territorio italiano. Dopo mesi di indagini, ricostruzioni e pedinamenti online oltre 200 investigatori del Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online e del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino hanno concluso quella che è stata definita la "più grande e complessa operazione di Polizia degli ultimi anni", avvenuta con il supporto del National Child Exploitation Coordination Center (NCECC) canadese.

Sono stati sequestrati, sottolinearono gli investigatori, immagini raccapriccianti di sadici abusi su minori, anche neonati. È datata esattamente una settimana dopo l’operazione «Dangerous Images», coordinata dal procuratore presso il tribunale dei minori di Firenze e partita dalla denuncia di una madre di Lucca. Le indagini hanno documentato quelle che sono state definite «chat dell’orrore» tra 20 ragazzi tra i 13 e i 17 anni: teste mozzate di uomini e animali, suicidi e mutilazioni di ogni tipo, stupri di bambini, decapitazioni con coltelli e accette. Contestati i reati di detenzione, divulgazione e cessione di materiale pedopornografico, detenzione di materiale e istigazione a delinquere aggravata. Come spiegano gli investigatori in una nota, dall’analisi del telefonino del quindicenne, la cui madre aveva chiesto aiuto alla polizia postale lucchese, è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers, scambiate e cedute dal giovane, rivelatosi l’organizzatore e il promotore dell’attività criminosa insieme ad altri minori, attraverso Whatsapp, Telegram e altre applicazioni di messaggistica istantanea e social network. Le indagini, coordinate dal Cncpo (Centro nazionale contrasto alla pedopornografia online), hanno interessato i territori di Lucca, Pisa, Cesena, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona, Napoli, Milano, Pavia, Varese, Lecce, Roma, Potenza e Vicenza.  

Negli anni scorsi, almeno altre tre sono state le inchieste nazionali contro la pedopornografia online che hanno coinvolto la regione adriatica: 51 indagati e perquisizioni ci furono anche a L’Aquila nell’inchiesta partita da Catania il 21 giugno dell’anno scorso; l’inchiesta del 16 maggio 2019 partita da Venezia portò a perquisizioni in provincia di Pescara mentre l’indagine del 15 maggio di due anni fa portò anche ad un arresto nella stessa provincia.