Manifesto morte killer Curcio, dopo la tempesta arrivano le scuse del sindaco: «Le mafie fanno schifo»

LE PAROLE DEL PRIMO CITTADINO. Siamo stati i primi ad intervistare Simone Saporito, il sindaco di Petilia Policastro. Lo abbiamo fatto dopo aver appreso dei manifesti di solidarietà del sindaco e dell'amministrazione comunale. Ma anche del funerale show per il criminale autore (insieme ad altri soggetti condannati a Milano) del massacro ai danni di Lea Garofalo, la fimmina calabrese che sfidò la 'ndrangheta.

Avevamo già raccolto, nelle scorse ore, il punto di vista del primo cittadino di Petilia Policastro sui manifesti di solidarietà (la partecipazione per la morte del congiunto Rosario Curcio) apparsi in provincia di Crotone, precisamente nel Comune di Petilia Policastro e nelle varie frazioni (tra cui quella dove risiedono i parenti di Rosario Curcio).

Abbiamo raccontato dello show, il festoso funerale, registrato proprio nella frazione di Camellito con il rientro della salma di Rosario Curcio (impiccatosi nella sua cella nel carcere milanese di Opera), l'assassino 'ndranghetista condannato all'ergastolo insieme ai suoi complici per il massacro di Lea Garofalo, la fimmina calabrese bruciata (e non sciolta nell'acido, come erroneamente riportato da gran parte degli organi di informazione) a San Fruttuoso, in provincia di Monza nel novembre del 2009. Fiori, palloncini, striscioni, manifesti hanno accolto la bara del giovane ergastolano. Su questa vergogna accoglienza nessuno, però, ha speso una parola. 

Tutta l'attenzione si è concentrata sui manifesti - un atto molto grave - che portano la firma del sindaco e dell'amministrazione di Petilia Policastro. Si è scatenata, giustamente, la reazione di molti cittadini e non sono mancate le richieste di dimissioni per il sindaco Saporito. 

Leo Barberio segretario della Federazione provinciale del Partito Democratico di Crotone: "Apprendo dalla stampa che il sindaco con l’amministrazione comunale di Petilia Policastro ha con un manifesto espresso vicinanza e dolore per la scomparsa di  di un soggetto già condannato per efferati crimini commessi in passato che hanno recato sdegno nell’intera comunità nazionale. La provincia di Crotone non merita amministratori che gettano discredito sull’intera Regione. A nome di tutta la comunità Democratica Crotonese e Calabrese chiedo le immediate dimissioni del sindaco e della giunta comunale". 

Michele De Simone, coordinamento provinciale FdI: "Il manifesto di vicinanza al dolore della famiglia per la morte di Rosario Curcio, uno degli assassini di Lea Garofalo, fatto dall'Amministrazione comunale di Petilia Policastro andava evitato in modo categorico e senza alcun tentennamento. La prassi che per ogni morto il Comune di Petilia faccia un manifesto, non può essere una giustificazione. La pietas cristiana impone rispetto per ogni morto, ma in questo caso prevale il rispetto per Lea Garofalo. Lo stesso Sindaco ha definito opinabile la sua scelta. E così è. La vicenda non può essere ridimensionata e non può ridursi a giustificazioni varie perché questo territorio e soprattutto Petilia Policastro merita altro. Tutto ciò deve portare ad una riflessione seria dell’intera Amministrazione, che in toto deve assumersi le proprie responsabilità, che non possono essere derubricate a semplici giustificazioni del tipo "lo facciamo con tutti". La vicenda è grave e non può essere sottaciuta in alcun modo". 

Wanda Ferro, sottosegretario all’Interno: «L’iniziativa del sindaco di Petilia Policastro di partecipare a nome dell’Amministrazione comunale al lutto per la morte di uno degli assassini di Lea Garofalo è inaccettabile. La mafia vive di simboli, e i manifesti funebri fatti affiggere dal sindaco rappresentano un inchino delle istituzioni alla memoria di Rosario Curcio, condannato all’ergastolo in via definitiva per aver partecipato all’omicidio e alla distruzione del cadavere di Lea, punita per essersi ribellata ad un destino di ‘ndrangheta. No, Lea Garofalo e l’uomo che bruciò il suo corpo per farlo sparire non sono uguali, neppure davanti alla morte. Chi rappresenta le istituzioni deve scegliere sempre da quale parte stare. Il sindaco ha mostrato di scegliere la parte sbagliata».

Per correttezza di informazione noi riportiamo anche il video con l'intervento del sindaco Saporito ("chiedo scusa a Marisa Garofalo e alla sua famiglia, ai cittadini di Petilia Policastro e a tutti coloro che giustamente si sono sentiti offesi da questa situazione").

 

 

Riproponiamo la nostra intervista pubblicata diverse ore fa (e poi copiata da tutti gli altri "organi" senza nemmeno citare la fonte):

«Le precedenti gestioni facevano questi manifesti, a piacimento. Noi quando ci siamo insediati, il 5 ottobre 2021, abbiamo deciso di farli a tutti. Soprattutto in un momento particolare, di emergenza. Con il Covid non tutti uscivano e nemmeno si sapeva chi moriva e chi non moriva. I lutti non erano partecipati. Noi abbiamo deciso di farli per tutti, perché i morti sono tutti uguali. Abbiamo anche, negli scorsi mesi, ragionato se continuare o meno, visto che l’emergenza Covid è superata. Abbiamo deciso di continuare, perché molti non capirebbero la scelta di interrompere. Quindi non è stata una cosa fatta apposta.»

È stata opportuna la pubblicazione di questo manifesto?

«Ogni volta che viene a mancare una persona la ditta che si occupa di onoranze funebri accanto al manifesto ci mette quello dell’amministrazione».

È chiaro il suo punto di vista. Ma, Sindaco, è opportuno o meno leggere che "l’amministrazione partecipa al dolore" per la morte di un ergastolano, ritenuto responsabile del massacro di Lea Garofalo?

«Se il manifesto fosse fatto soltanto per questo defunto non sarebbe né giusto né opportuno. Se invece il manifesto, come in questo caso, viene fatto per qualsiasi cittadino di Petilia che viene a mancare allora è opportuno. Perché di fronte alla morte siamo tutti uguali».

I manifesti che sono stati affissi si legano al “festoso” funerale di un ergastolano, autore della distruzione del corpo di Lea Garofalo. Il messaggio è devastante. Possiamo concordare sulla morte che, come diceva Totò, è una livella, ma resta il fatto che una povera donna è stata ammazzata e uno degli autori, morto suicida, è stato accolto come "figliuol prodigo". Resta, però, una differenza tra Lea e Curcio…

«Certamente, certamente…»

Ecco perché parliamo di opportunità. Vedere i palloncini, leggere le manifestazioni di solidarietà, guardare gli striscioni diventa disarmante.

«Sì, questo sì. Questo è lo specchio di una cultura, purtroppo, pregnante dalle nostre parti. Ma non solo da noi. E' una cultura diffusa. Però, ripeto: non sarebbe stato opportuno e giusto se fosse stato fatto soltanto a questo. Nel momento in cui viene fatto indistintamente a tutti sarebbe stata una discriminazione al contrario non farlo a lui.»

Il non realizzare quel manifesto poteva creare problemi?

«No, assolutamente.»

Sindaco, in questa storia emerge una forte contraddizione. In passato, negli anni dei processi milanesi (con gli ergastoli per gli assassini ‘ndranghetisti di Lea Garofalo, tra cui Rosario Curcio) il Comune di Petilia presentò l’istanza per la costituzione di parte civile. Ogni anno assistiamo alle varie commemorazioni (giuste ma lasciano il tempo che trovano) e alle parole di circostanza per ricordare le tante vittime di mafie.  Tutto questo, oggi, viene condito con la “solidarietà” ad un ergastolano. È stato opportuno pubblicare questo manifesto?

«Non è stato opportuno.»

(Intervista pubblicata su WordNews.it, 13 luglio 2023)

 

 

Lea Garofalo

 

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