Ucraina, le mafie dello stupro a pagamento stanno già sfruttando l’emergenza umanitaria

Nei giorni scorsi la denuncia del sociologo Gelu Duminică e delle organizzazioni anti-tratta su quanto sta avvenendo alle frontiere con Romania e Polonia, «attivi gruppi criminali rumeno-ucraini alla frontiera». Denunce raccolte in Italia da Sex Industry is violence.

Ucraina, le mafie dello stupro a pagamento stanno già sfruttando l’emergenza umanitaria
fonte: pagina instagram Sec industry is violence https://www.instagram.com/sexindustryisviolence/

L’esplosione della guerra tra Russia ed Ucraina sta catalizzando l’attenzione mediatica e politica in tutto l’Occidente, Italia compresa. E così da giorni veniamo “informati” sui movimenti militari, sulle dichiarazioni politiche, su bombardamenti e avanzamenti degli eserciti e sugli incontri diplomatici. E stiamo vedendo un fiorire – pari solo forse all’ondata di virologia massmediatica in questi due anni di pandemia – di più o meno supposti analisti ed esperti geopolitici.

Se non per catturare un po’ di audience emozionale restano sempre sullo sfondo l’unica realtà che nessuna propaganda potrà mai cancellare: in guerra si muore e si soffre, durante una guerra i più deboli ed indifesi sono le prime vere vittime. Delle disumanità di ogni tipo.

Le mafie e le peggiori bestialità (dis)umane da sempre approfittano delle crisi e delle emergenze. È accaduto durante e dopo il terremoto del 6 aprile 2009 a L’Aquila, è accaduto con altre emergenze nazionali, è accaduto in questi due anni di pandemia con allarmi inascoltati, sottovalutati se non persino irrisi.

E sta accadendo, come da sempre accade, con l’emergenza umanitaria che sta portando milioni di ucraini a fuggire dalla guerra. 

«Rifugiati che cercano di fuggire dall'Ucraina presi di mira dai trafficanti di esseri umani – ha denunciato l’Independent il 4 marzo - gli studenti bloccati nel nord-est del paese hanno affermato che i contrabbandieri su camion hanno offerto loro un passaggio sicuro in Polonia in cambio di  500 dollari». È solo una delle denunce che stanno comparendo sulla stampa rumena ed internazionale. In Italia, ancora una volta, omertà assoluta. O quasi. Perché il velo del silenzio complice è stato squarciato, così come in tante altre occasioni, dai coraggiosi attivisti di Sex Industry is violence.

«Sempre più organizzazioni antitratta segnalano la presenza di trafficanti di esseri umani in prossimità delle frontiere. Lo scopo di questi criminali è prelevare le donne ucraine richiedenti asilo per coinvolgerle nella tratta sessuale – la denuncia in un post su instagram del 5 marzo - È opportuno che le autorità italiane provvedano affinché questi esseri non raggiungano il loro scopo. Ed è doveroso che i Paesi europei che hanno regolamentato la prostituzione eseguano il doppio dei controlli. Le donne ucraine non sono nuovi sex toys per uomini stupratori. Non sono in vendita».

È attivo il traffico di esseri umani, le vittime vengono prelevate alla frontiera dalle reti criminali nascoste dietro finti intenti solidali. Il sociologo  Gelu Duminică lo ha denunciato su facebook il 28 febbraio sottolineando, riporta la stampa rumena, «la vulnerabilità delle donne ucraine che fuggono in Romania». Il giorno prima Duminică aveva incontrato alcuni attivisti delle Ong impegnate contro la tratta che hanno denunciato situazioni di donne fuggite dall’Ucraina finite nelle grinfie dei trafficanti.

«L'altro giorno, nelle discussioni che i miei colleghi avute con i membri della rete delle ONG contro la tratta di esseri umani insieme contro la tratta di esseri umani, sono stati portati alla nostra attenzione i casi di donne provenienti dall'Ucraina che sono arrivate in Romania con il sostegno delle reti di tratta di esseri umani in Ucraina e che sono state prese dal confine dai membri delle nostre reti nel paese sotto l'ombrello della "solidarietà" – si legge in un articolo pubblicato dalla stampa online della Romania - Molte delle ragazze finiranno nel prossimo futuro con la schiavitù sessuale da qualche parte in Europa occidentale.

Tenendo presente che la forza delle reti di traffico in Romania e Ucraina, che sono nelle prime classifiche che tengono traccia delle vittime della tratta di esseri umani, non dovrebbe essere una bugia per noi," dice Gelu».

«In una situazione umanitaria senza  precedenti, gruppi criminali rumeno-ucraino hanno iniziato ad attivarsi nelle aree di frontiera – denuncia in un volantino la Rete delle Ong contro il traffico di esseri umani - Chiediamo l'attenzione degli ucraini in fuga, di autorità e volontari che operano al confine su questo rischio. Un gruppo di persone vulnerabili, costituito principalmente da donne e bambini, è un obiettivo sicuro per le reti transnazionali della tratta di esseri umani. Ieri, 26 febbraio, siamo stati informati sull'esistenza di casi di reclutamento al confine della contea di Galati».

«Le persone che si spostano a causa di un conflitto armato formano un gruppo vulnerabile che deve essere protetto – sottolineano le associazioni anti tratta – contro - stupri, mutilazioni, torture, trattamenti o pene crudeli, disumana o degradanti così come altre minacce alla dignità umana come le violenze sessuali (prostituzione forzata e qualsiasi forma di molestia)  schiavitù o qualsiasi forma contemporanea della schiavitù, come il lavoro forzato – atti di violenza fisica, finanziaria e psicologico per diffondere la paura o il terrore tra le persone movimento. È fuorviante offrirne qualcuno alloggio gratuito o servizi di trasporto – la promessa di un lavoro falso in un altro città o altro Stato membro dell'UE -richiedere servizi, a volte immorali, in scambio di presunti aiuti per riunificazione familiare – Metodo "loverboy" - falso amore per acquisire fiducia per lo sfruttamento. Se sospetti di essere in pericolo, chiedi aiuto subito».

Sfruttamento della prostituzione, riciclaggio di denaro e traffico di esseri umani sono le accuse che hanno portato in Romania quasi 5 anni all’arresto di Daniel Mocanu. Un controverso cantante, apertamente associato a criminali rumeni, le cui canzoni e storia personale ricalcano quanto accade in Italia con alcuni di cui ci siamo già occupati in passato sulle pagine del nostro giornale.

Il 15 gennaio 2020, riporta Wikipedia in lingua rumena, «Mocanu è stato rinviato a giudizio per il reato di istigazione all'odio o discriminazione» per un video in cui si faceva «riferimento alla donna come oggetto», sul confronto «di donne con cani e sulla detenzione di una donna in catene nel video», dieci mesi dopo un nuovo procedimento penale è stato aperto dopo la pubblicazione di un video «in cui appariva accanto ad un leone visibilmente ferito e malnutrito».

Sotto il post su facebook di denuncia dell’attività delle mafie rumene-ucraine alla frontiera pubblicato da Gelu Duminică nei commenti è stata segnalata la presenza di Mocanu alla frontiera tra Romania e Ucraina. Presenza su cui riscontri e conferme arrivano dal profilo su TikTok dello stesso Mocanu che in un video si lamenta, addirittura, che la polizia non avrebbe fatto salire due donne sulla sua auto.

In un altro commento si leggono accuse di complicità tra trafficanti e poliziotti rumeni e l’invio di bambini da parte di un clan mafioso all’esercito USA. Accuse che riportano alla memoria la denuncia sui Bacha Bazi e i «vent’anni di pedofilia dilagante» in Afghanistan che pubblicammo quasi 7 mesi fa.

 

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