Lea Garofalo: i manifesti per il killer hanno aperto una voragine. Ma chi ha autorizzato il «festoso» funerale?

LA RICHIESTA. Non si placa la polemica che ruota intorno ai manifesti affissi nel Comune di Petilia Policastro. Questa volta interviene il sindacato nazionale di Polizia. Brugnano (Fsp): «A pochi giorni dall'anniversario di via d'Amelio un'altra offesa ad ogni Vittima di mafia, il Sindaco e l'intera amministrazione, senza alcuna giustificazione, si dimettano immediatamente».

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Lea Garofalo

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«Il manifesto funebre per uno dei killer di Lea Garofalo con lo stemma del Comune di Petilia Policastro rappresenta un oltraggio a Lea e a tutte le vittime di mafia, soprattutto a pochi giorni dal 31° anniversario della strage di via d'Amelio. Occorre cancellare questa onta, l'amministrazione comunale rassegni immediatamente le dimissioni e chieda scusa alle Vittime ed allo Stato." Queste sono le parole di Giuseppe Brugnano, Segretario Nazionale del Sindacato Fsp Polizia di Stato.

Non si placano le polemiche intorno al manifesto apparso nei giorni scorsi a Petilia Policastro e nelle frazioni. Il nome del defunto è pesante (Rosario Curcio), legato direttamente al massacro di Lea Garofalo, la fimmina calabrese uccisa (bruciata per tre giorni in un bidone) a San Fruttuoso, un quartiere di Monza, nel novembre del 2009. 

Ma in tutta questa storia c'è un altro episodio altrettanto vergognoso e devastante che, appunto, si è registrato a pochi giorni dalla strage di via d'Amelio (19 luglio 1992): il rientro festoso della salma di un killer.

Palloncini, fiori lanciati dalle finestre e dai balconi, striscioni, manifestazioni di affetto per l'assassino Curcio, uno dei condannati all'ergastolo per la morte della donna che si ribellò alla schifosa 'ndrangheta. Anche questo aspetto, insieme ai manifesti, dovrebbe far riflettere. Il messaggio che ne esce fuori è devastante

Ritorniamo alle parole di Brugnano: «Non avremmo mai potuto immaginare che un killer che ha partecipato a un delitto così efferato potesse avere, con il suo decesso, gli onori e il rispetto delle istituzioni locali, compreso il via libera ad un funerale in grande stile».

Ma chi doveva controllare? Chi doveva gestire "l'ordine pubblico"? Chi ha dato il via libera per il "festoso" funerale? Dove sono finite le Istituzioni?

Oltre ad essere assenti al Premio Nazionale (dedicato a Lea Garofalo) che si è svolto, proprio a Petilia Policastro, il 24 novembre del 2022 (la prossima edizione si svolgerà in Abruzzo) cosa hanno fatto per impedire queste scene degne di una puntata di Gomorra?

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«L'impegno costante per ricordare le Vittime di mafia, come avverrà in tutta Italia a giorni il 19 luglio per ricordare Paolo Borsellino ed i nostri colleghi della scorta, viene compromesso da gesti come quelli di Petilia Policastro, dove un omicida viene omaggiato tralasciando ogni riflessione. - continua il segretario nazionale del Sindacato Fsp Polizia di Stato -.  La morte cancella tutto, in parte è vero, ma non può cancellare la mafiosità di certi personaggi che tanto male hanno fatto sulla terra.»
Ed ecco l'affondo: «Il sindaco di Petilia Policastro e l'intera amministrazione, senza giustificazione alcuna, rassegnino immediatamente le dimissioni e diano un segnale reale di discostarsi da questi squallidi personaggi che tanto male hanno fatto al nostro territorio.»

 

 

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