Parla Marisa Garofalo: «Non sono una mafiosa, denuncio la serie tv The Good Mothers»
LA REAZIONE DELLA SORELLA DI LEA GAROFALO E LA RISPOSTA DEL SINDACO DI PETILIA POLICASTRO: «Il 4 dicembre è stato il compleanno di Denise. Il padre organizza questa festa. Ha fatto anche degli inviti, io non sono andata e nemmeno Denise è andata. Ci sono testimoni che conoscono la verità e che possono smentire questa trama inventata. Questo film è stato fatto per screditarmi? Cosa c’è sotto?». Per Simone Saporito, primo cittadino del Comune calabrese: «Mi sarei aspettato, anche per una questione di professionalità e di eleganza, un coinvolgimento dei familiari prima di mettere in scena il film. Potevano chiarirsi e si poteva fare una serie più corrispondente alla realtà».
«Sono rimasta incredula. Come è stato possibile girare delle scene con una trama totalmente inventata? Ho sempre raccontato la storia di Lea e anche l’episodio legato al compleanno di Denise. Organizzato in paese ma dove nessuno è andato della mia famiglia. Non è andata nemmeno Denise. Mia nipote in quel periodo stava a casa mia. Quando ho visto questa scena, oltre all’incredulità, ho provato rabbia. Ma perché fanno queste cose non vere? Cosa c’è sotto?». Comincia così la nostra conversazione con Marisa, la sorella di Lea Garofalo. Poche ore dopo lo sfogo della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce (“Riprodotto un personaggio che non ha a che fare con la storia reale”) è arrivata la presa di posizione della sorella della testimone di giustizia (che i quotidiani, anche nelle scorse ore, continuano a definire “pentita” e collaboratrice di giustizia) Lea Garofalo.
Il primo commento sui social è apparso ieri sera, scritto da Rosario, il figlio di Marisa e nipote di Lea Garofalo.
Per approfondimenti: THE GOOD MOTHERS: «L'ennesimo attacco alla nostra famiglia»
Abbiamo sentito telefonicamente Marisa, per raccogliere il suo punto di vista. Noi conosciamo perfettamente la storia di Lea e tutto quello che ruota intorno alla sua famiglia. Persone perbene che da diversi anni si battono per la memoria di una donna che è stata massacrata in vita, non solo dalla ‘ndrangheta.
Lea Garofalo, ritenuta poco credibile durante la sua esistenza, ha subìto la giusta riabilitazione soltanto dopo la sua tremenda morta. Uccisa a Milano il 24 novembre del 2009 e bruciata in un bidone, per tre giorni, in provincia di Monza, precisamente nella zona industriale di San Fruttuoso. In una struttura prestata ai Cosco per la macabra esecuzione. Soltanto dopo due anni verranno ritrovati i 2.812 frammenti ossei, buttati in un tombino. Ma in tutto questo, oggi, chi sta pagando un prezzo alto è sua sorella Marisa. Nel film di Tullio Giordana non è comparsa, in questa nuova serie il suo ruolo e i suoi comportamenti non risultano essere quelli reali. Un prodotto che si basa su “una storia vera” (come si legge sul materiale pubblicitario) perché deve inserire fatti e situazioni che non si sono mai registrati nella vita reale? Lo abbiamo chiesto a Marisa Garofalo. E siamo partiti dalla scena contestata, la festa di compleanno di Denise (nata il 4 dicembre). Ma cosa è stato descritto nelle scene? «Ci sono io con mio marito, io vestita elegantemente in questo ristorante, che saluto le persone. C’è anche Carlo Cosco. E mi sono saltati subito i nervi guardando il ruolo che mi hanno affibbiato».
Lei come si è vista?
«Inappropriata. Si vede una donna di potere. Cosa che io non ho mia avuto. E chi mi conosce lo sa come sono fatta. Mi sono arrabbiata. Questo è un qualcosa contro di me. Non sono io.»
Ma cosa accadde realmente quel 4 dicembre del 2009?
«È una cosa che ho sempre raccontato. Il 4 dicembre è stato il compleanno di Denise. Il padre organizza questa festa. Ha fatto anche degli inviti, non so a chi perché io non sono andata e nemmeno Denise è andata. Il giorno dopo sono stati recapitati dei regali. Quella sera, dopo tante telefonate, perché la faceva chiamare anche dagli amici e dalle amiche, mia nipote mi disse: “Zia, io non ho nulla da festeggiare. Non c’è mamma, senza mia madre io non ho nulla da festeggiare. Semmai sarà la sua festa (il riferimento è alla bestia Carlo Cosco, nda), non la mia”. Queste sono state le parole di mia nipote, che ho sempre detto.»
Ma lei è andata o non è andata a questa festa di compleanno?
«No, non sono mai andata.»
Sua sorella Lea viene ammazzata il 24 novembre 2009, dopo dieci giorni il Cosco organizza la festa a sua figlia Denise…
«Che voglia potevo avere di festeggiare questo compleanno. Tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre arriva mia nipote da Milano, nella macchina con il padre, e lui si preoccupa subito di organizzare questa festa.»
La sera stessa della presunta scomparsa (24 novembre 2009) lei dice una cosa a sua nipote. La vuole ricordare?
«Mia nipote, preoccupata, mi chiama e mi dice che sua madre non risponde ai messaggi e alle sue chiamate. Io non sono riuscita a rispondere alla sua ultima telefonata perché il mio telefono non prendeva.»
E cosa dice a Denise?
«Che mia sorella era stata fatta sparire sicuramente. Come potevo poi, dopo dieci giorni, partecipare alla festa di compleanno di mia nipote organizzata da chi l’aveva fatta sparire? Lea stava organizzando questa festa, voleva farla a casa mia. Solo tra di noi, senza persone estranee. Non sarei mai andata ad una festa organizzata dal padre di Denise, nemmeno sotto minaccia di una pistola.»
Anche Giuseppina Pesce, attraverso il suo legale, ha preso posizione (“La mia cliente si riserva di agire nelle opportune sedi per il ristoro dei diritti ingiustamente violati”). Lei cosa intende fare?
«Deve partire subito una denuncia. Ho subìto anche a livello psicologico questo trauma. Da ieri vado avanti con le gocce. Non mi sono mai sentita una mafiosa e nemmeno la mia famiglia. Io non sono una mafiosa. Mi hanno telefonato ieri per dirmi che questa storia non è vera. Ci sono testimoni che conoscono la verità e che possono smentire questa trama inventata. Questo film è stato fatto per screditarmi? Cosa c’è sotto?»
ABBIAMO SENTITO ANCHE SIMONE SAPORITO, SINDACO DI PETILIA POLICASTRO
«Ho sentito Marisa e ho spiegato quello che ricordavo delle prime due scene che ho visto». Abbiamo contattato l’avvocato Simone Saporito perché, da primo cittadino, è stato coinvolto durante la premiere che si è svolta a Roma nei giorni scorsi.
«Quando ho visto quelle scene mi sono detto: “c’è qualcosa che non mi convince”. Mi è sembrato molto strano. Conoscevo questo episodio e, quindi, mi sono riservato di sentire Marisa. Il film è stato proiettato mercoledì sera (5 aprile 2023, nda) e ho sentito solo ieri Marisa. Non c’è stato il tempo.»
Qual è il parere del primo cittadino di Petilia sulla forte presa di posizione di una cittadina del suo territorio, sorella di Lea Garofalo?
«Sono rammaricato del fatto che non sia stata coinvolta nonostante sia stata rappresentata nella fiction e che, addirittura, i fatti siano opposti a quelli accaduti nella realtà. Mi sarei aspettato, anche per una questione di professionalità e di eleganza, un coinvolgimento dei familiari prima di mettere in scena il film. Potevano chiarirsi e si poteva fare una serie più corrispondente alla realtà».
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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