Alfonso Gianni: «L’obiettivo del decreto è precisamente quello di colpire la libertà di manifestazione dei cittadini.»
IL NUOVO REATO. Abbiamo letto il nuovo Decreto del Governo di destra della Meloni, dove è contenuta la norma anti Rave (questa parola non è nemmeno contenuta nel decreto) e abbiamo deciso di ascoltare il parere degli esperti per dare la possibilità ai nostri lettori di comprendere meglio ciò che sta accadendo.

«La rivendico. Ma non negheremo a nessuno di esprimere dissenso.»
Giorgia Meloni, Presidenta del Consiglio dei Ministri, Corriere della Sera, 2 novembre 2022
IL DECRETO CONTESTATO. Dopo le innumerevoli polemiche di questi giorni abbiamo deciso di ascoltare gli esperti, gli studiosi della materia. Continuiamo questo nostro percorso, per fornire qualche elemento in più ai nostri lettori, con l'intervista a Luigi de Magistris, già magistrato (fermato dai poteri forti di questo Paese maledettamente sporco), europarlamentare e per dieci anni Sindaco di Napoli.
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Cosa pensa del primo atto dell'esecutivo guidato dal Presidente Giorgia Meloni, che inserisce nel codice penale l'articolo 434-bis. Una norma in materia di "occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali". Era così necessaria e urgente?
«Credo che il decreto varato dal governo Meloni violi in più punti l’articolo 77 della
nostra Costituzione. Si dirà che la prassi della decretazione d’urgenza è diventata oramai
una costante dei governi a prescindere dal loro colore. È vero, ma questa è un’aggravante
non certo un’attenuante. Il decreto si presenta come un provvedimento omnibus in cui
sono introdotte materie varie ed eterogenee fra loro, dall’ergastolo ostativo, al rinvio di
misure previste dal Pnrr fino alla introduzione di un nuovo reato per chi organizza e
partecipa ai Rave parties. Un altro elemento grave è l’utilizzo del decreto legge per la
modifica, tramite l’introduzione di un nuovo articolo, del Codice penale. Infine non si
capisce quali siano i motivi di particolare urgenza e necessità che abbiano portato il
governo ad utilizzare il decreto anziché ricorrere a un disegno di legge che avrebbe
permesso una discussione parlamentare prima della sua entrata in vigore in quanto legge».
Per qualcuno la norma è poco chiara nell'individuazione della fattispecie. Potrebbe essere interpretata in maniera estensiva?
«La poca chiarezza della norma non è casuale, ma voluta. L’obiettivo infatti non sono i
rave parties, quanto qualunque forma di raduno che comporti una partecipazione di più di
cinquanta persone. Così pure il concetto di “invasione di terreni o edifici” permette
un’estensione discrezionale della norma, che va ben al di là del rave party».
Alcuni esponenti dell'opposizione temono che questo nuovo reato possa mettere a rischio la libertà di manifestazione. Secondo lei è così?
«Certamente sì. L’obiettivo del decreto è precisamente quello di colpire la libertà di
manifestazione dei cittadini. In questo senso esso contraddice quanto sta scritto nella
nostra Costituzione all’art.17 dove invece essa è tutelata, purché sia pacifica e senza armi.
Come hanno osservato diversi giuristi la genericità delle formulazioni lascia alle autorità di
polizia la più larga discrezionalità nella valutazione e nell’accertamento del reato. Inoltre
nel secondo comma dell’articolo 5 del decreto si prevede anche una modificazione al
Codice antimafia introducendo misure di prevenzione personali come la sorveglianza
speciale nei confronti di coloro che sono indiziati di organizzare “raduni pericolosi”.
Insomma siamo di fronte a misure di stato di polizia».
Nel testo si utilizza il termine "invasione". Lo trova esagerato?
«Più che esagerato – e lo è – richiamerei l’attenzione sul suo carattere indeterminato
che permette per l’appunto un’applicazione estensiva e quindi discrezionale. Il termine
“esagerato” torna anche per quanto riguarda la misura delle pene previste: la reclusione
da tre a sei anni per gli organizzatori del raduno, multe da 1000 a 10.000 euro, la confisca
dei mezzi e delle attrezzature usate. La sproporzione tra il presunto reato e la pena ad
esso connessa mi pare evidente».
È stato detto che viene messa a rischio la libertà dei cittadini. Lei vede questo rischio a seguito del nuovo reato?
«Tutto quello che abbiamo detto finora porta a concludere che siamo di fronte a un giro
di vite per quanto riguarda la libertà e i diritti dei cittadini. Il governo di destra vuole
caratterizzarsi in primo luogo per questo. C’è quindi da chiedersi perché il capo dello Stato
abbia firmato questo decreto. In ogni caso ci auguriamo che l’opposizione parlamentare
trovi il modo di manifestarsi in modo deciso e palese contro queste norme e che lo stesso
avvenga nel paese, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università».
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Comma 1, articolo 5 del decreto legge numero 162 del 31 ottobre 2022:
«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000. Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita».
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