CARTA CANTA/Seconda parte – Montante e l’Antimafia parolaia

LA SECONDA (e non ultima) PARTE. 'Ma perchè parlate della vicenda Montante?'. Una frase che ultimamente stiamo ascoltando spesso. E, per la verità ci avete scocciato con questi vostri 'consigli'. Così osano chiamare i loro messaggi, non tanto velati. Noi, lo ripetiamo ancora una volta, non abbiamo padroni. E scriviamo tutto quello che vogliamo. Senza dare conto a nessuno. Anzi, più ci contattate con queste stronzate e più scriviamo. A noi piace mettere il coltello nella piaga, dove si trova materiale interessante da sottoporre ai nostri lettori. Altra cosa, ci leggono in tanti. E questa cosa ci porta a riflettere: le nostre tematiche sono apprezzate. Il nostro dovere, quindi, è mantenere la schiena e la barra dritta. Evitate, quindi, questi inutili piagnistei. Siete ridicoli e stupidini. E, per adesso, vi abbiamo 'trattati'.

CARTA CANTA/Seconda parte – Montante e l’Antimafia parolaia

SCRIPTA MANENT, VERBA VOLANT. Ritorniamo sul «Sistema Montante» anche con la nostra Rubrica. E lo facciamo a puntate. Questa volta utilizziamo le dichiarazioni di chi si è occupato del falso eroe. Pupo o puparo?

E rispondiamo, per l’ultima volta (perché noi di WordNews.it non dobbiamo dare conto a nessuno del nostro lavoro), a coloro che chiedono: ma perché vi state occupando del condannato (in secondo grado) ed ex paladino dell’Antimafia di facciata? Perché lo state facendo solo ora?

A Lor signori noi rispondiamo così: prima di parlare di qualcosa noi studiamo, leggiamo le carte. E, poi, le pubblichiamo. I riflettori abbiamo deciso di tenerli accesi. Per molto tempo. Fatevene una ragione. Ma perchè siete interessati proprio a queste nostre pubblicazioni?

 

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha condannato l’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante a 8 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. In primo grado era stato condannato a 14 anni. Sconto di pena pertanto per l’ex presidente degli industriali siciliani, ritenuto a capo di un sistema di spionaggio. La decisione della Corte d’Appello è arrivata dopo 8 ore di Camera di consiglio: lo scorso 15 gennaio l’accusa aveva chiesto 11 anni e 4 mesi di carcere.

Il Fatto Quotidiano, 8 luglio 2022

 

Da tali considerazioni scaturivano ulteriori approfondimenti d’indagine sul Sistema Montante per comprenderne la capacità di condizionare ed indirizzare perfino l’attività di appartenenti alle Forze dell’Ordine in maniera tale da garantire i propri interessi e quelli degli altri associati e di ottenere, ai medesimi fini, informazioni di natura riservata, ivi comprese quelle attinenti le indagini in

corso di svolgimento nei suoi confronti.

Inchiesta sul “Sistema Montante”, Relazione conclusiva, ARS, Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

 

L'Anm esprime "piena ed incondizionata solidarietà nei confronti dei colleghi che si sono occupati a vario titolo della vicenda, nell’assoluta consapevolezza che rimarranno saldi la serenità di giudizio e l’equilibrio della magistratura nissena, anche a fronte di tentativi di condizionarne e delegittimarne l’operato".

La Repubblica, 15 maggio 2019

 

Un quadro indiziario la cui gravità, così come anticipato nel paragrafo precedente, determinava l’applicazione della misura di custodia cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Antonello Montante e di altri indagati9, tutti considerati responsabili, a vario titolo, di essersi associati allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione, di accesso abusivo a sistema informatico e corruzione.

Inchiesta sul “Sistema Montante”, Relazione conclusiva, ARS, Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

 

C’è una notizia che sta passando quasi inosservata. Eppure è una notizia importante, perché si parla di mafia e antimafia. E’ l’audizione, presso la Commissione nazionale Antimafia, del giornalista Angelo Di Natale, giornalista RAI licenziato. Il licenziamento è un fatto gravissimo, tanto più che è avvenuto proprio mentre in Sicilia imperava l’antimafia dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. Non riteniamo che la Commissione nazionale Antimafia debba rendere pubbliche le dichiarazioni rese dal giornalista Di Natale. Anche perché Di Natale è stato oggetto di una querela che si è conclusa con la sua assoluzione: sentenza verso la quale non è stato promosso appello!

I Nuovi Vespri, 20 maggio 2022

 

Il 23 maggio 2018, il Gip di Caltanissetta – su richiesta della Procura di Caltanissetta – inaspriva la misura cautelare nei confronti di Montante, disponendone il trasferimento in carcere. L’adozione di tale provvedimento si rendeva necessaria vista la grave condotta d’inquinamento di prove messa in

atto dal Montante in occasione del suo arresto e avendo questi consentito – durante la sua detenzione domiciliare – l'accesso all'interno della sua villa a persone non autorizzate in violazione delle prescrizioni impostegli dal Gip.

Inchiesta sul “Sistema Montante”, Relazione conclusiva, ARS, Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

 

Nel ‘caso’ Montante colpisce l’incredibile reticolo di potere che il personaggio è riuscito a creare. Ebbene, un sistema di potere così articolato, così legato a doppio filo alla politica e agli uomini delle istituzioni non si crea senza il concorso del vero potere e, in generale, di ‘pezzi’ delle stesse istituzioni. Per capire chi sono i personaggi con i quali Montante ha creato il suo sistema di relazioni bisogna affondare il ‘bisturi’ nella politica, andando indietro nel tempo.

I Nuovi Vespri, 16 maggio 2018

 

Il 20 settembre 2018 il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta, Amedeo Bertone, il Procuratore Aggiunto, Gabriele Paci, ed i Sostituti Procuratori, Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, chiedevano l’emissione del decreto che dispone il giudizio nei confronti di Montante + 22.

Inchiesta sul “Sistema Montante”, Relazione conclusiva, ARS, Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

 

«Ho conosciuto Antonio Calogero Montante sin dalla sua nascita, abitando nella stessa strada di Serradifalco, via Matteotti. Ho avuto rapporti quando nei primi anni ’90 venne nominato componente del consiglio direttivo dell’Asi su indicazione di Confindustria Caltanissetta. Sul conto di Montante mio padre di disse “con questo personaggio non prenderti nemmeno un caffè e se siete in due chiamati un testimone. Mi sono sempre guardato” (da Montante)».

Verbale, Salvatore Iacuzzo, direttore dell’Asi dal 1998 al 2007

 

Questi i reati contestati al presidente di Confindustria Sicilia: associazione a delinquere, tentata violenza privata, concorso in accesso abusivo aggravato ad un sistema informatico o telematico, concorso in rivelazione aggravata di segreto d’ufficio, concorso in corruzione aggravata per atti contrari ai doveri d’ufficio, concorso in simulazione di reato.

Inchiesta sul “Sistema Montante”, Relazione conclusiva, ARS, Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

 

Double Face” è l’operazione giudiziaria nei confronti dell’ex presidente di Confindustria in Sicilia Antonello Montante, arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Non a caso l’operazione parla della doppia faccia: da un lato il richiamo costante al concetto di “legalità”, dall’altra l’attribuzione di etichette di “mafiosità” agli avversari. L’accusa è gravissima ed emblematica nello stesso tempo. Parliamo dell’antimafia come strumento di Potere, tanto da creare un sistema parallelo per spiare, fare del dossieraggio e, non da ultimo, avvicinare i giornalisti per adoperarsi a far sì che le redazioni di alcuni quotidiani vengano, in un certo senso, redarguite e manipolate, affinché non scrivano notizie negative sul suo conto o su quello di soggetti a lui vicini.

Il Dubbio, 30 maggio 2018

 

La difesa dell’imputato Montante optava per il giudizio abbreviato, avanzando apposita richiesta, che veniva poi accolta il 31 ottobre 2018 dal GUP di Caltanissetta. Nel frattempo, il 21 novembre 2019, la Corte di Cassazione si pronunciava sul ricorso presentato dai legali di Montante contro la decisione del Tribunale del riesame che aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Caltanissetta: annullamento con rinvio al Riesame limitatamente al reato associativo.

Inchiesta sul “Sistema Montante”, Relazione conclusiva, ARS, Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

 

Si conclude con un botta e risposta a distanza, e al vetriolo, con don Luigi Ciotti la seconda udienza dedicata all’interrogatorio di Antonello Montante, l’ex presidente degli industriali della Sicilia, imputato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Il religioso risponde alle dichiarazioni del legale di Montante, l’avvocato Carlo Taormina, che prima di lasciare l’aula bunker del carcere di Caltanissetta dice: «Don Luigi Ciotti voleva Antonello Montante all’Agenzia dei beni confiscati. L’artefice della vicenda beni confiscati sulla base dello schema di don Luigi Ciotti è stato sicuramente l’ex ministro dell’Interno Maroni - spiega Taormina - C’era uno schema di don Ciotti sulla modalità di gestione dei beni confiscati nell’ambito dell’agricoltura che naturalmente è stato importante per la costituzione dell’agenzia, anzi Ciotti invogliò Montante a diventare componente dell’agenzia dei beni confiscati: lo vedeva come una persona adatta. Così come hanno fatto molti altri, tanto è vero che c’era una sorta di vocazione che Montante potesse diventare presidente dell’Agenzia dei beni confiscati». 

Il Sole 24 Ore, 13 giugno 2021

 

Il 7 gennaio 2019, Montante presentava, ai sensi dell’art. 45 c.p.p., dinanzi alla Corte Suprema di Cassazione richiesta di remissione per legittimo sospetto del processo presso altra sede, ossia il Tribunale di Catania. Secondo il suo legale, il professor Carlo Taormina, nei confronti di Montante ci sarebbe «un pregiudizio nutrito dai magistrati di Caltanissetta con cui ha condiviso per dieci anni il compimento di proficue attività antimafia e rapporti personali che non permettono serenità di giudizio». Il verdetto della Corte di Cassazione arriverà il 20 febbraio 2019: richiesta rigettata, il processo in rito abbreviato resta a Caltanissetta. Secondo il suo legale, il professor Carlo Taormina, nei confronti di Montante ci sarebbe «un pregiudizio nutrito dai magistrati di Caltanissetta con cui ha condiviso per dieci anni il compimento di proficue attività antimafia e rapporti personali che non permettono serenità di giudizio».

Lo scorso 7 marzo 2019 venivano rese le motivazioni della sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 21 novembre 2018: al giudice del rinvio viene chiesto, in altri termini, di stabilire se il Sistema Montante “si sia strutturato sotto forma di associazione ex art. 416 cod. pen. e, in caso di risposta affermativa, quale sia stata la sua effettiva estensione”.

Inchiesta sul “Sistema Montante”, Relazione conclusiva, ARS, Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

 

Immediata la replica di don Ciotti secondo cui queste dichiarazioni sono «false e prive di qualsiasi fondamento e per questo ci si tutelerà nelle sedi competenti. Libera, fin dalla raccolta di un milione di firme per sollecitare la legge sui riutilizzo sociale dei beni confiscati, è contraria alla vendita generalizzata sul libero mercato dei beni confiscati, una posizione agli antipodi rispetto alla strategia dello stesso Montante sul ruolo e funzione dell’agenzia beni confiscati.

Il Sole 24 Ore, 13 giugno 2021

 

Infine, con riferimento all’appena descritta vicenda giudiziaria, va sottolineato che la Regione Siciliana ha deciso di costituirsi parte civile, con deliberazione della Giunta n. 382 del 19 ottobre 2018, così come ribadita – stante l’iniziale esclusione per carenza formale – con le successive deliberazioni n. 415 del 30 ottobre 2018 e, ancora, nn. 514 e 515 del 12 dicembre 2018.

Inchiesta sul “Sistema Montante”, Relazione conclusiva, ARS, Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

 

Signor Presidente, è la seconda volta in tre anni che vengo in questa Commissione a parlare del caso Montante. La prima volta risale al febbraio del 2016, quando il caso Montante, da un punto di vista giudiziario ed investigativo, era molto sotto traccia; io ne avevo scritto sul giornale, ma l’indagine era appena iniziata. Nonostante sia stata condotta un’indagine impeccabile sia da parte delle forze di polizia e della squadra mobile di Caltanissetta sia dei magistrati di Caltanissetta, ritengo che questa vicenda sia ancora molto sottotraccia. L’inchiesta giudiziaria giustamente si e` mossa dentro dei confini molto precisi, ma le contiguità tra Montante ed alcuni ambienti investigativi e giudiziari permangono, secondo me. Mi riferisco alla contiguità con un mondo, che io con qualche forzatura ho definito «mafia degli incensurati», ma che la giudice che ha condannato Montante nel maggio scorso, e che ha ultimato le sue motivazioni qualche giorno fa, con un’espressione.

Attilio Bolzoni, audizione Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, 22 ottobre 2019

 

CAP. 2

IL “CERCHIO MAGICO” (alla prossima puntata/terza parte)

 

Seconda parte/continua

 

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