Aria e veleni, parte la commissione d'inchiesta

A causa del traffico, della presenza di industria pesante, degli inceneritori e dei siti da bonificare, il capoluogo umbro è annoverato tra le zone più inquinate d’Italia paragonabile alla Pianura Padana.

Aria e veleni, parte la commissione d'inchiesta

Sono 450 mila, ogni anno in Europa, i decessi per inquinamento, di cui 50-70 mila solo in Italia. Sono dati da genocidio, accertati oramai da anni. Nel nostro Paese sono stati individuati 44 SIN, siti di interesse nazionale, oggetto di particolare  attenzione da parte dello Stato, proprio per il livello altissimo di inquinamento: Terni è uno di questi.

A causa del traffico, della presenza di industria pesante, degli inceneritori e dei siti da bonificare, il capoluogo umbro è annoverato tra le zone più inquinate d’Italia paragonabile alla Pianura Padana. Come conferma il dottor Massimo Formica,  neurologo e psicoterapeuta, negli ultimi anni si registra un incremento importante delle patologie anche oncologiche, con un severo interessamento della fascia infantile-adolescenziale. Lo conferma il progetto Sentieri, uno studio nazionale sull’impatto sanitario con espresso riferimento alla residenza in uno dei siti in questione: la situazione ternana è allarmante con  patologie oncologiche, respiratorie, cardiovascolari. Con percentuali maggiori rispetto al dato nazionale.

Una crescente  sensibilità ed una più capillare informazione, hanno portato negli anni una maggiore  consapevolezza nei cittadini che, stanchi di rinvii e negazionismo ambientale,  ora chiedono soluzioni concrete. E’ di queste ore la notizia di una commissione d’inchiesta che per circa tre anni indagherà sulla situazione territoriale, monitorando e approfondendo il nesso causale tra fattori inquinanti e danni alla salute.

Tuttavia, come sottolinea Fabio Neri, portavoce del Comitato NO INCENERITORI (comitato cittadino che  da sempre si batte per la questione ambientale) la scelta della Regione sembra essere l’ennesima decisione presa con l’intenzione di allungare i tempi. "Abbiamo da anni dati certi sul livello di  inquinamento e nesso causale con la situazione sanitaria (dati documentati a livello anche ministeriale dagli organi preposti). Occorrono, adesso, decisioni politiche importanti, come la volontà di iniziare  la bonifica del sito, è necessario un mutamento sostanziale di abitudini oramai superate e una completa rivisitazione dell’idea di società tutta". È urgente, e non più rinviabile, una assunzione di responsabilità politica, una normativa innovativa nella gestione del territorio che preveda una importante attività di prevenzione. Una gestione priva di conflitti di interessi fra soggetti esposti al danno e produttori di rischio; un sempre più incisivo  controllo popolare sulle istituzioni e sui soggetti inquinanti. Non può mancare la modifica dello stile di vita e l'attuazione reale e fattibile di una riconversione eco-sostenibile del circuito produttivo, che tanto spaventa e che qualcuno vorrebbe ancora collegare alla sciagurata scelta tra salute e lavoro.