Ast Terni: produzione e coronavirus. INTERVISTA al segretario Fiom

«L'economia, la sete di produzione,  il profitto non potranno mai giustificare il mettere a rischio la salute di anche uno solo dei nostri operai».

Ast Terni: produzione e coronavirus. INTERVISTA al segretario Fiom
Alessandro Rampiconi, segretario Fiom

È giusto o no tenere aperte le aziende in piena emergenza sanitaria a causa del coronavirus?
«È questa la domanda, finora senza risposta, che in molte realtà del paese sta mobilitando gli operai e le rappresentanze sindacali, in un momento difficile e preoccupante per tanti lavoratori italiani all'interno delle aziende. Aziende che non sempre, per la tipologia del lavoro e gli spazi nei quali si svolge, garantiscono la corretta applicazione delle norme di sicurezza il rispetto dei decreti governativi».

Abbiamo chiesto ad Alessandro Rampiconi segretario regionale Fiom, qual è la situazione alle Acciaierie AST di Terni.

«Non è assolutamente possibile garantire le distanze minime di sicurezza tra gli stessi operai durante l'espletamento del turno sia in caso di manutenzione sia nell'attività di produzione a causa degli spazi ridotti nei quali si opera e per la tipologia del lavoro»

Quali sono state le vostre proposte all'Azienda?
«La proposta delle RSU delle varie sigle sindacali è stata quella di restare fermi con la produzione per una settimana e poi riprendere con una turnazione ridotta. A seguito di una riunione presso la Prefettura, per ora l'azienda ha concesso lo slittamento dei turni, la chiusura degli spazi destinati alle docce, la riduzione delle presenze a turno per garantire le distanze minime».

Quale altre prescrizioni sono state attuate in questo periodo di decreti governativi?
«Risalgono al primo decreto la sospensione delle riunioni con più di cinque persone e la chiusura degli spazi adibiti alla mensa: ma anche su questo nutriamo forti dubbi in quanto troppo rischioso far consumare il pasto,  comunque garantito, in locali ancora più angusti e che necessariamente creano contatto fra gli operai».

Quindi secondo voi l'Azienda non intende, in alcun modo, fermare la produzione?
«Per adesso no. Ci sono stati per questo due giorni di sciopero ("definito pretestuoso e fuori luogo" dalla azienda), ai quali si sono aggiunti un giorno di fermata richiesto dalla proprietà, un quarto giorno senza produzione voluto dalla ASL per ulteriori controlli e che ha comportato ulteriore prescrizioni (la presenza disinfettante tornelli, le mascherine, una  pulizia approfondita e costante degli spazi) e ieri una quinta giornata  senza lavoro chiesta dai sindacati e dedicata alla formazione degli operai in merito alle normative vigenti».

Da domani quindi si torna alla normale produzione in Ast?
«Domani mattina alle ore 5,30 noi rappresentanti delle RSU, entreremo a turno insieme agli operai per valutare se sussistano o meno le necessarie ed indispensabili condizioni per lavorare in sicurezza. Altrimenti faremo i nostri passi». 

Una domanda viene naturale e cioè se sia giusto, in questo momento cosi delicato e rischioso per la salute degli operai e di una comunità intera, continuare a produrre pur senza la certezza di operare in un ambiente protetto e garantito da eventuali contagi. E se mai dovesse accadere che le condizioni in Ast non siano efficaci da garantire la sicurezza dei lavoratori, chi risponderà di tutto ciò? Lavoratori di serie A e di serie B ci viene da pensare. 

L'economia, la sete di produzione, il profitto non potranno mai giustificare il mettere a rischio la salute di anche uno solo dei nostri operai.Negli anni, la posizione e le scelte della proprietà della Azienda Ast di Terni, ha mostrato un atteggiamento non proprio "sensibile"  in materia di salute e benessere della nostra intera collettività: la città ne paga conseguenze oramai decennali. Nnon vorremmo contarne di ulteriori anche su questo nuovo fronte.

Una riapertura relativa in questo martedì 17 marzo. Sembrerebbe, infatti, che siano assenti, con relativo buono malattia, molti operai. Parliamo di alcune centinaia.

Naturalmente questo comporta una mancata attività dei reparti, per ora - ci conferma Rampiconi - aperte 4 linee di Pix e Sdf, Tubificio e CDF che «marciano con molte criticità».