Dalla parte di chi denuncia
LOTTA ALLE MAFIE. Pubblichiamo integralmente l'intervento di Catia Silva, testimone contro la 'ndrangheta del processo AEmilia. «E in 40 anni cosa è cambiato? Nulla, proprio nulla. E nulla è servito piangere le tante persone uccise per aver combattuto queste associazioni mafiose. Si aspettano le ricorrenze, segnate sul calendario, per dire noi ci siamo. Vengono lette frasi di copione con parole di rito. Ma è, purtroppo, inutile fare retorica.»

Carlo Alberto Dalla Chiesa disse: «Finchè una tessera di partito conterà più dello Stato, non riusciremmo mai a sconfiggere la mafie.»
Queste parole le pronunciò tanti anni fa, prima della sua terribile morte. Ucciso da mani mafiose, ormai, 40 anni fa. Episodi che abbiamo potuto vedere oggi, come a Somma Vesuviana, soggetti imparentati con camorristi messi nelle liste elettorali. Un cittadino onesta svela tutto: ma nulla è servito. Anzi.
E in 40 anni cosa è cambiato? Nulla, proprio nulla. E nulla è servito piangere le tante persone uccise per aver combattuto queste associazioni mafiose. Si aspettano le ricorrenze, segnate sul calendario, per dire noi ci siamo. Vengono lette frasi di copione con parole di rito. Ma è, purtroppo, inutile fare retorica.
Come pensare che con questi gesti si risolva tutto. Servono gesti estremi, qualcosa che coinvolga noi tutti, che parta dall'alto, che dia voce ad un popolo che, ormai, crede di aver perso i diritti.
Un paese, purtroppo, quasi totalmente corrotto non si merita giovani volenterosi che vengono colpiti dalle mafie come se fossero i veri nemici, con uno Stato che non ci sostiene. Ma per fortuna abbiamo ancora chi combatte le mafie con l'inchiostro. Con quella mano denunciano, scrivono per far conoscere che ancora oggi le mafie prolificano, distruggono la nostra economia. Ci vogliono silenti.
E con tutti i mezzi ci provano e festeggiano con cortei di auto di lusso, minacciano con video camuffati. Tanto loro sono lo STATO, si sostituiscono dove non vuole essere presente. Fa più comodo cosi. Gli interessi non guardano in faccia a nessuno.
Io no. Io Catia Silva sto con chi denuncia. E denuncio.
Io sto con quei giornalisti veri che nn si fanno comprare, non con i giornalai.
Io sto con Gennaro, Lucia, e Paolo e tanti altri che non conosco, ma fanno e ci mettono la faccia.
Agli altri dico: le vostre minacce mi fanno schifo, e non mi fanno un baffo.
Catia Silva, testimone processo Aemilia
LEGGI ANCHE:
- Le vostre minacce ci fanno un baffo
- Pregiudicati agli arresti domiciliari se ne vanno in «giro» in Ferrari
- Somma Vesuviana: continua la nostra inchiesta sui candidati parenti di camorristi già condannati
- Elezioni a Somma, parla De Falco: «Conosco il figlio dell'ex boss D'Avino ma non lo frequento»
- Domande senza risposte: la mancanza di rispetto di alcuni «politici»
- Il sostegno di Catia Silva: «Caro Gennaro, non sei un miserabile»