EXPIRED, SUTURANDO MEMORIE

Il 27 novembre prossimo, al MACA di Acri, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, presentazione del video performance E X P I R E D di Maria Credidio

EXPIRED, SUTURANDO MEMORIE

E’ un dialogare intimo quello che avanza, per “dicerie d’affanno”, tra le pieghe di una veste d’orrore e il sillabario che raccatta l’infezione dell’ intolleranza. Non è un caso che siano le donne a rammendare i raggiri del male. Come le cuciture di un panno che è corpo vuotato o più indistintamente domicilio incustodito, da tempo non abitato.

Maria Credidio e Elham Hamedi decostruiscono rievocando, in una sorta di disavanzo storico culturale che non ha precedenti o recessi di difesa. L’occorrenza del racconto – come di solito accade – è “remunerata” dalla puntata più recente perché la memoria è privilegio di pochi e corre via senza spingersi nei pori o negli occhi disincantati; non frena per farsi lago o trincea; non invade – come dovrebbe –  il largario delle nostre esistenze. La memoria è oleosa come non trovasse prese o indugi, al pari di un fiume orfano di argini e ripari. Se così non fosse faremmo sosta sulla “scrittura delle donne”, il nu shu, sillabario inconfessato che le donne della provincia cinese dello Hunan escogitarono per alimentare un dialogo parallelo, tutto “al femminile”, pur di affrontare (e combattere) il settarismo di una cultura profondamente maschilista.

Se così non fosse offriremmo il nostro sguardo quotidiano agli occhi spauriti della piccola Czeslawa Kwoka, polacca di quattordici anni uccisa ad Auschwitz il 18 febbraio del 1943 con una iniezione di fenolo nel cuore e restituita alla nostra coscienza dalla fotografa Anna Amaral. Se così non fosse canteremmo nenie notturne – parole di pietra – rievocando i nomi di una mattanza infinita, millenaria, come a sciorinare una teoria infinita di occhi e labbra impunturate, come a sostenere nei mezzitoni del grigio, ogni improbabile bagliore.

In una sorta di raccolto dialogo, fatto di immagini e parole dettate da una memoria finalmente “consapevole”, EXPIRED - nelle “voci” di Maria Credidio e Elham Hamedi - è un’opera di “frontiera” che nella coniugazione di due espressività pparentemente distanti si fa narrazione univoca di tensioni, di rispetto, di responsi libertari, di terrore.

Il “corpo svanito” proposto da Maria Credidio e reso percepibile da una dolorosa “cortina” – in questo caso il burqa smarrisce ogni contraddittoria accezione per farsi, quasi plasticamente, strumento di accusa, di denuncia oltre confine – è in evidente conversazione con il sillabario poetico di Elham Hamedi. Un dialogo scarno, privo di rassicuranti armonie, affidato ad una titolazione altrettanto tempestiva, EXPIRED appunto, che si fa indicazione palese di “corpo scaduto” ma al contempo riflette sulla impossibilità di prorogare oltre il tempo dell’afflizione e della intolleranza.

Questa opera, per nulla occasionale, è in effetti il resoconto di una incombenza che non ha termini o residenza, maturata in arcipelaghi distanti, in una presunta centralità di un molteplice altrove. Al pari di un viaggio la cui destinazione è nell’illimite generoso del fato; ma che prende forma – si organizza – negli occhi e nello scrigno di donne – lontane tra di loro, e finanche sconosciute – che hanno percorso un dorsale comune fatto di umori sismici, di amarezza, di sconfinato turbamento, di disagio, mai di rassegnazione.

Ecco allora che la testimonianza di una è prologo dell’altra, e viceversa, in un consapevole desiderio di presenza, di difesa, di verità. Il corpo “scaduto” scansa il tempo, o meglio ancora lo riempie come dolorosa istanza, al pari di Nuestra Señora de la Santa Muerte che non ha labbra e sguardo, ma riso maligno. E sembra ingrossarsi la veste di rifiati forestieri, come aria malsana che detta pieghe e un inverosimile incedere. Testimonia l’orrore questo corpo “che non c’è”, già deposto e decomposto, la sua ammantata assenza. Le parole sono indizi o indirizzi per un cammino senza meta, segnali improbabili per un percorso già consumato.

My name is Night / And with sensitive cartilage in my ear / I hear the cries of the moon / The moon that is buried in me / The moon with its rotten bones / With My Hollow Bones / The pain conversation has begun...

E’ scaduto il tempo, prima ancora dei corpi sacrificati, oltraggiati, dissolti. E’ scaduto il tempo, credo.

 

GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

             
Presentazione del VIDEO PERFORMANCE  E    X    P    I    R    E    D  di Maria Credidio  

Versi Elham Hamedi
Voce e performance Imma Guarasci
Testo critico Rocco Zani
Riprese e Montaggio Eliana Godino

Presentazione Angela Forte Presidente MACA

M A C A
Museo d'Arte Contemporanea
Acri | Cosenza
27|11|2021 ore 17.30

 

 

MARIA CREDIDIO, note biografiche

Maria Credidio nasce a Terranova da Sibari (CS), e vive e lavora a S. Demetrio Corone (CS). Al percorso di artista affianca quella di operatrice culturale; dal 2001è presidente della Biennale d'Arte Contemporanea "Magna Grecia".

Dopo aver compiuto con ottimi risultati studi artistici, la Credidio, artista poliedrica e votata alla ricerca, conduce sin dai primi anni Ottanta, un'intensa e appezzata attività di sperimentazione artistica, partecipando a rassegne espositive ed eventi artistici in Italia e in Europa.

Della sua pluridecennale attività si segnala nel 2001, subito dopo la tragedia dell'11 settembre, l'installazione “Aquiloni da Kabul” a New York alla 34° strada di Manhattan nell’ambito del progetto Pace. Ha tenuto lezioni di pittura e ceramica agli studenti della Cambridge e Harvard University. Alcune sue opere si trovano nelle collezioni permanenti di importanti Musei e collezioni pubbliche e private.
Nel 2011 partecipa alla Biennale Internazionale di Venezia. Del 2018 è la mostra personale , a cura di Boris Brollo, dal titolo "Abitare L'illimite" puntuale ricognizione delle sue recenti produzioni, al Museo Arte Contemporanea  MACA di Acri (CS)
Nel 2020 è la volta della mostra personale (durante il lockdown) dal titolo AcromatiCO VIDet, al Museo Diocesano e del Codex Rossano (CS).

 

 

 

Elham Hamedi, note biografiche

Elham Hamedi è nata nel 1967 in Iran - Shiraz. È un’artista multimediale, poeta e curatrice internazionale, membro permanente dell'Iranian Visual Arts Scientific Association, laureata in ricerca scientifica alla Yazd University e laureata in radiologia all’Università di Shiraz.

Alcuni dei suoi dipinti e installazioni sono stati ispirati dai frammenti di organi e dalle loro interazioni con oggetti inanimati.

Nelle sue opere (pittoriche e poetiche) cerca di stabilire una connessione tra l’arte e gli argomenti medici legati al corpo. Questa relazione intertestuale è associata a temi psicoanalitici e la psicoanalisi è considerata il collegamento tra le due aree dell'educazione di Hamedi. Ha tenuto diverse mostre personali e collettive in Iran e all'estero. La sua collezione di dipinti è stata recensita da quattro critici iraniani in “Sokhan”, Rivista Culturale e Artistica Numero 34, 2018. I suoi lavori sono stati recensiti anche da Rocco Zani, critico italiano, in “WordNews” 2021.

Sta collaborando al progetto di Maurizio Esposito sulla rivista Dialogo. Il n. 52 della serie "I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano" è dedicato a lei. (ZAQBOOR Silloge of poems ,a cura di Giuseppe Vetromile).].E' una delle artiste selezionate per la prima Biennale d'Arte Contemporanea della Murgia-Italia 2021.

Nella sua veste di poeta è presente alla Prima Edizione Internazionale Iside IX-Arti Letterari . È designer della rivista letteraria e artistica “Aghrabeh”.