Incontri all’Agorà, CORRISPONDENZE e SPONDE
Dal 9 luglio prossimo due eventi ospitati nelle sale del Museo Diocesano di Termoli.

Il progetto CORRISPONDENZE (opere del piccolo formato) proposto dal Collettivo ad-Arte in Dimora - Discovery of Urban Sites (da anni impegnato in un percorso di recupero di spazi e siti storici attraverso presenze dell’espressività contemporanea e di cui è possibile conoscere l’attività accedendo alla pagina https://www.facebook.com/adarteindimora) nasce in un momento di criticità comune, figlio di un tempo ostile e sospeso ma non per questo capace di impedire ogni rifiato, ogni possibile riconquista.
Ecco allora che CORRISPONDENZE propone un percorso fatto di piccoli ma significativi accenti espressivi e vede protagonisti quegli autori che nel cosiddetto “formato minimo” hanno desiderato testimoniare il senso – la sostanza – del proprio cammino.
Ha prevalso l’idea di un viaggio comune affidato alla transitorietà di un piccolo segno e alla rarità di farne mondo microscopico. Ospitata precedentemente nel prezioso borgo storico di Castro dei Volsci e poi nelle magnifiche sale di Palazzo Boncompagni ad Arpino, CORRISPONDENZE giunge a Termoli rimarcando il senso itinerante e comunicativo della propria identità fino a farsi, nel caso di Termoli, anticipazione o premessa di un evento, SPONDE, che vede protagoniste tre autrici Mariangela Calabrese ,Maria Credidio, Sara Pellegrini,tra le figure più interessanti del panorama artistico contemporaneo.
SPONDE segna l’incontro tra figure dell’espressività contemporanea il cui filo conduttore è il senso di un’intima, talvolta struggente spiritualità. Uno sguardo, tutto al femminile, sul tempo corrente, sulla condizione di precarietà e di assenza – di spaesamento relazionale, linguistico, ideologico - che invade e pervade il quotidiano comune.
Mariangela Calabrese, Maria Credidio, Sara Pellegrini sono le autrici di un percorso – certamente autonomo e autentico – che si pone non già come confronto filologico, piuttosto come una sorta di dialogo aperto sulla “spiritualità del presente” e di come la sospensione del tempo attuale sia, per loro, cortile di inedite e intime riflessioni.
Artiste di chiara matrice concettuale tentano oltremodo di aprire una vera e consapevole “conversazione” con la storicità del luogo – con la sua secolare memoria – attraverso segni, note e cromie appartenenti al contemporaneo. Una “contaminazione” lieve e rigorosa che possa rimarcare il ruolo propedeutico della memoria, la sua insostituibile presenza nei processi espressivi contestuali. Quasi a rimarcare la necessità di tutelare un “filo” di comunicazione e di intesa con il tempo remoto, agora della conoscenza e della esperienza, e ri-posizionare la lettura in un sillabario di inedite attese. Ecco allora che la preziosa presenza delle tre artiste – e delle loro opere – suggerisce un percorso di collisione emozionale all’interno del quale la relazione tra il silenzio, la memoria e l’opera si fa soccorso per lo sguardo.
C’è abbondanza di esiti e di presagi nefasti in questo tempo avverso e indolente. Capaci di proiettarci in un atteggiamento di interruzione o di naturale inciampo. Dinanzi a questa sorta di scarnificati contorni Mariangela Calabrese pare come trovarsi dinanzi ad una inevitabile scelta: testimoniare la dissoluzione ovvero procedere oltre, seminando ipotesi e indizi, proliferando albori a venire. Lei sceglie la seconda via ponendo il simbolo palese, ma non ovvio, della ri-nascita: l’uovo. Che si fa orizzonte di riferimento e di sostanza; affinché sia custodito e tutelato nella trasparenza della veridicità.
Anche Maria Credidio ribadisce con la sua opera – nella parabola delle dinamiche narrative – la transitorietà del tempo in essere, gli affanni, i timori, la temerarietà di ogni presumibile convinzione. E se l’incauto peso porta con sé la disperante attesa dell’irrimediabile sopravviene il conforto di un gesto, di un segno, di una fiduciosa appendice. Che non è illusione tout court piuttosto “perlustrazione” di un io fattosi comune, munifico, offerta. Una sorta di “autoritratto” contemplativo quello proposto dalla Credidio, comunque capace di raccogliere e ospitare le attese e i dubbi di una umanità in transito.
E’ un accumulo di sguardi l’opera che Sara Pellegrini offre come manto di nenie affioranti, di stesure impilate, trafugate all’incedere impenitente del tempo: quello remoto, quello assai più recente, e per spiragli del divenire. Registra aliti e arcani l’artista, allestendo piani comunicanti. Minuscoli cammini, incantamenti. Come lo sono le soste nell’oro e gli sfaldamenti del cielo. Scritture deposte e poi restituite - per nuovi segni – all’età nuova per inedite tracce, lesioni, indizi. E’ una “strada” di grafite che prende la forma e la storia del fiume. Per risacche d’ombra e bagliori.
SPONDE, al pari di approdi corrispondenti, segnati da traiettorie impensabili e ingarbugliate, eppure “luoghi” di un dialogo percepibile che investe tutti mescolando attese, ascolti, rumorose corali. Nascere di nuovo, nascere ancora, nascere di continuo, come convergenza unilaterale di qualunque tragitto. Come orizzonte consistente “completo di grande responsabilità”. Le opere di SPONDE sono insmettibili testimonianze e ogni azione è creata per livelli consecutivi: teorici, umorali, storici, spirituali. Struggente rimane questa iconografia – per nulla sorpassata – della “vita”, che riempie il tempo, lo incide, talvolta ne fa forziere. Come una soglia dischiusa.
Museo Diocesano di Termoli - Inaugurazione sabato 9 luglio alle ore 21- a cura di Ivano Ludovico e Rocco Zani