Le parole per dirlo - Presidente
Le donne e la partita del Quirinale.

Sono passati ormai alcuni giorni dall’elezione del Presidente della Repubblica e, a freddo, propongo una breve riflessione sull’avvilente teatrino che la classe politica e parlamentare italiana ha messo in scena, soprattutto nei riguardi delle donne.
Il mantra con cui tutti – indistintamente a destra come a sinistra – si sono riempiti la bocca è stato “dobbiamo eleggere un Presidente donna”. Già la locuzione palesa una forte connotazione maschilista, con evidenti venature patriarcali: una Presidente sarebbe stato corretto e rispettoso della differenza di genere, senza dover aggettivare un sostantivo che resta maschile.
Primo passaggio: chi fa i nomi dei o delle candidate? Dentro e fuori dal Palazzo solo esponenti di sesso maschile, a loro le redini del gioco, il potere di decidere, di scegliere, di promuovere o di bocciare. Le donne relegate, come Cenerentola, in un angolo in attesa che il principe le infili la scarpina di cristallo con cui salire al Colle.
Tutto ciò dimostra come siamo ancora lontani anni luce da quella parità di genere solo a parole sbandierata nelle agorà politiche e non solo. In Italia le donne purtroppo sono ancora una “minoranza sociale” (a fronte di una maggioranza demografica), “quote rosa” per il lavaggio della coscienza: nella realtà chi decide, chi occupa le poltrone nella stanza dei bottoni è sempre il maschio, perpetuando un modello sociale maschilista e patriarcale duro da sconfiggere.
Ma le donne non possono solo restare a guardare, non possono e non devono rimanere in attesa che il potere maschile centellini briciole di responsabilità mascherate da ruoli decisivi. E questo è vero in politica come in ogni altro ambito della vita sociale del nostro Paese. Le donne devono mettersi in gioco, devono lottare, far sentire la propria voce e soprattutto mettere in evidenza il loro potenziale, anche se questo dovesse significare far venir meno le certezze sui cui oggi la società italiana si appoggia.
Cosa succederebbe se le donne decidessero di “scioperare” dal ruolo che la società gli ha cucito addosso? Se smettessero di prendersi cura della famiglia (bambini, anziani, disabili sono massicciamente affidati alle cure femminili), se non coniugassero più in maniera eccellente e faticosissima il lavoro fuori e dentro casa? Proviamo a immaginare lo scenario e forse questo ci permetterà di dare il giusto peso al ruolo che le donne svolgono nella società e a quello che potrebbero svolgere se solo venisse loro riconosciuta la capacità e il merito.
Non doveva essere eletta una Presidente solo perché donna, doveva essere eletta una donna capace di rivestire quel ruolo. E i maschi hanno avuto paura di cercarla quella donna che, ne siamo sicuri, sta seduta da qualche parte a continuare a studiare, ad approfondire, a migliorarsi. Paura di perdere potere, paura di soccombere.
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