«Presidente, non vogliamo più veder soffrire e morire i nostri figli»

LA LETTERA DEI GENITORI TARANTINI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. «Le chiediamo, quindi, di fermare le assurde ed inaccettabili manovre di questo Governo che, al pari dei precedenti, continua a voler favorire la produzione di acciaio per mezzo del carbone, già chiusa definitivamente a Genova (2005) e a Trieste (2020), a scapito della salute umana, della salubrità ambientale, della biodiversità e del clima.»

«Presidente, non vogliamo più veder soffrire e morire i nostri figli»

Cosa devono fare ancora i cittadini di Taranto per essere ascoltati? Anni di lotta, di impegno, di denunce. Anni di sofferenze, di malattie, di morte. Politici locali e nazionali che hanno fatto promesse mai rispettate, che si sono fatti grandi con la questione ambientale, che hanno acceso speranze e poi tradito cittadini disperati. Una città distrutta a causa della produzione di acciaio che ha avvelenato, e sta avvelenando aria, acqua, territorio. E poi le malattie: gravi, devastanti, mortali: famiglie intere vivono un calvario che spesso termina con la morte. Perchè sono veramente tante le vittime a Taranto, uccise dai fumi dell’acciaieria ex Ilva.

 

Lo Stato ha gettato fiumi di denaro per salvare lo stabilimento siderurgico più dannoso del Paese e ora tace davanti alla devastazione che è sotto gli occhi di tutti. Dati scientifici, studi e valutazioni di impatto ambientale, hanno definitivamente stabilito che, la presenza della fabbrica, è causa primaria dell’altissimo livello di malattie e mortalità che interessa la popolazione tarantina.

 

I cittadini lottano per questa che è un’evidente ingiustizia sociale, un’assoluta violazione del diritto alla salute e che la Carta Costituzionale definisce “diritto fondamentale”. Nel tempo sono state tantissime le iniziative portate avanti da residenti e associazioni: ricorsi, denunce, manifestazioni. Persino una class action per chiedere la chiusura della produzione più inquinante. Mentre a Genova e a Triste (con gli stessi dati rilevati) sono state fermate le produzioni e chiusi gli impianti proprio per i danni causati alla popolazione e all’ambiente: a Taranto questo non accade.

 

A Taranto la produzione prosegue a colpi di decreti legislativi dei vari governi che si sono susseguiti e che, anziché tutelare la popolazione, hanno garantito la prosecuzione dell’attività nonostante gli altissimi volumi di inquinamento riversati nell’atmosfera. Nessuna attività di bonifica è stata mai intrapresa e questo non ha fatto altro che distruggere irreparabilmente quella terra, condannando i residenti (soprattutto i tantissimi che vivono a ridosso del sito) a convivere con malattie respiratorie, oncologiche e neurologiche.

 

Di qualche settimana fa è un documento che, solo leggendolo, fa tremare le vene dei polsi. È prodotto dall’ONU, l’organizzazione delle Nazioni Unite, e si esprime in merito agli obblighi in materia di diritti umani relativi al godimento di un ambiente sicuro e sostenibile.

 

“Le zone di sacrificio spesso sono create dalla collusione di Governi e imprese. L'acciaieria Ilva di Taranto, in Italia, da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani” 

 

Una “zona di sacrificio”, ce ne sono tante nel mondo, ma in Italia è Taranto a causa della produzione di acciaio. E, ancora, si legge nel documento:

 

"La perdurante esistenza di zone di sacrificio è una macchia sulla coscienza collettiva dell'umanità. Spesso create dalla collusione di Governi e imprese, le zone di sacrificio sono l'opposto diametrale dello sviluppo sostenibile, danneggiando gli interessi delle generazioni presenti e future. Le persone che abitano le zone di sacrificio sono sfruttate, traumatizzate e stigmatizzate. Sono trattate come usa e getta, le loro voci ignorate, la loro presenza esclusa dai processi decisionali e la loro dignità e diritti umani calpestati. Le zone di sacrificio esistono negli Stati ricchi e poveri, nel nord e nel sud, come descritto negli esempi seguenti". 

 

Il denaro, il profitto, il guadagno sono sempre al primo posto per la politica, anche a costo di sacrificare uomini, donne e bambini. Tanti bambini. Ci sono neonati a Taranto nati con presenza di materiale ferroso nel cervello. Bimbi che si nutrono di latte materno “avvelenato”. Altri, lo documentano approfonditi studi medici, hanno un ritardo nell’apprendimento rispetto ai coetanei che vivono altrove, proprio a causa dell’ambiente fortemente inquinato nel quale crescono. 

 

Come è accettabile tutto questo?

Chi metterà fine a questa strage?

I tarantini le hanno provate veramente tutte, sanno di avere ragione.


L’ultima iniziativa dell’Ass. Genitori Tarantini è una lettera inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

Ecco il testo integrale:

On. Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica italiana

 

dal libro di straordinaria bellezza intitolato “Costituzione italiana” traspare quanta importanza abbiano le parole, i verbi e gli avverbi, gli aggettivi e la punteggiatura. Anche se solo scritte, dalle parole traspaiono i sentimenti di colui che le produce. A volte, però, succede che certe parole, certe frasi tendano a farci vergognare.

 

È il caso di David R. Boyd, relatore del Rapporto del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU (12 gennaio 2022). In questo rapporto, Boyd usa parole dure, forse anche rabbiose, per definire le “zone di sacrificio”, la cui perdurante esistenza è “una macchia sulla coscienza collettiva dell'umanità”. Per spiegarne bene la drammaticità, Boyd scrive: “Spesso create dalla collusione di Governi e imprese, le zone di sacrificio sono l'opposto diametrale dello sviluppo sostenibile, danneggiando gli interessi delle generazioni presenti e future.
Le persone che abitano le zone di sacrificio sono sfruttate, traumatizzate e stigmatizzate. Sono trattate come usa e getta, le loro voci ignorate, la loro presenza esclusa dai processi decisionali e la loro dignità e diritti umani calpestati”.

 

Le zone di sacrificio sono “spesso create dalla collusione di Governi e imprese”, on. Presidente. E “le persone sono trattate come usa e getta”, scrive ancora il relatore.

 

Dopo questa premessa, Boyd passa ad alcuni esempi, elencandoli in base all’appartenenza geografica. Per quanto riguarda l’Europa dell’ovest, il relatore fa un solo esempio: l’Ilva di Taranto, in Italia!

 

“L'acciaieria Ilva di Taranto, in Italia” scrive, “da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani scaricando enormi volumi di inquinamento atmosferico tossico.
I residenti nelle vicinanze soffrono di livelli elevati di malattie respiratorie, malattie cardiache, cancro, disturbi neurologici debilitanti e mortalità prematura.


Le attività di pulizia e bonifica che avrebbero dovuto iniziare nel 2012 sono state posticipate al 2023, con l'introduzione da parte del Governo di appositi decreti legislativi che consentono all'impianto di continuare a funzionare.
 

Nel 2019 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha concluso che l'inquinamento ambientale continuava, mettendo in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella dell'intera popolazione residente nelle aree a rischio”.

 

On. presidente Mattarella, la democratica Repubblica che Lei rappresenta si è macchiata, e continua a macchiarsi, di un delitto contro il suo stesso popolo, in offesa alla Costituzione italiana, scritta con il sangue dei patrioti morti sulle montagne, nelle carceri e nei luoghi di tortura, giusto per richiamare il pensiero di Piero Calamandrei.

 

Presidente, il Suo ruolo Le impone, quale garante della Costituzione, di farne rispettare i dettami.

Evitare che l’Italia, dal mondo intero riconosciuta come il “bel Paese”, sia nominata tra gli stati che meno rispettano la vita, la salute, l’ambiente, la biodiversità, il clima, la dignità umana, deve essere la priorità assoluta delle alte Istituzioni della Repubblica e impegno di ogni cittadino.

 

Non esiste produzione strategica che come contraltare veda cittadini, in particolare bambini, costretti ad ammalarsi, soffrire e in troppi casi morire.

 

La Costituzione è chiara, in merito a questo, visto che l’unico diritto definito “fondamentale” è quello alla salute, che, come Lei ci insegna, richiama anche all’interesse della collettività.

 

Presidente Mattarella, ancora oggi crediamo che Taranto e la sua provincia stiano vivendo da decenni una sofferenza insopportabile a causa di decisioni del Governo e del Parlamento poco attente al territorio.

 

Ultima, in ordine di tempo, l’intenzione del Governo, attraverso un nuovo stanziamento di 150 milioni di euro (da distrarre dalla somma che il Tribunale di Milano ha assegnato esclusivamente per le bonifiche), di aumentare la produzione altamente inquinante dello stabilimento tarantino che, ricordiamo, è il solo a produrre ancora con carbone e minerale di ferro.

 

Le chiediamo, quindi, di fermare le assurde ed inaccettabili manovre di questo Governo che, al pari dei precedenti, continua a voler favorire la produzione di acciaio per mezzo del carbone, già chiusa definitivamente a Genova (2005) e a Trieste (2020), a scapito della salute umana, della salubrità ambientale, della biodiversità e del clima.

Diritti, questi, menzionati nelle ultime modifiche apportate alla Costituzione stessa, in particolare per quanto riguarda l’art. 9 e l’art. 41.

 

Non vogliamo più pagare, per questo; non vogliamo più essere le vittime di una zona di sacrificio che offende la dignità umana; non vogliamo più veder soffrire e morire i nostri figli.

Non vogliamo più soffrire per un ingiustificabile razzismo ambientale che ci pone, come tarantini, ad un livello inferiore rispetto agli altri italiani.

Non vogliamo più tutto questo, se questa nazione è ancora una Repubblica democratica.

 

Associazione Genitori tarantini - ets

 

 

 

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