Taranto: il bavaglio ai lavoratori

Succede quindi che alcuni operai dell'ilva di Taranto, adesso Arcelor Mittal, avrebbero postato sul proprio profilo Facebook considerazioni attinenti alla fiction invitando a seguirla. La storia narrata si ricollega anche alla difficilissima realtà dei cittadini di Taranto, soprattutto quelli che vivono nel Quartiere Tamburi a ridosso della ex Ilva.

Taranto: il bavaglio ai lavoratori
ph tratta dalla pagina fb Genitori tarantini - Ass. ETS

Non è passata inosservata la fiction di Canale 5, "Svegliati amore" con protagonisti Sabrina Ferilli e Ettore Bassi che racconta di una città avvelenata dai fumi tossici di una grande industria, un sito siderurgico. La fiction narra della malattia di una bambina dovuta proprio all'esposizione ai veleni che escono dai camini di questo grande stabilimento. Naturalmente non si fanno richiami specifici, ma sappiamo bene che c'è chi vive tutto questo nella vita reale.

Succede quindi che alcuni operai dell'ilva di Taranto, adesso Arcelor Mittal, avrebbero postato sul proprio profilo Facebook considerazioni attinenti alla fiction invitando a seguirla. La storia narrata si ricollega anche alla difficilissima realtà dei cittadini di Taranto, soprattutto quelli che vivono nel Quartiere Tamburi a ridosso della ex Ilva.

Questi commenti, di chi vive ogni giorno sulla propria pelle un dramma sia ambientale che lavorativo, non sono passati inosservati alla dirigenza della multinazionale ArcelorMittal che si è sentita tirata in ballo e ha accusato gli operai di aver infangato il nome dell'azienda: per questo gli operai sono stati raggiunti da provvedimenti disciplinari e addirittura si parla di licenziamento.

Si tratta di un commento su Facebook che rappresenta l'ennesimo grido di allarme dei cittadini di Taranto, l'ennesima richiesta di aiuto fin troppo inascoltati da parte delle autorità locali e nazionali. E' una cosa gravissima voler far tacere gli operai e farlo con provvedimenti disciplinari. Ormai il nesso causale fra fumi tossici e malattie oncologiche (e non solo) che colpiscono la popolazione di Taranto, registrando un numero elevatissimo di casi nella fascia pediatrica, è ormai un dato inconfutabile.

Ecco perché non si può tacere. Ecco perché i cittadini di Taranto, i comitati, le associazioni ambientaliste, stanno facendo di tutto per portare il problema su un tavolo che sia nazionale e possibilmente risolutivo.

Sulla pagina di USB Taranto si legge: "L'azienda manda gli operai una contestazione disciplinare a firma di Arturo Ferrucci responsabile risorse umane nonché delfino di Lucia Morselli con immediata sospensione dell'attività lavorativa e richirstta di giustificazioni entro 5 giorni."

L' accusa sarebbe quella di aver messo in cattiva luce l'azienda, anche se nella fiction non si fa mai il nome del sito tarantino e si parla di fatti avvenuti anni fa. Il sindacato chiede l'intervento dei Ministri Orlando e Giorgetti, sottolineando la gravità - da parte della dirigenza - di voler alimentare un clima di terrore all'interno dello stabilimento. 

Chi di noi conosce o ha seguito le vicende di Taranto, non può che associare questa realtà alla storia raccontata nella fiction, quella di una famiglia che vive la malattia della propria figlia: una grave patologia dovuta alla esposizione ai fumi dello stabilimento, che portano morte e sofferenza. Anziché mettere il bavaglino agli operai, una multinazionale dovrebbe forse far sue le istanze e le preoccupazioni dei cittadini e dei propri lavoratori ma soprattutto dovrebbe smettere di fare negazionismo ambientale come fanno gran parte delle istituzioni abbandonando migliaia di cittadini che quotidianamente vivono un dramma: la televisione può solamente raccontare a grandi linee, nella vita vera è tutta un'altra storia.

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