Taranto: non c'è più tempo
La questione relativa all’ex Ilva di Taranto è un giro sulle montagne russe.

E così, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha gettato nella disperazione i cittadini tarantini, con una decisione avversa a quella del Tar di Lecce sulla chiusura dell'area a caldo del sito siderurgico (autorizzandone quindi il proseguo della produzione), ecco una decisione importantissima da parte del Ministero della Transizione Ecologica.
Il Ministero ha ordinato al gestore, ArcelorMittal, il fermo della batteria 12 della cokeria Ilva, nello specifico si legge:
“Il Gestore deve rispettare il termine del 30 giugno 2021 previsto dal DPCM 29 settembre 2017 per l'attuazione degli interventi di cui alla prescrizione n. 16.o) – 42 – 49 (interventi Batteria n. 12 e nuova doccia 6). Il Gestore, ove decorra inutilmente il termine riportato al comma 1 senza la completa attuazione degli interventi di cui alla prescrizione n. 16.o) – 42 – 49, deve immediatamente avviare dal 1° luglio 2021 la messa fuori produzione della batteria n. 12 e concludere tale processo entro e non oltre 10 giorni.”
La batteria 12 è fuori norma e va fermata entro il 30 giugno, non essendo state rispettate le prescrizioni autorizzative che prevedevano interventi mirati per mettere a norma gli impianti.
Oramai sono indiscutibili le evidenze scientifiche che riconoscono l’altissimo e inaccettabile rischio cancerogeno per la popolazione residente, interessata dalla ricaduta dei veleni prodotti dall'impianto di Taranto.
L’Italia è già stata condannata nel 2019 dalla Corte Europea per i diritti umani proprio in merito alla vicenda. Il governo avrebbe dovuto tutelare gli abitanti dall'inquinamento prodotto dal sito siderurgico, ma nulla è stato fatto e nessuna misura è stata adottata per proteggere i cittadini dall’esposizione ai fumi tossici che tanta morte e malattia stanno causando.
È una vittoria questa, come si legge nel comunicato del Comitato cittadino per la salute e l'ambiente di Taranto, i cui rappresentanti chiedono al Ministro Cingolani di scegliere da che parte stare: se dalla parte della scienza oppure dalla parte di chi inquina un intero territorio. Non è più tempo di deroghe o rimandi.
Taranto ha diritto di tornare a respirare per liberarsi dalla morsa dei veleni che una politica locale e nazionale, fin troppo distratta, ha finora permesso.
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