Trattativa Stato-mafia, parla Ingroia: «Aver trattato con la mafia ha agevolato Cosa nostra»

VIDEO. La replica dell'ex magistrato Antonio Ingroia, il «padre» del processo sulla Trattativa Stato-mafia, alle polemiche nate dopo le sue interviste rilasciate nei giorni scorsi: «Una sentenza che odora più di politica che di diritto».

Trattativa Stato-mafia, parla Ingroia: «Aver trattato con la mafia ha agevolato Cosa nostra»

«Garantismo doppiopesista», così lo ha definito il dott. Antonio Ingroia. E noi siamo completamente d'accordo con la sua analisi: in questo strano Paese il sistema si fa forte con i deboli e diventa un agnellino con i forti. Tantissimi sono gli esempi. Noi ci fermiamo alle motivazioni della Cassazione sulla reale Trattativa sTato-mafie. All'inizio veniva definita presunta. Una cazzata che nemmeno si poteva sentire. Ci sono voluti anni per eliminare quell'inutile termine (usato ad arte per confondere le idee).

La squallida Trattativa tra pezzi delle Istituzioni (ancora più squallide) e la mafia siciliana c'è stata. E' un fatto acclarato. Una vergogna di Stato.

Come ci sono state tante altre Trattative, anche con le altre mafie. 

In questa Nazione, però, bisogna indirizzare l'interesse soltanto sui mafiosi. La politica, il vero "nodo" che nessuno vuole tagliare, non deve essere implicata. O meglio, alcuni (troppi) rappresentanti politici non devono essere nemmeno nominati. Altrimenti il Sistema si ribella e colpisce senza pietà. 

Napolitano, il peggiore tra tutti i Presidenti di questa Repubblica, deve essere trattato come uno statista. E le sue conversazioni con Mancino (quello con la memoria corta) non possono certo essere ascoltate dai comuni mortali.

Poi abbiamo Dell'Utri, quello del lascito milionario da parte dell'ex presidente del consiglio dei ministri che pagava Cosa nostra. Il Marcellino siculo condannato definitivamente per concorso esterno, fedele al suo "amico" milanese (che teneva "per le palle"). Il ponte con lo stalliere (senza cavalli) di Arcore. Anche il mafioso Vittorio Mangano deve passare come un "eroe" (il silenzio paga, per questa gentaglia) e lui, il Signor B., deve essere ricordato nel Pantheon.

I rapporti con i fratelli Graviano ("abbiamo il Paese nelle mani") devono rimanere un vecchio ricordo sbiadito. Meglio se cancellati dalla memoria storica. 

foto tratta dall'articolo di Lucio Musolino (Il Fatto Quotidiano), «Quando ’Ndrangheta e Cosa nostra dicevano: “Abbiamo il paese nelle mani”», 12 agosto 2020

Solo alcuni esempi per rinnovare la memoria di questo Paese smemorato, dove l'informazione (con la "I" minuscola) continua a non fare il proprio dovere. Dove la classe dirigente continua a dare il peggio di sè.

Ma torniamo alla sentenza della Cassazione. Abbiamo voluto raccogliere il punto di vista di Ingroia, l'ex magistrato che ha dato vita a quel processo sulla Trattativa sTato-mafia, perchè è giusto ascoltare i protagonisti. Perchè è giusto capire il punto di vista di chi "mastica" queste tematiche. La sentenza «odora più di politica che di diritto». Il dottor Ingroia parla di «apprezzamenti inusuali» e di «giudici bacchettati» e «accusati di avere fatto storiografia».

E' possibile aprire un dibattito su queste tematiche nel Paese delle mafie?

O dobbiamo continuare a prenderci in giro su una lotta alle mafie che resta solo sulla carta e nelle parole inutili e propagandistiche di qualcuno?

«Il giudizio politico, etico-morale su chi ha trattato con la mafia non si può cancellare» ha ribadito Ingroia. Il nostro dovere è quello di riportare alla luce i fatti. E non ci fermeremo davanti alla ufficialità che, nel corso degli anni, si è dimostrata sempre edulcorata e creata a tavolino. Come il famoso Scarantino, il pentito utilizzato per depistare una strage di Stato.       

 

IL PUNTO DI VISTA DEL DOTTOR INGROIA:

 

 

LE MOTIVAZIONI DELLA CASSAZIO E A PUNTATE:

TRATTATIVA STATO-MAFIA, le motivazioni della Cassazione/2

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https://www.wordnews.it/trattativa-statomafia-parla-ingroia-questo-paese-ha-paura-della-verita

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L'INTERVISTA a Salvatore Borsellino

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SECONDA PARTE. «Chi ha ucciso Paolo Borsellino è chi ha prelevato l’Agenda Rossa»

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L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO

Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»

Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»

Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»

Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»

 

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