Una profonda crisi

La famiglia insegna a non cadere nell'individualismo e equilibrare l'io con il noi. È lì che il "prendersi cura" diventa un fondamento dell'esistenza umana e un atteggiamento morale da promuovere, attraverso i valori dell'impegno e della solidarietà.

Una profonda crisi

Nell’ultimo decennio si è assistito ad un radicale cambiamento all’interno di alcune istituzioni sociali, fondamentali per la crescita e per la formazione dei così detti futuri cittadini.

Una di queste, nella quale la rivoluzionaria riforma è più tangibile ed estrema, è senza dubbio all’interno del contesto familiare.

Innegabilmente il più sconcertante e meno facile da accettare, è il nuovo concetto di famiglia, che si scosta da quello “nucleare” (madre, padre e figlio), a quello “monoparentale” (unico genitore), per giungere anche al riconoscimento di una nuova visione di famiglia, ovvero quella “omoparentale” (due genitori dello stesso sesso con figli, adottati o naturali, che danno vita ad un nuovo nucleo familiare).

La famiglia e, le sue accezioni, resta comunque il cardine, il punto di riferimento su cui poter sempre contare?

È indiscutibilmente diversa da quella di un trentennio fa, paradossalmente legata ancora alle tradizioni, agli affetti e relazioni con le famiglie d’origine, ma più attenta all’ambiente ed alle esigenze dei propri figli. Ma è anche più soggetta a far fronte alle difficoltà in ambito lavorativo e alla instabilità economica, ne consegue che tali frustrazioni si riversino inevitabilmente anche nei rapporti familiari, nonché sociali.

È sempre più evidente che il più certo e antico pilastro su cui poggia l’intera società, la famiglia, è messa duramente in crisi.

Cambia il contesto sociale e con esso si modificano le teorie relative all’idea di famiglia, dei modelli educativi e delle relazioni tra genitori e figli.

Se un tempo il modello educativo autoritario, incentrato sull’obbedienza del figlio e la remissione al volere dei “grandi”, era considerato l’approccio migliore affinché si raggiungessero determinati obiettivi educativi sui propri figli, oggi, al contrario, si pensa che una educazione impartita con affetto ed autorevolezza, sia la più efficace. Un approccio più attento agli aspetti emotivi e più cedevole nel dettare regole, non imposte, ma comprese ed accettate.

Il rapporto tra genitore e figlio subisce un profondo cambiamento che, accorcia la distanza gerarchica a favore di una relazione meno sproporzionato e più paritetica, incorrendo nel rischio che si perda definitivamente il ruolo di guida ed educatore a beneficio di un rapporto amichevole che spesso non aiuta il figlio a raggiungere la totale indipendenza.

I genitori di oggi, hanno la tenenza a identificarsi nei propri figli, a prendere decisioni per loro conto senza tenere in considerazione quali siano invece i desideri degli interessati. Sempre pronti a risolvere ogni minimo impedimento, precludendo ai figli di fare esperienza diretta, per poter in seguito affrontare eventuali “intoppi della vita”, in autonomia.

Il genitore che determina severamente le scelte del figlio, criticando ogni eventuale autonoma decisone, non fa il suo bene, ma bensì soddisfa una propria esigenza (spesso i genitori hanno aspettative eccessive che riflettono i propri bisogni e non quelli dei propri figli). Questo atteggiamento potrebbe portare questi ultimi persino ad “odiare” i propri genitori.

Perché un genitore ipercritico ed eccessivamente presente e protettivo nei confronti del figlio, lo porterà da adulto, a ribellarsi alle autorità e/o sviluppare una bassa autostima che di conseguenza, lo renderà insicuro e a disagio. Nel primo caso, tenderà ad infrangere le norme sociali come dissenso nei confronti dell’autorità del genitore; nel secondo caso, l’inadeguatezza e la difficoltà a confrontarsi con gli altri, saranno una costante di vita.

La condizione di genitore è un processo difficile, dove non esiste il “MANUALE DEL BUON GENITORE”. Ogni esperienza è irripetibile e unica. È fondamentale essere grandi osservatori dei propri figli, ascoltarli, dare le giuste attenzioni e dedicargli del tempo, e non briciole ritagliate qua e là durante la giornata. È una competenza che si appende gradualmente facendo esperienza sul campo, tenendo bene a mente che ogni figlio è unico. Fare meglio ogni giorno, accrescendo l’empatia e la sensibilità perseverando con irremovibilità sui punti fondamentali dell’educazione.

Essere predisposti al dialogo in qualunque circostanza e, qualora il dialogo risultasse inefficace, trovare nuove strategie efficaci per tenere testa all’irrequietezza, o al malessere manifestato.

“I genitori sono i figli della teoria dell’attaccamento’ e questo influirà sempre sulla relazione genitori/figli”.

I figli sono come gli aquiloni: gli insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo. Gli insegnerai a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno. Gli insegnerai a vivere, ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto.