Il Comitato NO LOTTO ZERO scrive al Capo dello Stato

Riceviamo e pubblichiamo la lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, firmata dal portavoce del Comitato No Lotto Zero. «La lettura attenta delle schede tecniche dell’ANAS a corredo del progetto definitivo evidenzia in maniera macroscopica l’inconsistenza delle motivazioni a supporto dello stesso. Ricordiamo che il tragitto di soli km 5.450 prevede 2 gallerie, otto viadotti e tre svincoli per un costo complessivo di 170 milioni di euro. Impattanti su un territorio fragile a mezzacosta, in prossimità della falda acquifera (nella prima galleria Trigno) e delle sorgenti del fiume Sordo che alimentano l’acquedotto comunale da 2000 anni.»

Il Comitato NO LOTTO ZERO scrive al Capo dello Stato
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (quirinale.it)

ISERNIA. Le notizie circolate sulla stampa e nelle televisioni locali circa l’inserimento del Lotto Zero fra le 53 opere (delle quali tre in Molise) da realizzare sull’intero territorio nazionale, insieme all’avvio delle pratiche di esproprio dei terreni interessati dal tracciato, hanno fatto credere ai più che saremmo ad un passo dall’apertura dei cantieri con relativo inizio dei lavori.
Le cose, in realtà, non stanno così come sono raccontate e come qualcuno, interessato, vorrebbe far credere. Al momento il progetto è approdato alle Commissioni Parlamentari competenti che dovranno pronunciarsi e saranno chiamate a farlo successivamente alla soluzione della crisi di governo in corso, con tempi che, ad oggi, non sono definibili.

Alle tre commissioni coinvolte il Comitato ha inviato la corposa documentazione prodotta in 7 anni di attività,  consistente in istanze e richieste rivolte ai vari Enti competenti: Comuni, Regione Molise, Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, A.N.A.S.
Inoltre, abbiamo recapitato gli esposti presentati in diverse Procure, Tribunali, Corte dei Conti e alla Autorità Nazionale Anticorruzione, insieme alle diverse denunce inoltrate dall’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto.

Facciamo presente che sono tuttora aperte inchieste da parte di organismi di controllo da noi attivati che potrebbero invalidare l’iter procedurale seguito fino ad oggi.

La lettura attenta delle schede tecniche dell’ANAS a corredo del progetto definitivo evidenzia in maniera macroscopica l’inconsistenza delle motivazioni a supporto dello stesso. Ricordiamo che il tragitto di soli km 5.450 prevede 2 gallerie, otto viadotti e tre svincoli per un costo complessivo di 170 milioni di euro. Impattanti su un territorio fragile a mezzacosta, in prossimità della falda acquifera (nella prima galleria Trigno) e delle sorgenti del fiume Sordo che alimentano l’acquedotto comunale da 2000 anni.

Nella stessa area insiste un progetto approvato dal Consiglio Comunale di Isernia con due diverse delibere, del 2005 e del 2006, che danno il via libera alla creazione del “Parco delle acque di San Martino” (Lega Ambiente ha tenuto domenica 7 febbraio una conferenza su tale progetto in occasione delle giornate dedicate alle “Aree Umide”).

Inoltre, a poche centinaia di metri in linea d’aria, è presente la “Riserva Orientata di Pesche”, area di interesse naturalistico istituita dalla Comunità Europea.
Nelle sue schede tecniche l’ANAS riporta che il traffico veicolare ipotizzato per il nuovo tracciato sarebbe “esiguo” (testuale), nell’ordine di poche decine di veicoli giornalieri (come abbiamo sempre saputo), con tempi di percorrenza medi abbreviati di appena tre (3) minuti (cosa verificata da noi sul campo da anni).
A queste due risibili motivazioni, non viene aggiunto nient’altro in quanto nient’altro vi è.

Tutto qui!

La lettura degli atti, fatta con animo e mente sgombra da interessi, pregiudizi e ideologie nefaste, dovrebbe portare a una serena bocciatura del progetto, accompagnata magari da una richiesta di restituzione delle parcelle pagate alla società redattrice del piano, la quale ha già intascato la bella cifra di 4 milioni e mezzo di euro.
Se il Lotto Zero venisse realizzato, sarebbe realizzato il più grande spreco di denaro pubblico in Molise degli ultimi decenni.

Il costo dell’Auditorium “Città di Isernia” è stato pari a 55 milioni di euro e sarebbe quindi surclassato di circa quattro volte (ad oggi).

Sempre l’ANAS chiarisce perché insistono da quindici anni nel proporre questo scempio:

1. l’opera è stata richiesta da fantomatici e non specificati “componenti sociali”,
2. non è prevista alcuna ostilità da parte della popolazione.

In pratica si è ingegnato un affare gigantesco con la convinzione che nessuno avrebbe obiettato alcunché.
Nelle osservazioni da noi trasmesse al Parlamento, sottolineiamo le diverse criticità emerse: dalla “questione acque” (in parte i progettisti ci hanno dato ragione modificando il progetto originario) a quella dell’aria, in assenza di studi approfonditi sul tema, e la regione Molise è stata diffidata anni fa dal Ministero dell’Ambiente, per non parlare delle diverse anomalie inerenti l’iter procedurale durante il quale il costo complessivo, partito da 18 milioni, è balzato agli attuali 170 milioni.

Parte delle nostre osservazioni sono riassunte nella lettera aperta che inviamo al Presidente Mattarella (in allegato) in quanto garante supremo e custode delle regole costituzionali che riteniamo ripetutamente violate o ignorate.
Nella missiva si fa riferimento innanzitutto all’obbligo, disatteso, di valutare quella che è definita “Opzione Zero”. Tale opzione indica la necessità tassativa di analizzare non solo il rapporto costi/benefici nel caso in cui si scelga di realizzare un’opera, ma anche le conseguenze che comporta l’eventuale non realizzazione della stessa.
In base alla sentenza del TAR del Veneto n. 333/2012 e del Consiglio di Stato 6777/2018, un procedimento può essere bloccato in mancanza di tale requisito. Nel nostro caso è assolutamente assente.

Nella fase storica di drammatica crisi sociale, economica e ambientale che stiamo attraversando, con in nostri paesi che franano alle prime piogge, con gli assi viari centrali molisani lasciati nell’incuria, una rete ferroviaria obsoleta risalente all’inizio del ‘900, con imbuti di traffico quali quello di Venafro, riteniamo folle la scelta di realizzare un tratto di strada inutile, costoso e dannoso.
Buon senso e cura dell’interesse generale suggeriscono che bisognerebbe invece migliorare e curare l’esistente e gli interventi “pesanti” destinarli a situazioni rilevanti, tenendo in debito conto le compatibilità economiche e ambientali sempre più urgenti, avendo sempre come faro/guida il Bene Comune.

Chiediamo: come mai i fautori del Lotto Zero nel corso di un decennio non hanno mai voluto accettare un pubblico confronto fatto alla luce del sole? Come mai i vari Iorio, Melogli, Toma (che nelle sue dichiarazioni programmatiche lo ha indicato come opera prioritaria) rifiutano il contraddittorio, nascondendosi dietro i tecnici che, bontà loro, eseguono solo ciò che viene loro comandato?

I 170 milioni eventualmente risparmiati, ci eviterebbero uno scempio ambientale, e sarebbero sufficienti ad azzerare l’abnorme deficit della nostra sanità (pari a 103 milioni al 2020!) e, contemporaneamente, basterebbero a fare della nostra terra un esempio di virtù e di conversione ecologica, alimentando progetti di economia circolare.
Sarebbe l’occasione per curare e valorizzare le nostre peculiarità storiche e paesaggistiche uniche, dare un impulso all’agricoltura biologica e all’artigianato tipico e di qualità, mettere in campo un piano regionale di risparmio energetico e … tanto altro ancora!

Lanciamo un appello affinché la delegazione parlamentare molisana, i cui componenti si sono più volte pronunciati contro la realizzazione dell’opera, si impegni con coerenza e determinazione, attivando tutti i canali a loro disposizione e coinvolgendo i loro colleghi presenti nelle commissioni, al fine di formulare un parere negativo che bocci la sua realizzazione.

L’unanimità del mondo politico dichiara ai quattro venti che i 300 miliardi in arrivo nei prossimi anni con il Recovery fund, dovranno avere come obiettivo anche la riconversione ecologica del sistema economico e la creazione di lavoro buono e di qualità. Sprecare invece questa occasione storica, sperperando in colate di cemento e asfalto il denaro pubblico, contraddirebbe in modo clamoroso l’enunciazione di principio che quotidianamente ascoltiamo.
Da parte nostra continueremo con il massimo impegno nella lotta per salvaguardare la nostra terra e per aprire una prospettiva di crescita economica e sociale nel rispetto dell’ambiente e dei diritti, con la convinzione che la partita non è affatto chiusa. 


Celeste Caranci (nella foto in alto), portavoce del Comitato No Lotto Zero

 

LA LETTERA INDIRIZZATA A MATTARELLA

Preg.mo Sig. Presidente della Repubblica

nel nostro Ordinamento giuridico esiste una norma, l'art. 21, comma 2°, lett. B, del D.lgs. 3 aprile 2006 nr. 152, titolato “Definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale”, che impone all'Autorità competente una ben precisa attività istruttoria, articolata in 5 punti e che alla lettera b) testualmente dice:

“L' autorità competente (all'esito delle attivita' di cui al comma 1): a) si pronuncia sulle condizioni per l'elaborazione del progetto e dello studio di impatto ambientale; b) esamina le principali alternative, compresa l'alternativa zero; c) sulla base della documentazione disponibile, verifica, anche con riferimento alla localizzazione prevista dal progetto, l'esistenza di eventuali elementi di incompatibilità; d) in carenza di tali elementi, indica le condizioni per ottenere, in sede di presentazione del progetto definitivo, i necessari atti di consenso, senza che ciò pregiudichi la definizione del successivo procedimento.

           

La lettera b), quindi,  impone l'esame delle soluzioni alternative valutate dal soggetto proponente l'opera, compresa l'alternativa zero, conosciuta anche come “Opzione Zero”, e cioè l'analisi di contesto in caso di non realizzazione dell'opera, o di realizzazione diversa da quella proposta.

           

Il rispetto di una simile analisi istruttoria, a prescindere dalla finalità specifica di tutela ambientale, rende possibili anche collaterali valutazioni di altri interessi con evidente valenza pubblica, e cioé controllo dell'adeguatezza della spesa pubblica relativa all'opera in esame, eventuale riduzione della spesa preventivata, valutazione costi/benefici legati alla realizzazione dell'opera, attività istruttoria oggi estremamente specialistica grazie anche all'uso di modelli matematici per misurare il "valore" dell'ambiente.

           

La procedura di Valutazione dell'Impatto Ambientale, pertanto, richiede che i soggetti proponenti la realizzazione di opere depositino, tra gli altri documenti, lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) nel quale deve essere riportato anche un report descrittivo di quanto innanzi detto, e cioè: le alternative prese in considerazione, compresa l'alternativa zero, con la spiegazione delle motivazioni sottese all'opzione scelta, tenendo presente gli impatti ambientali.        

           

Siamo, quindi, in un settore fondamentale per diritti primari dei cittadini e interessi prioritari dello Stato, derivanti, peraltro, anche dal recepimento obbligatorio di Direttive del Consiglio Europeo.

           

La nostra Giurisprudenza amministrativa ha recepito totalmente il principio della obbligatorietà della valutazione dell'Opzione Zero, fino al punto da annullare gli atti di assenso delle Valutazioni di Impatto Ambientale prive di quella adeguata, fondamentale, analisi propedeutica (per tutte TAR Veneto sentenza 333/2012 e Consiglio di Stato, sentenza n. 6777/2018, dalla quale è estratta la seguente, chiarissima,  sintesi giuridica della questione che qui si espone:


"Di talché, è percepibile un equivoco di fondo nell'azione amministrativa, in quanto non si dubita del fatto che il procedimento sia stato articolato e complesso e tale da consentire la attiva partecipazione di una molteplicità di amministrazioni pubbliche a tutela dei vari interessi pubblici affidati alle loro cure, ma si evidenzia come l'Amministrazione non abbia tenuto conto dell'essenziale circostanza che la valutazione di impatto ambientale, a seguito delle norme previste dal codice in materia ambientale, non si concreta più nella mera verifica di natura tecnica sull'astratta compatibilità ambientale dell'opera, bensì implica una articolata analisi comparativa finalizzata a valutare il sacrificio ambientale imposto rispetto all'utilità socio-economica attesa, tenuto conto anche delle alternative possibili e di una approfondita valutazione sulla effettiva necessità dell'opera, in assenza della quale sarebbe praticabile la cd. opzione zero").

 

Lo stesso dicasi per quanto riguarda la Giurisprudenza della corte di Giustizia Europea, della quale si richiama la  Sentenza della Corte (Sesta Sezione) del 16 settembre 1999.

 

Naturalmente la protezione dell'ambiente è specifico interesse, nonchè dovere, dello Stato, la cui attività, per logica derivazione, deve contemperare gli interessi dell'attività economica e quelli della tutela ambientale, anche, e sopratutto, ai sensi dell' art. 41 della Costituzione.

 

Fatta la breve premessa, necessitata anche dal carattere di "lettera aperta" di questa missiva, che, quindi,  sarà resa nota ai cittadini, riteniamo giusto ed opportuno rivolgerci alla S.V. non solo per le funzioni attribuite dall'art. 87 Cost. in merito alla ratifica dei trattati internazionali e alla conseguente necessità di assicurare il rispetto degli stessi e dei vincoli derivanti dall'appartenenza dell'Italia ad organizzazioni internazionali e sovranazionali, ma anche perchè i cittadini devono poter confidare nel Capo dello Stato quando si determinano situazioni in cui è lo Stato stesso che agisce in aperta difformità, o, per meglio dire, violazione degli obblighi su indicati.

 

E ciò indubbiamente avviene quando una società per azioni, il cui socio unico è il Ministero dell' Economia e delle Finanze, e quindi lo Stato, pretende di realizzare un tratto stradale di circa 5,5 km., nella Regione Molise, depositando agli atti uno Studio di Impatto Ambientale PRIVO della obbligatoria valutazione dell' Opzione Zero. 

           

In questa sede, naturalmente, non entriamo nel merito della vicenda, la cui evidente dannosità per la cassa pubblica e per l'ambiente è già stata illustrata, purtroppo finora inutilmente, da numerose associazioni e movimenti locali, ma vogliamo ribadire un concetto fondamentale: quando un preciso obbligo è recepito e tutelato da due dei tre poteri dello Stato, Legislativo e Giudiziario, il terzo potere, Esecutivo, deve adeguarsi a quel principio e non costringere i cittadini a percorsi giudiziari già definiti non solo nelle specifiche fattispecie, e quindi inter partes, ma anche a livello di principio generale che deve governare la materia, e quindi erga omnes.

           

E' incomprensibile che uno dei poteri dello Stato vìoli apertamente, e, ci consenta, anche con la strisciante arroganza di chi, affidatario di un potere pubblico, non dà risposte, principi riconosciuti dalla Comunità Europea e dagli altri due poteri dello Stato.

       

La Pubblica Amministrazione  non è un soggetto privato che può ignorare obblighi che essa stessa si è imposti recependoli in una legge e confermandoli in sede giudiziaria.

     

Nè i cittadini possono essere vessati con l'imposizione, di fatto, della via giudiziaria per difendere un principio la cui obbligatorietà è indiscutibile, e ciò proprio in ragione dell'altro dovere della P.A. di agire in autotutela quando un diritto, di ordine generale, e quindi operante a prescindere da singole situazioni, è già stato recepito, definito e reso obbligatorio dallo Stato.         

 

Diversamente argomentando dovremmo ritenere che il Parlamento vota le leggi, la Magistratura le applica con provvedimenti aventi, di fatto, efficacia erga omnes e la Pubblica Amministrazione operante a livello esecutivo le ignora, pretendendo ogni volta il pronunciamento di un giudice per riconoscere i diritti dei cittadini, e l'interesse dello stesso  Stato, che quelle leggi tutelano. Questo agire costituisce una violenza istituzionale che non può essere ammessa nella nostra società.

           

In questa sede ci rivolgiamo a Lei come al "buon padre di famiglia", concetto al quale ricorre lo stesso Ordinamento Giuridico, per esprimerLe una considerazione che, in qualità di cittadini, facciamo su questa ed altre simili vicende: non è possibile che funzionari pubblici operino in questo modo, e vorremmo che ci fosse una maggiore intransigenza nei confronti di chi, rappresentando un potere pubblico, dimentica l'origine dello stesso e le finalità per le quali gli è stato conferito. Tra queste finalità non c'è, certamente, quella di costringere i cittadini a difendere nelle sedi giudiziarie diritti che la Magistratura ha già riconosciuto a tutti i soggetti, pubblici e privati, esistenti sul territorio nazionale.

          

Signor Presidente, come vede non si discute del merito della vicenda bensì di una omessa documentazione/valutazione, che, se redatta, potrà essere condivisibile o meno, ma deve essere necessariamente depositata agli atti del progetto per consentirne la compiuta e consapevole valutazione di impatto ambientale in conformità alla legge.

           

Queste omissioni costituiscono, oggettivamente, anche violazioni di Direttive comunitarie e del Trattato istitutivo dell'U.E., vincolanti per l'Italia, e, di fatto, premiano quelle tendenze alla cementificazione del territorio che la storia, la legge e il buon senso, hanno già relegato nell'ambito delle ipotesi assolutamente inevitabili.

           

In via del tutto fuori contesto, Le rappresentiamo, comunque, che realizzare una strada di 5,5 km., spendendo danaro pubblico per 140/170 milioni di euro, in presenza di una strada statale che unisce le stesse parti di territorio, è una decisione che lascia interdetti, specialmente in una regione dove ben altre sono le priorità. E ciò a prescindere dalle puntuali, ed incontestabili, censure di merito che la società locale ha già espresso e che sono tutte verificabili.

          

Sig. Presidente, nell'occasione Le significhiamo tutta la stima e il rispetto per la figura istituzionale ed umana che Lei rappresenta.