La violenza istituzionale (patriarcale) in Italia: Laura, Paola e tante troppe donne

SECONDA PARTE. Il sit in a Vasto contro la persecuzione in nome della inesistente PAS, la colpevolizzazione delle donne vittime nei tribunali raccontato da Voci Di Dentro, quotidiano maschilismo nelle carceri.

La violenza istituzionale (patriarcale) in Italia: Laura, Paola e tante troppe donne

La PAS, sindrome da alienazione parentale, non esiste ma perseguita. È quanto accade nei tribunali italiani da anni, testimonianze viventi ne sono Laura Massaro e tante altre madri. È stato ricordato e denunciato il 7 maggio nel sit in organizzato a Vasto come abbiamo raccontato nel nostro articolo  per il lancio della manifestazione.  La registrazione quasi integrale del sit in con gli interventi di Laura Massaro e Federica D’Alessio è disponibile in questi video

https://www.youtube.com/watch?v=QPrzNYj3sOs

https://www.youtube.com/watch?v=dUn0Ww__TnI

https://www.youtube.com/watch?v=bzzPYNf9AJc

https://www.youtube.com/watch?v=zjezG6zhiII

Nei video pubblicati su youtube sono riportate le motivazioni e la denuncia di quanto accade ogni giorno, della persecuzione subita da madri e figli.

Sono temi scomodi, che interrogano le coscienze ed impongono di non rimanere mai inerti e materassi di piume. Alcune reazioni sui social prima, durante e dopo la manifestazione lo dimostrano. E ancor di più l’assenza dei “democratici”, “progressisti”, “noi siamo la sinistra vera” o – come qualcuno dichiarò alla stampa mesi fa quando c’era profumo di campagna elettorale (le poltrone profumano, la lotta alle ingiustizie puzza a certuni a quanto pare invece…) – “noi siamo l’unica sinistra” dimostra quanto si vanno a toccare potentati e sacche di consensi e voti, di capibastoni e interessi che esistono e persistono ad ogni livello.

Su questa terra più piatta di una sogliola, camomilla e inerte, sand’andonj accett tutt (basta pensare ai propri meschini interessi di bottega) tanto abbiamo scritto e tanto torneremo a fare. Loro non mollano i comodi divani della loro inesistente coscienza, neanche noi nel martellare e squarciare il velo delle ipocrisie.

Il sit in a Vasto è avvenuto alla vigilia della “Festa della Mamma” proprio per sottolineare e denunciare l’ipocrisia squallida e vigliacca di un Paese che celebra a parole ma perseguita nei fatti.  

Un anno fa l’Italia fu condannata dalla Corte Europea dei Diritti Umani per la “colpevolizzazione” in tribunale di una ragazza vittima di stupro.

Una realtà che avviene in troppi tribunali, è quotidiana persecuzione per le donne vittime della violenza maschile. Lo abbiamo raccontato tante volte, e tantissime altre torneremo a farlo in futuro, sulle nostre pagine.

Nei giorni di un’altra festa in cui retorica e ipocrisia dominano e ne violentano la vera essenza e motivazione è l’8 marzo. Nel numero di Voci Di Dentro pubblicato in quei giorni è stata raccontata la storia di Paola, una donna che la persecuzione colpevolizzante ha subito. Una vicenda che ci ha raccontato il direttore Francesco Lo Piccolo in un’intervista.

Un racconto della violenza istituzionale contro le donne a cui ha contribuito donandoci una testimonianza,  riflessione e denuncia sul patriarcato quotidiano nelle carceri italiane, Sefora Spinzo, attivista di Voci Di Dentro.

«Abbiamo aperto questo numero con il titolo “quando la violenza sulle donne continua anche nelle istituzioni” per  denunciare che le donne sono doppiamente vittime e subiscono doppia violenza anche attraverso le stesse istituzioni. Sul giornale dedichiamo diverse pagine al racconto di donne che hanno subito violenza anche nelle istituzioni. Nei processi le donne che hanno subito violenza vengono di nuovo violentate dai giudici, una storia che raccontiamo è quella di Paola. Una donna che ha subito violenza, che si trova in carcere, che ha subito violenza anche dal marito, che è stata interrogata in tribunale trasformandola quasi in una colpevole e a cui è stato chiesto di testimoniare in un processo a favore di chi l’ha maltrattata.

La violenza anche nelle istituzioni è questa, esiste la violenza anche all'interno delle carceri in cui ci sono 2000/2200 persone donne. In carceri  costruiti per  uomini, senza bagni e senza quelle strutture di cui una donna avrebbe bisogno. Non saper affrontare un problema per 2000/2200 vuol dire proprio non volerlo fare. Ci sono istituzioni in cui sono rinchiusi dei bambini, anche sotto i tre anni. All’interno delle carceri sono una quindicina attualmente, sono anni che si dice basta bambini o basta bambine nelle carceri eppure ci sono.

E ci sono nelle carceri anche donne che partoriscono, dentro le celle, ditemi voi se questo è normale …  Quando parliamo di violenza che continua anche nelle istituzioni denunciamo anche questo: le istituzioni non sanno assolutamente o non vogliono assolutamente risolvere questi problemi».

«Ricollegandomi a queste parolela riflessione di Sefora Spinzoin cui si sono denunciati il maschilismo e il patriarcato all'interno del carcere  una testimonianza vivente la viviamo settimanalmente. Il ruolo della donna nella società come nel carcere è che deve curare il “focolaio” e deve cucinare. Questo il motivo anche per il quale noi come associazione non possiamo fare delle attività di tipo culturale nella sezione femminile perché loro si devono occupare di cucito o di qualcosa di pratico, siamo lontani da una cultura che dà una voce alla donna.

Infatti le donne che riusciamo a contattare sono le donne che sono affidate all’associazione o comunque donne che cerchiamo noi. Il ruolo della donna rimane marginalizzato alle faccende domestiche, relegate non solo dalla società ma dalle istituzioni stesse».

 

L’ultimo numero della rivista Voci Di Dentro è disponibile integralmente qui

https://drive.google.com/file/d/1uy4DUjQhmDN_cNpcDPJB3kIr8mAbWM8-/view

https://ita.calameo.com/read/0003421548240e802c361

 

 

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