MOSTRA: Sebastião Salgado, Amazônia

Per sei anni ha viaggiato nell’Amazzonia brasiliana, fotografando la foresta, i fiumi, le montagne e le persone che vi abitano.

MOSTRA: Sebastião Salgado, Amazônia
Sciamano Yanomami dialoga con gli spiriti prima della salita al monte Pico da Neblina. Stato di Amazonas, Brasile, 2014.

«Un’immersione totale nella foresta amazzonica, tra la maestosità della sua vegetazione, la potenza delle montagne, il fragore delle acque, la vita delle popolazioni indigene che la abitano e custodiscono.»

È la mostra Sebastião Salgado. Amazônia, al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo dal 1° ottobre 2021 al 13 febbraio 2022, unica tappa italiana del progetto.

L’Amazzonia vista dall’alto

L’unico modo per poter cogliere le reali dimensioni della foresta è osservandola dallo spazio. Occupa un terzo del continente sudamericano, un’area più estesa dell’intera Unione Europea, è attraversata dal Rio delle Amazzoni che, con i suoi circa 1.100 affluenti, di cui 17 lunghi più di 1.500 chilometri, alla fine della sua corsa riversa nell’Oceano Atlantico, il 20% dell’acqua dolce di tutta la Terra.

Osservata da un aereo o da un elicottero, la foresta pluviale di colpo prende forma: un vasto manto verde decorato dalle linee curve e sinuose dei lenti fiumi che lo attraversano. Durante la stagione delle piogge questo arazzo ordinato viene scompaginato dai fiumi che esondano dai propri argini, alle volte addentrandosi fino a 100 chilometri nella foresta, altre dando vita a laghi e lagune. Il paesaggio è talmente pianeggiante che a Tabatinga, al confine occidentale tra Brasile e Colombia, il Rio delle Amazzoni si trova a soli 73 metri sopra il livello del mare sebbene gli restino ancora 4.660 chilometri da percorrere.

Questo ciclo naturale, che è sopravvissuto per milioni di anni, ora è in pericolo. La deforestazione sta accelerando, soprattutto ai margini della giungla, dove la presenza di strade ha attirato agricoltori, tagliatori di legna e minatori. Tale fenomeno si sta concentrando prevalentemente nei territori demaniali, mentre le foreste delle terre indigene e dei parchi nazionali sono per ora interessate in modo più marginale.

Tuttavia, stante l’avvenuto abbattimento di almeno il 17,25% della biomassa, il timore è che la deforestazione possa presto giungere a “un punto di non ritorno” in cui il bioma, ovvero la caratterizzazione di un ambiente data da una particolare vegetazione e un particolare clima, non sarà più in grado di ripristinarsi con la conseguente trasformazione di vaste aree boschive in savane tropicali.

in foto: Arcipelago fluviale di Mariuá. Rio Negro. Stato di Amazonas, Brasile, 2019 © Sebastião Salgado/Contrasto

 

Monte Roraima. Stato del Roraima, Brasile, 2018.

La mostra, in anteprima in Italia, con più di 200 opere ci immerge nell’universo della foresta mettendo insieme le impressionanti fotografie di Salgado con i suoni concreti della foresta. Il fruscio degli alberi, le grida degli animali, il canto degli uccelli o il fragore delle acque che scendono dalla cima delle montagne, raccolti in loco, compongono un paesaggio sonoro, creato da Jean-Michel Jarre.

La mostra mette in evidenza la fragilità di questo ecosistema, mostrando che nelle aree protette dove vivono le comunità indiane, guardiani ancestrali, la foresta non ha subito quasi alcun danno e ci invita a vedere, ascoltare e a riflettere sulla situazione ecologica e la relazione che gli uomini hanno oggi con essa.

 

Dal 01 Ottobre 2021 al 13 Febbraio 2022

ROMA

LUOGO: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo

INDIRIZZO: Via Guido Reni 4/a

ORARI: Mar - Dom 11 - 19 | Lun chiuso

CURATORI: Lélia Wanick Salgado

 

SITO UFFICIALE: http://www.maxxi.art