No Bavaglio, il silenzio è mafia. Anzio e Nettuno in piazza contro i clan

Appuntamento sabato 26 febbraio, ore 11:00. Insediate le commissioni d'accesso prefettizie in entrambi i Comuni.

No Bavaglio, il silenzio è mafia. Anzio e Nettuno in piazza contro i clan

Alchimie mafiose portano in Europa cocaina discolta nel carbone. Un’inchiesta giunta sulle pagine del Times. E, come accaduto anche di recente con la società foggiana, quando fatti considerati «locali» approdano sulla stampa internazionale si conferma che di solo «locale» hanno ben poco. Sono sistemi e reti, criminali, che si strutturano, consolidano, avanzano, rischiano di egemonizzare interi territori.

fatti hanno la testa dura e arriva sempre il giorno in cui negazionismi, riduzionismi, normalizzazioni e narrazioni di comodo vengono spazzate via.

Ci sarà sempre chi continuerà a credere alle verità dell’apparenza, dell’omologazione, della convenienza, dell’accettazione di tutto e il contrario di tutto (in alcune regioni, come l’Abruzzo, son coloro che vengono definiti «Sand’Andonji accett tutt») ma la realtà irrompe e chiama. Uscir di casa è quasi un obbligo, quasi un dovere tra piacere d’incontri a grappoli, ideali identici, canti e colori tra grida che avanzano. Non se le prenderà Guccini se ci si permette di parafrasare una sua canzone.

Una folla che grida ed avanza, che chiama ad un dovere, un obbligo e un piacere, sarà in piazza contro bavagli, silenzi e mafie.

Si ritroverà sabato 26 febbraio in piazza Pia ad Anzio.

Una mobilitazione importante, della società civile, per la legalità, la democrazia, di un fronte ampio e tenace che vuol gridare la verità vera e non rassegnarci. In un territorio dove da decenni son presenti camorra e ‘ndrangheta che fanno sentire il peso della loro presenza. Arrivando anche ai gangli più importanti delle istituzioni e di settori economici. L’arrivo della cocaina disciolta nel carbone, circostanza che ha colpito persino il Times, è stato documentato e denunciato in una recente operazione antimafia nei comuni di Anzio e Nettuno.

«Alle porte di Roma la ‘ndrangheta gestiva voti e appalti» ha titolato Linda Di Benedetto su Domani. La Roma del «mondo di mezzo», delle mafie che si incontrano e scontrano tra clan italiani e non solo, settori del mondo ultras infestato dal neofascismo, pezzi ancora sedimentati della Banda della Magliana, colletti bianchi, il «mondo di sopra» delle alte sfere criminali, economiche e politiche, il «mondo di sotto» del narcotraffico e dell’usura, del racket e degli affari sporchi negli angoli più diversi. Uniti dal «mondo di mezzo» di traffichini, clan, affari criminali, il «mondo» in cui era protagonista assoluto Diabolik.

E il suo omicidio si porta dietro ancora misteri e trame, scontri e spostamenti di potere nel ventre oscuro (e in realtà evidente, fin troppo evidente) della Capitale. 65 arresti e l’emersione di uno spaccato importante dei sistemi criminali, legati a famiglie di ‘ndrangheta come i Gallace, i Perronace e i Tedesco, che – rivelano i documenti dell’inchiesta – controllavano il territorio «in maniera capillare». Come dimostra, quasi un cerchio che si chiude, il caso di un imprenditore il cui socio occulto era proprio Diabolik.

Le mafie non sono solo una questione di manette e forze dell’ordine, di magistrati repressivi e poco altro. Le mafie inquinano territori ed economia, divorano società e impongono ingiustizie sociali, iniquità e oppressioni sociali.

Passano i decenni ma la realtà è sempre quella eversiva argomentata da Gramsci, la borghesia mafiosa post unitaria. E un sistema di dominio, controllo, contro i più deboli e a favore dei potenti. Un sistema che si fa potentato esso stesso. Potenti e prepotenti, come rivelano anche alcune intercettazioni, e una rete capillare – versione sempre più avanzata del vecchio clientelismo – dove appalti e bene comune diventano terreno di caccia e «bene privato». In un doppio significato: dominio di pochi (e mafiosi) e privato – nel senso di tolto – alla comunità.

«Sabato 26 febbraio, in piazza Pia ad Anzio alle ore 11 associazioni, cittadini e giornalisti scenderanno in piazza per far sentire la loro voce dopo gli arresti per ‘ndrangheta che hanno investito le due città del litorale di Anzio e Nettuno. Una notizia che ha fatto il giro dei media nazionali e internazionali portando alla luce le infiltrazioni dei clan mafiosi. Droga, armi, appalti secondo gli inquirenti erano il terreno sul quale si muovevano queste famiglie calabresi. Anzio e Nettuno non sono questo. Anzio e Nettuno non appartengono alle mafie. Sabato 26 febbraio i cittadini sono invitati a partecipare per far sentire la loro voce perché il “Silenzio è Mafia”» si legge nell’appello per la manifestazione lanciato da Rete No Bavaglio-Liberi di essere informati, Coordinamento antimafia Anzio e Nettuno e Reti Giustizia.

«La manifestazione è aperta a tutti e non è una iniziativa spot ma ha lo scopo di costruire una rete per valorizzare tutte quelle forze sane che lavorano nel territorio per l’inclusione, la giustizia sociale e la lotta alle diseguaglianze che sono il vero antidoto ai clan e al welfare criminale. Per questo sabato 26 febbraio i cittadini scenderanno in piazza per far sentire le loro voci libere contro un fenomeno criminale nel quale non si riconoscono» scrive la giornalista Linda Di Benedetto della Rete NoBavaglio-Liberi di essere informati. Tantissime le adesioni che stanno arrivando da associazioni, giornalisti come Paolo Borrometi, movimenti, cittadini.

«Trovo vergognoso che sia coinvolto anche chi dovrebbe combattere il crimine in prima linea. Droga, attività commerciali e anche servizi pubblici, tutti gli interessi della Mafia si sono riversati sul litorale laziale – ha dichiarato Roberta Della Casa, la presidente di #Noi-associazione antimafia (nata dallo straordinario impegno di coraggio e denuncia della giornalista antimafia Federica Angeli e da anni in prima linea contro le mafie e per la legalità democratica) - Noi siamo al fianco degli agenti che hanno indagato e di tutte le persone per bene di Anzio e Nettuno». Interessi riversati da fin troppi anni, che avanzano e si svelano nella loro drammatica, violenta, criminale essenza, da fin troppi anni.

L’archivio online del sito web di organizzazioni come l’Associazione Nazionale contro le illegalità e le mafie Antonino Caponnetto, protagonista da lustri di denunce, convegni e altre iniziative comprese interrogazioni parlamentari, sono la dimostrazione e la documentazione di quanto mafie, camorra e ‘ndrangheta sono attivi e presenti nel litorale laziale negli affari (sporchi e criminali) e settori pubblici più disparati. 

Nei giorni scorsi si sono insediate, dopo il via libera dal Ministero dell'Interno, le commissioni prefettizie che indagheranno sugli appalti assegnati negli anni scorsi nei settori dell'edilizia, della gestione dei rifiuti, della scuola, della sanità, delle attività balneari e di altri settori economici.

Entrambi i comuni potrebbero, alla luce delle relazioni che le commissioni consegneranno al termine dei loro lavori, addirittura rischiare lo scioglimento.

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