A Rozzano i beni confiscati alla mafia vengono distrutti (per ricostruire)

A Rozzano i beni confiscati alla mafia vengono distrutti (per ricostruire)

Rozzano- Molise5. Che cos'è?

È  una villa che lo Stato ha confiscato ad un boss della 'ndrangheta venditore di morte visto che era un grossista (traffica ancora?) di droga. Il bene in questione, da qualche anno, è affidato al Comitato Molise 5 che ha avviato, con dei volontari, un'attività volta a divulgare cultura antimafia.

Io c'ero quando insieme a Pino Giuseppe Cassata e Salvatore Borsellino fu piantato quell'ulivo. Ero lì con lo stesso spirito con cui c'ero oggi, ossia nella convinzione che per liberarci della mafia occorre partire dalle scuole, dai giovani, dalla divulgazione della cultura antimafia. In quel luogo si incontrano ragazzi e ragazze scout, alunni e insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, ragazzi e ragazze diversamente abili, detenuti, anziani che curano l'orto ogni giorno. Insomma Molise5 è diventato, negli anni, un punto 
di riferimento fermo per tante e tanti.

Un'officina della legalità mi piace definirla. L'amministrazione comunale di Rozzano cosa fa?

Propone un progetto che viene sottoposto al voto in consiglio comunale e tutti, ripeto tutti, votano a favore del progetto. Peccato che il progetto, votato anche da chi ti aspetti che invece si faccia da subito promotore di un'opposizione senza sconti, prevede la demolizione del bene per la realizzazione di un progetto che vedrà una destinazione completamente diversa del bene.

Oggi il primo cittadino di Rozzano era assente, evidentemente, aveva altro di meglio da fare. Abbiamo appreso con estrema chiarezza da una consigliera comunale di maggioranza (di cui non ricordo il nome), che peraltro ha tenuto a sottolineare di non avere alcuna delega del Sindaco e quindi era presente solo per ascoltare, che l'amministrazione comunale ha fatto una scelta politica. Quindi la demolizione di Molise5 è una scelta politica! Il massimo della sua espressione per ringraziare i volontari è stata: "Avete gestito benissimo il bene fino ad ora: Grazie!" e ancora "E lei (rivolgendosi a Pino Cassata) con la sua agenda rossa non ha un altro posto dove andare?"

Mi sono vergognato per lei.

Un'amministrazione che fa una scelta politica del genere favorisce, involontariamente (si spera), chi ha interesse a far dimenticare. Costoro non rappresentano lo Stato. 
C'era molta gente ed erano presenti anche dei giovani. Avrei voluto dire a tutti che devono essere orgogliosi di quel bene e del riscatto che oggi rappresenta. Di non rassegnarsi e di lottare, perché di questo si tratta, di fare una battaglia di civiltà.

La cosa importante è stare insieme, uniti e che nessuno si senta e rimanga da solo.  

Rebecca, 12 anni, è intervenuta e con la sua emozione e la sua dolcezza ha reso l'idea di come in quel luogo si può crescere cittadini responsabili e consapevoli. Di come si diventa veicoli di legalità. Questo da molto  fastidio, evidentemente. È un ostacolo per chi vive e vorrebbe continuare a farlo indisturbato, nell'illegalità.  

"Il sindaco si vanta dei cani antidroga e demolisce un immobile confiscato ad un narcotrafficante 'ndranghetista cancellando di fatto quel bene e ciò che rappresenta" osservava dal pubblico una signora.

Pino Cassata intervenendo con la passione che lo contraddistingue ha descritto una situazione reale. Ha usato un linguaggio forte ma ha preferito non nascondersi dietro un linguaggio politichese che non serve a nessuno. La mafia ha ammazzato donne, uomini, sciolto nell'acido bambini, ha fatto saltare per aria giudici, prefetti, politici antimafia, gli uomini e le donne della scorta, inquina l'economia, pilota gli appalti che determinano un lavoro al ribasso sulle pelle delle lavoratrici e dei lavoratori, penetra ovunque, perfino nell'acqua che esce dai rubinetti.

E noi dovremmo utilizzare dei toni pacati con chi ha scelto politicamente e praticamente deciso di demolire la villa  privando la cittadinanza di un bene che produce legalità? Se vi fosse stato un motivo di sicurezza per determinare la demolizione dell'immobile poteva certamente essere una scelta condivisa ma una scelta politica senza alcuna valida motivazione ma che, inevitabilmente, porterà a cancellare la memoria e a bloccare quelle attività che alimentano la cultura antimafia è inaccettabile.

"Non si può essere indifferenti di fronte a tutto ciò ha detto un giovane scout" e ancora "com'è possibile che Molise5 non ci sarà più" diceva Rebecca, "qui ho imparato a conoscere quelle persone" indicando uno striscione raffigurante Falcone e Borsellino con all'interno una scritta "Mai più".

Essere dalla parte della legalità vuol dire lavorare per creare condizioni migliori per tutte e tutti spazzando chi vuole mafia, corruzione e morte.

Un futuro certamente migliore per i ragazzi e le ragazze. Rozzano svegliati da questo torpore che, pur non volendo, fa il gioco di chi vuole che cali il silenzio su Molise5. Il silenzio è prezioso alleato di chi pratica un detto molto conosciuto da chi appartiene a certi ambienti ovvero calati iuncu chi passa la china. La  scelta di demolire Molise5 di certo non farà sentire il profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso e del malaffare come diceva Paolo Borsellino. Profumo di libertà che sente e respira chi entra, oggi, in Molise5.  
E per questo che non c'è da perdere tempo. 

Una manifestazione pacifica ma che urli e rivendichi un paese libero dal malaffare e dalle mafie credo che sia il minimo che si deve a Paolo, Emanuela, Agostino, Vincenzo, Walter, Claudio ma anche a chi  in questi anni, tutti i giorni, ha donato il proprio tempo per far vivere la speranza a Rozzano. Quella speranza, quella cultura e quel profumo di libertà che oggi abbiamo respirato anche grazie a Rebecca.
Sono convinto che andando avanti, uniti, si vince!

Riccardo Panella