Al via la campagna di sicurezza stradale “Safety Days”
Al via la campagna di sicurezza stradale “Safety Days”
Al via la campagna congiunta di sicurezza stradale “SAFETY DAYS” promossa da ROADPOL (“European Roads Policing Network”, la rete di cooperazione tra le Polizie Stradali), l’iniziativa svolta con il supporto della Commissione Europea, che si inserisce nel quadro della “Settimana Europea della Mobilità” (16-22 settembre 2021), con lo scopo di ottenere, a livello europeo, una giornata, quella del 21 Settembre 2021, a zero vittime sulla strada.
Ulteriori e collaterali scopi della campagna ROADPOL “SAFETY DAYS” sono quelli di:
Aumentare la consapevolezza sociale del fenomeno della mortalità ed incidentalità grave sulle strade europee, oggi più che mai in aumento;
Richiamare l’attenzione degli utenti della strada sulla necessità di riallinearsi all’obiettivo europeo della riduzione del 50% del numero delle vittime sulle strade per il 2030;
Dimostrare che, con un ampio sostegno da parte della collettività, si può essere in grado di ridurre il numero delle vittime e dei feriti gravi sulle strade europee.
In occasione di tale operazione la Polizia Stradale predisporrà, sull’intero territorio nazionale, mirati servizi volti alla riduzione delle principali cause di incidentalità, individuabili nella elevata velocità, nel mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza, dei sistemi di ritenuta per bambini, del casco protettivo e nell’uso di telefoni cellulari alla guida (principale fonte di distrazione).
L’iniziativa si accompagnerà allo svolgimento di attività di prevenzione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini.
Anche nella Provincia di Isernia la Polizia Stradale attuerà eccezionali servizi di controllo, con tutte le apparecchiature in datazione (Autovelox, Telelaser, Etilometro, precursori per la verifica dello stato di alterazione da stupefacenti, ecc.), per arrivare il 21 settembre ad una giornata senza vittime sulla strada. Inoltre nella mattinata dello stesso giorno è previsto un incontro con gli studenti dell’Istituto Superiore “Cuoco-Manuppella”, in cui ai giovani studenti sarà illustrata l’iniziativa, al fine di sensibilizzarli sul tema della sicurezza stradale. Ai giovani saranno mostrati anche i mezzi e le apparecchiature in uso alla Polizia Stradale.
Tutti coloro che vorranno sostenere la campagna sono invitati a visitare la predetta pagina web e a fare click sul tasto “pledge” (“impegno”), tramite il quale, ciascun utente della strada, inserendo la propria e-mail ed il proprio nome, sottoscriverà formale impegno a rispettare le regole del codice stradale nell’ottica della riduzione dell’incidentalità su tutte le strade europee.
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DIOGHENES APS - Ass. Antimafie e Antiusura
Dioghenes APS è un’Associazione senza fini di lucro, Antifascista, Antirazzista e Laica. Persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.
Ha come scopo sociale la promozione dei valori della Legalità, della Giustizia e della Tutela dell’Ambiente, del Territorio e dei Diritti Umani e Civili; l’impegno contro ogni forma di illegalità e di organizzazioni criminali, di intolleranza, violenza, discriminazione e razzismo.
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«Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi»
Franz Kafka
Una fimmina calabrese, così Lea Garofalo sfidò la ‘ndrangheta
Questa è la storia di Lea Garofalo, la donna-coraggio che si è ribellata alla ‘ndrangheta, che ha tagliato i ponti con la criminalità organizzata. Nata in una famiglia mafiosa, ha visto morire suo padre, suo fratello, i suoi cugini, i suoi parenti, i suoi amici, i suoi conoscenti. Un vero e proprio sterminio compiuto da uomini senza cuore, attaccati al potere e illusi dal falso rispetto della prepotenza criminale. Lea ha conosciuto la ‘ndrangheta da vicino: come tante donne, ha subìto la violenza brutale della mafia calabrese. Ha denunciato quello che ha visto, quello che ha sentito: una lunga serie di omicidi, droga, usura, minacce, violenze di ogni tipo. Ha raccontato la ‘ndrangheta che uccide, che fa affari, che fa schifo! È stata uccisa perché si è contrapposta alla cultura mafiosa, che non perdona il tradimento – soprattutto – di una fimmina. A 36 anni è stata rapita a Milano per ordine del suo ex compagno, dopo un precedente tentativo di sequestro in Molise, a Campobasso.
La sua colpa? Voler cambiare vita, insieme a Denise. Per la figlia si è messa contro il convivente, i parenti, il fratello Floriano.
In questo Paese «senza memoria» lo Stato dovrebbe vergognarsi per come ha trattato e continua a trattare questi cittadini onesti, che hanno semplicemente fatto il proprio dovere. Gli esempi non possono essere accatastati. Devono poter sbocciare come candide rose, per inebriare le nostre menti delle loro passioni, della loro forza e del loro immenso coraggio. Senza dimenticare i familiari delle vittime, nemmeno loro possono essere lasciati soli.
Le mafie, sino a oggi, hanno ucciso più di 150 donne. Solo grazie alle fimmine è possibile immaginare un futuro diverso per questo Paese, un futuro senza il puzzo opprimente di queste organizzazioni criminali, che possono tutto per la loro immensa potenza economica e militare. Per i loro legami secolari con la politica e le Istituzioni. Con Lea e con Denise non hanno potuto nulla.