Incontro con l’inviato di guerra Toni Capuozzo il 5 novembre a Casalbordino

L’evento organizzato dall’associazione MeD (Mari e Deserti) si terrà presso l’auditorium comunale “Tito Molisani”.

Incontro con l’inviato di guerra Toni Capuozzo il 5 novembre a Casalbordino

«Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare». (Tiziano Terzani, Un indovino mi disse)

C’è una scena di Fortapasc, il film di Marco Risi su Giancarlo Siani, che fa riflettere. Una passeggiata in riva al mare, Giancarlo e il suo “capo” che conversano amabilmente, ridendo e scherzando.

Ma in quei secondi placidi e tranquilli c’è il racconto di tutta la storia civile italiana e del giornalismo. Un racconto conflittuale, quello tra il giornalista impiegato e il giornalista-giornalista, tra chi tace e si amalgama e chi non trova mai pace. «Le notizie so rottur e cazz», dice Sasà al giovane Giancarlo, invitandolo a vivere in pace.  

 

Ma il cronista non trova mai pace, il cronista vero vive un tornado, nel suo intimo. La Mehari di Giancarlo è il simbolo del suo ricordo perché ha rappresentato la ricerca, il vagare nel quotidiano, in ogni momento. Per cercare le notizie utili alla collettività. Nelle terre di mafia, di camorra, di ogni ingiustizia e oppressione o nei teatri di guerra il cronista non si ferma nei grandi alberghi, non si accontenta di accucciare il microfono davanti ai potenti.

 

Frequenta i bar e le piazze, si intrufola nei vicoli e negli anfratti delle città. Incontra l’umanità più varia, porta al centro le periferie e gli emarginati, dona voce a chi non ha voce, parafrasando Marco Revelli s’incunea nei meandri del disordine globale.

 

Le miniere a cui faceva riferimento un grandissimo e profondo giornalista come Terzani, la pace che non ha mai trovato Giancarlo Siani, sono ancora oggi bussole e stelle polari del giornalismo.

 

Albert Einstein disse che ci sono cose considerate impossibili finché non arriva qualcuno che non lo sa e le realizza. È quel che accade nel giornalismo odierno, in quel mondo su cui dominano narrazioni e luoghi comuni soprattutto da chi non lo vive. O lo fa solo ai margini, seduto dietro comode scrivanie e poltrone. Poi c’è chi invece non si accontenta dei luoghi comodi e comuni, chi pone domande, chi tutta la vita si lascia infiammare e guidare dalla ricerca delle miniere senza trovare pace, pone dubbi, interrogativi, incontra e conosce. Il giornalista, l’inviato di guerra tra loro.

 

L’Italia è stata terra di grandi giornalisti di guerra, dallo stesso Tiziano Terzani ad Oriana Fallaci. Una lunga tradizione ancora oggi portata avanti.

Tra essi Toni Capuozzo, ospite il 5 novembre a Casalbordino dell’associazione MeD (Mari e Deserti).Una vita da inviato – conversazione con Toni Capuozzo” il titolo dell’incontro, con il patrocinio del Comune di Casalbordino, che si terrà alle 18 presso l’auditorium comunale “Tito Molisani” in via martiri dell’11 settembre. 

Giornalista professionista dal 1983 Capuozzo ha seguito tutti i principali conflitti bellici degli ultimi decenni. Divenne professionista mentre stava seguendo le vicende dell’America Latina per il giornale di Lotta Continua e ha collaborato negli anni con Reporter, Panorama ed Epoca. È noto soprattutto come giornalista televisivo, per le collaborazioni con Tg4, Tg5 e Studio Aperto e la conduzione del programma d’approfondimento Terra.

La sua prima esperienza televisiva risale agli Anni Ottanta quando collaborò con Mixer di Giovanni Minoli occupandosi di mafia.