Marco Valenti e “Cometa e bugie, dopo vent’anni” (Edizioni Dialoghi)

Marco Valenti e “Cometa e bugie, dopo vent’anni” (Edizioni Dialoghi)

Oggi siamo in compagnia dello scrittore Marco Valenti, architetto, nato a Roma, autore dei libri: Un senso alle cose, scritto a quattro mani con Paolo Scatarzi, Cometa e bugie e la raccolta di racconti Quel colore delle foglie in autunno (quando stanno per cadere) oltre al romanzo RIP. Siamo curiosi di conoscere il motivo per cui un autore pubblichi un libro con un titolo simile, a distanza di vent’anni. Lo chiediamo al diretto interessato.

Ciao Marco, benvenuto su WordNews.it! Raccontaci un po’ com’è nata l’idea di Cometa e bugie, dopo vent’anni. Si tratta di un seguito di Cometa e Bugie pubblicato nel 2011?

«Ciao Maggie e grazie. Anche se Cometa e bugie, autoprodotto, è stato certamente il mio libro più letto e quello per il quale ho avuto le maggiori interazioni con lettori e amici, mi piace considerare Cometa e bugie dopo venti anni come qualcosa di nuovo rivolto a tutti. Racchiude una nuova stesura del primo romanzo le cui vicende si sviluppavano durante il passaggio della cometa del 1997 (e si interrompevano prima del 2000) tra una prefazione e una narrazione collocate venti anni dopo, nel 2017. In venti anni è cambiato il mondo, sono cambiati loro (i personaggi) e insieme sono cambiato, ovviamente, anche io. In occasione del ventennale del passaggio di Hale-Bopp ho creduto interessante chiudere le storie di tutti in un modo che mi sembra poter essere interessante.

Sono sempre rimasto affezionato sia a Cometa e bugie che ai personaggi che abitavano quelle storie (Cometa e bugie è anche una pagina Facebook).»

La differenza tra i due libri quindi sta proprio nel tempo trascorso?

«Sì: sotto innumerevoli punti di vista. Alcune sono proprio riportate in questo brano del libro.

Da Papa Giovanni Paolo II a Papa Francesco; dal Sindaco Rutelli alla Sindaca Raggi; da Prodi a Gentiloni, da Clinton a Trump. L’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle, il terrorismo, la pandemia di influenza con polmonite chiamata SARS che partì dall’Asia nel 2003, la crisi economica iniziata in America con la bolla sui mutui e poi la Lehman Brothers e la successiva crisi europea, i nuovi populismi, i fenomeni migratori nel mediterraneo e i nuovi razzismi, le post-verità. L’avvento e il consolidamento del web 2.0 con tutti i suoi pro ma anche con tutti i suoi contro. Tutti troppo inutilmente connessi dietro le loro individuali profonde solitudini.

Invito a rifletterci. La società è cambiata: il mondo del lavoro, la comunicazione, la moda, la tecnologia, il modo di vivere, la reputazione degli individui e il bisogno di una reputazione digitale. È finita un’era e ne è cominciata una nuova.

I principali protagonisti di allora erano sulla trentina e oggi hanno quasi sessant’anni. Le prima frasi del libro dell’epoca le ho scritte prima del 1997: mentre ti rispondo, dopo 25 anni, ho 60 anni. Scrivo in modo diverso e si legge in modo diverso. Ho ritenuto di ingentilire parti scritte nello scorso millennio lasciando comunque evidenti le differenze, sia stilistiche che narrative, tra quanto è parte delle storie 1997-99 e quanto narrato nel 2017.»

Quello che colpisce dalla tua narrazione, oltre alla padronanza del linguaggio e lo stile, è l’entusiasmo con cui racconti, che rispecchia un grande interesse verso il prossimo e verso tutto ciò che ti circonda. Su quali valori è basata la tua scrittura?

«Scrivo molto e forse penso anche troppo. Quando licenzio una storia ho sempre dei messaggi imbarcati insieme ai fatti narrati, delle intenzioni – più o meno manifeste – di far sì che vengano elaborate dal lettore. Se riesco a far riflettere chi legge una mia storia, a prescindere dal gradimento, ho raggiunto quel che volevo.

Lo stile cerco di piegarlo a quanto ritengo più funzionale alle storie che racconto. RIP era stilisticamente completamente diverso da Cometa e bugie dopo venti anni e nella mia raccolta di racconti Quel colore delle foglie in autunno i racconti sono volutamente scritti in modo diverso. Se non vuoi scrivere sempre la stessa storia con lo stesso andamento non puoi ritenere che lo stesso vestito calzi sempre bene a ogni racconto. “One size fits all” non va bene.

In Cometa e bugie dopo venti anni ci sono molti valori e nessun personaggio è catalogabile in soltanto buono o solamente cattivo. Tutti servono e tutti sono interessantissimi.»

Un libro è un po’ come un figlio. Lo si mette al mondo, ma poi deve camminare da solo. Quali aspettative, o per meglio dire, quali prospettive hai per Cometa e bugie, dopo vent’anni?

«Dal punto di vista dei numeri nessuna aspettativa particolare, anche se – ovviamente – mi piacerebbe che in tantissimi lo leggessero e, magari, ne volessero parlare con me. Considererei un enorme successo se superasse le vendite del precedente Cometa e bugie. Auspico un editore che sappia promuovere il prodotto che ha acquistato da me, spero di incontrare i miei lettori o di parlare del libro in pubblico, che altri favoriscano occasioni per parlarne come deliziosamente stai facendo tu qui.

Mi aspetto che la lettura di questo romanzo muova qualche lettore a riflettere e che si emozioni un po’.»

La tua scrittura è incisiva e riflessiva, razionale, composta dalla leggerezza delle parole e da una descrizione in pieno rispetto dei personaggi a cui si vuole bene fin da subito per la loro autenticità. Come si crea un personaggio?

«Grazie per le tue belle parole. Se parliamo di come si crea un personaggio non credo ci possa essere una ricetta universale. L’idea da raccontare nasce come una piccola storia, una roba da poche battute, un singolo episodio che non è detto avrà mai uno sviluppo. Magari resta nel cassetto insieme alle altre. Chiaro che ogni piccola storia è popolata di personaggi. Ciascun personaggio lo immagini, lo visualizzi, lo osservi sempre meglio. Vedi come è fatto, trovi le sue sembianze, vedi come si muove, quali sono gli atteggiamenti e le espressioni. Se ti torna in mente insistentemente - a prescindere dal breve raccontino – cominci a dargli una vita antecedente l’episodio che ti sei appuntato, indaghi i suoi sentimenti e le sue idee. Provi a immedesimarti e a pensare come pensa lui, perfino a capire per quali motivi ragiona in un modo piuttosto che in un altro. Forse finirà in un racconto breve; forse crescerà in una storia più articolata. È molto complesso e molto stimolante per me. In un romanzo articolato dei suoi interpreti restituisco molto meno di quello che so di loro e, se riesco, lascio al lettore qualche indizio per portarlo dove vorrei andasse quando legge di quel personaggio, quando lo vede parlare e agire.

Al lettore non descrivo ogni particolare in modo minuzioso: lo stimolo a metterci del suo perché alla fine possa avere nel libro che sta leggendo il suo Mario o la sua Agnese, la sua Sofia e il suo Pietro e via andando.

I personaggi mi abitano casa per un bel po’. Qualcuno resta in affitto breve; altri vivono con me più a lungo. Nel caso del mio ultimo libro sono stati con me parecchi anni. Forse con Cometa e bugie dopo venti anni ho, un po’, sgombrato casa.»

Quali collegamenti ci sono tra i personaggi e la Cometa?

«La Cometa è reale: fu scoperta il 23 luglio 2015 e prese il nome dalle due persone che, separatamente, effettuarono il primo avvistamento: Hale-Bopp, la Cometa, fu visibile ad occhio nudo nella primavera del 1997 per parecchio tempo. Cito un pezzettino del libro.

Accarezzò le nostre notti e le nostre menti nella primavera del novantasette, solleticò le nostre fantasie e scaldò qualcuno dei nostri cuori. C'è chi sostiene che le maree e le fasi lunari abbiano influenza nei nostri umani comportamenti e chi perciò sostiene che eventi eccezionali come Hale-Bopp scombussolino equilibri emotivi già in stato labile senza bisogno di ulteriori spinte. È solamente una tesi ed è priva di riscontri oggettivi, scientifici, provabili. Di scientifico, all’epoca, ci fu solo qualche tamponamento notturno causato dalla distrazione di guidatori che scrutavano il cielo. Sempre meno degli incidenti che nel millennio successivo sarebbero stati causati dalle distrazioni da smartphone, chat e messaggistica, da parte di automobilisti quanto meno imprudenti. Comunque fu un evento di fine millennio.

Non credo affatto che il passaggio di una cometa influenzi il comportamento umano ma mi è servita come innesco.

Nella stessa città e negli stessi giorni, mentre in cielo passa la cometa, alcune storie d’amore finiscono o nascono sulla base di spinte e considerazioni differenti, non sempre giuste. Da qui la parola “bugie” nel titolo. Da questo soprattutto – ma anche da altre decisioni estreme – partono storie che si intrecceranno e arriveranno a determinate conclusioni prima del cambio di millennio. Venti anni dopo raccontiamo cosa ne è stato di tutti loro, con degli sviluppi interessanti che ho reputato completassero e chiudessero meglio il libro.

Le cose, in realtà, non si chiudono (quasi) mai ma dopo aver seguito gli abitanti di questa mia ultima storia per oltre venti anni adesso li ho lasciati andare.»

Com’è il rapporto tra i personaggi e lo scrittore?

«Per me splendido: non so per loro.»

Raccontare è importante. Perché le cose, che sono come sono, bisogna raccontarle altrimenti non si sanno e il mondo va in mano a chi ignora: gli ignoranti. Questa è una tua frase, molto vera con un forte senso ironico, in cui troviamo mille argomenti e ne potremmo parlare per ore! Ma soprattutto si avverte il tuo spirito di osservazione, la tua logica e la tua capacità di trarre ritmo e positività dai fatti e dalle cose. Marco Valenti è anche un po’ filosofo?

«Non sono un filosofo, così come non sono qualcuno che possa ambire a insegnare qualcosa o ad indicare una strada. Ho delle convinzioni razionali abbastanza approfondite e delle opinioni su diverse cose che entrano solo alcune volte in quel che scrivo. Non ho una opinione su qualsiasi cosa, come molti sembrano dimostrare sui social, ma “nodody’s perfect”. L’ironia è una difesa dal troppo dramma che spesso ci circonda.

Mi piace provare ad osservare attentamente e, partendo da questo, inventare storie che esplorino sentimenti e pulsioni. Una definizione esageratamente lusinghiera su come scriva è stata “sei un palombaro dell’animo umano!”. Roba da scriverlo nel biglietto da visita: non credi?»

Ah, certamente! Lo vedi però che il tuo pensiero è elastico e si adatta alla situazione? È proprio in questo pulsare che si trova la tua scrittura e che si trova tanto di tutti noi.

«Scherzi a parte ritengo che anche in questo mio ultimo libro si tocchino corde presenti in molti di noi anche se, spero, non pizzicate nelle nostre realtà in modi drammatici e a volte estremi come in Cometa e bugie dopo venti anni.»

Il mondo editoriale è cambiato in questi vent’anni?

«Moltissimo. I lettori sono sempre più condizionati dal mercato culturale e sempre più influenzati. Non tutti se ne rendono conto. Le concentrazioni editoriali sono evidenti, lo spazio enorme fuori dal mainstream è occupato spesso in modo maldestro ed è ormai estremamente difficile uscirne. Ho molti dubbi sulla catena del valore di quanto viene proposto tanto che da lettore mi abbevero fuori da qualsiasi coro. Ma preferirei non appesantire questa bella chiacchierata e non aggiungere altro. Tra l’altro l’argomento meriterebbe di essere molto articolato e ben dibattuto: penso tu sia d’accordo.»

Sì, ne potremmo parlare a lungo e sarebbe interessante coinvolgere anche i lettori in questo dialogo per conoscere le loro opinioni, ma soprattutto le loro esigenze. E a proposito di lettori, sappiamo che tieni molto al tuo pubblico perché approfondisci ogni opinione e ti confronti. Le osservazioni dei lettori aiutano a maturare la scrittura e in qualche modo è un incentivo per riprendere in mano la penna con maggior determinazione?

«Se è straordinariamente vero che “scrivere è un modo di parlare senza venire interrotti” (Jules Renard) è mia opinione che ogni libro appartenga a chi lo legge e perciò, da cantastorie qual sono, sono convinto che ogni riscontro sia fondamentale nutrimento e, dove possibile, stimolo a migliorare. Qualsiasi recensione, commento, chiacchiera è benvenuto. Il più spassoso finora, su un mio libro, è stato questa lapidaria recensione: “Troppo cervellotico per i miei gusti: o forse ho sbagliato a portarlo dalla parrucchiera?”. Fantastico!

L’idea di uno degli sviluppi di un personaggio del libro nei venti anni successivi al passaggio della cometa me la ha fatta venire una chiacchierata con un lettore della prima stesura.

Certamente il confronto con i lettori incentiva nuove storie così come l’indifferenza disincentiva vendere la propria scrittura al mercato editoriale.

Scrivere è una gioia che coltivo da tanto e che non intendo smettere di fare. Non sono certo continuerò a metterci la faccia e il nome ma quello è il mercato e non la passione.

Magari uno pseudonimo? Ci sto pensando.»

 Quale messaggio vorresti dare ai lettori di WordNews.it?

«A WordNews.it lunga vita e ogni successo. Più in generale a tutti i lettori dell’informazione di riuscire a capire i fatti (le cose come sono) e a separarli dalle opinioni e dalle elaborazioni propagandistiche o di mercato. Che si tratti di cultura, scienza. politica l’auspicio rimane lo stesso.»

 

“Cometa e bugie, dopo vent’anni” è disponibile in libreria e sul sito:

https://www.edizionidialoghi.it/cometa-e-bugie-dopo-venti-anni