Ritratto di donna: Lea
L’amore nella Bologna degli anni ‘60.
Inno alla femminilità e all’amore nei “Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore con l’opera “Ritratto di donna: Lea” dell’autrice Paola Prandini, nata a Bondeno, in provincia di Ferrara, dove tuttora risiede.
È la storia di un grande amore, quello di Luca e di Lea, che nasce nella Bologna universitaria degli anni Sessanta, nel pieno della contestazione giovanile, fra l’occupazione delle Facoltà e le manifestazioni di protesta contro la guerra nel Vietnam e contro il sistema stantio della politica e della scuola. Il loro è l’amore di una vita, che il destino si diverte a scompigliare, facendo sì che due persone si incontrino, si innamorino e si lascino a suo piacimento, in un gioco perverso che imprigiona anche altre persone che gioiranno e soffriranno in egual misura, come Isabel, la coprotagonista che intreccerà la sua vita con quella di Luca e di Lea dando vita a un triangolo perfetto. «Le donne di questo romanzo - sottolinea nella Prefazione Francesca Aria Poltronieri, assessore alla Cultura della città di Bondeno - ma più in generale di tutta la scrittura di Paola Prandini, sono il motore delle vicende narrate e mai coloro che “subiscono” la storia».
«Quando parlo d’amore - spiega la scrittrice - non intendo solo il sentimento romantico, passionale ed esclusivo che lega due persone, ma un amore più universale e inclusivo come l’amicizia, la fratellanza, la solidarietà verso gli altri, il divino, temi a me molto cari che compaiono nei miei tre romanzi e tre racconti in contrapposizione al non amore, quel misto di egoismo, di egocentrismo spinto sino all’onnipotenza che sono all’origine di molti mali: violenza, supremazia, guerra. L’amore è vita, è gioia, è abnegazione verso gli altri, è spinta verso il divino, ma non annulla gli ostacoli e i dolori della vita. Ci dà, però, la forza di superarli».
È un libro in cui chi ha vissuto quegli anni si ritroverà e chi non li ha vissuti, imparerà a conoscerli. Benché le storie siano frutto della fantasia, la realtà è sempre presente nei romanzi della Prandini: una realtà attuale o di un passato recente, richiamato alla memoria da flashback. Nel romanzo ci sono avvenimenti storici fino alla rivoluzione culturale, sociale, filosofica, politica del ‘68 e anni successivi, vista nei pregi e nei difetti, ed anche la realtà delle periferie degradate nelle grandi città.
La storia si svolge in gran parte in quel periodo, ma anche ai giorni nostri, affrontando argomenti, come quelli del Covid o della guerra civile in Sudan, che coinvolgono direttamente o indirettamente i personaggi, visti e analizzati nelle loro fragilità e nei loro punti di forza, nella gioia e nel dolore.
Sono diversi i registri linguistici utilizzati che si alternano nei dialoghi e nelle descrizioni di ambienti e stati d’animo per non annoiare il lettore, con una grande cura verso la forma, frasi corte, con una loro musicalità. Quasi uno stile cinematografico, descrittivo, in cui le parole riescono a ricreare perfettamente l’ambientazione facendo immergere il lettore in vere e proprie inquadrature di luoghi e primi piani degli attori.
Tanti i colpi di scena in una trama creata giorno per giorno, quando l’ispirazione arriva anche all’improvviso, come un fiume in piena in cui straripano i pensieri e fluiscono in parole. «Vorrei - afferma l’autrice - che le persone giudicassero in modo meno affrettato gli altri, tralasciassero etichettature che creano divisioni e che la stessa cosa fosse fatta da chi è giudicata per non creare circoli viziosi. Vorrei che ciascuno, meditando sui propri errori, cercasse di porvi rimedio e che si capisse l’inutilità della sopraffazione e della violenza».