Sicilia e-servizi, Ingroia «assolto dall’accusa più grave»

Nel tardo pomeriggio alcune agenzie di stampa e testate nazionali hanno battuto la notizia di una «condanna a un anno e dieci mesi per peculato» nei confronti dell’ex PM e oggi avvocato Antonio Ingroia. Il presidente di Azione Civile e padre del processo sulla trattativa-Stato Mafia, in un comunicato stampa, chiarisce la portata della vicenda ed evidenzia che, in realtà, è stato assolto per il reato principale contestato e gli verranno restituiti 116 mila euro sequestrati durante l’inchiesta.

Sicilia e-servizi, Ingroia «assolto dall’accusa più grave»
screenshot video sulla pagina facebook di Antonio Ingroia

Palermo, l’ex pm Antonio Ingroia condannato ad un anno e 10 mesi per peculato, pena sospesa, per «indennità non dovute» durante il periodo in cui è stato liquidatore della società Sicilia e-servizi. Questa in sintesi la notizia battuta nel tardo pomeriggio dalle agenzie stampa e da alcune testate nazionali.

Il presidente del movimento politico Azione Civile, padre del processo contro la trattativa Stato-mafia, in un comunicato stampa, ha chiarito quanto accaduto e la portata della sentenza a conclusione del processo con rito abbreviato davanti al Giudice per le udienze preliminari: «sono stato assolto dall’accusa più grave e mi verranno restituiti 116mila euro» sequestrati durante l’inchiesta, rende noto Ingroia che sottolinea come durante la sua attività il costo della società per le casse regionali è stato abbattuto in maniera sostanziale portandolo a 7 milioni di euro. In precedenza i costi a carico delle casse pubbliche regionali erano arrivati anche a 100 milioni, oltre 14 volte (per la precisione, calcolatrice alla mano 14.29) di più. La condanna è riferita soltanto a spese di soggiorno a Roma, che in precedenza sono sempre stati riconosciuti ad amministratori della società senza che sia mai stata mossa nessuna contestazione.

Questo il comunicato integrale diramato da Antonio Ingroia in serata dopo la notizia battuta da agenzie e testate.

Ingroia: «Sono stato assolto dall'accusa più grave, mi saranno restituiti 116 mila euro»

Il giudice ha assolto Ingroia dall'accusa più grave di essersi autoliquidato l'indennità premiale, smentendo così la tesi della Procura. Il commento dell'ex pm Ingroia: «sono soddiisfatto per l'assoluzione relativa all'accusa più grave per la quale sono stato messo alla gogna per tre anni e per il fatto che mi verranno finalmente restituiti 116 mila euro che ingiustamente mi erano stati sequestrati».

PALERMO - L’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia è stato assolto dall'accusa più grave a lui contestata nel processo che si è svolto col rito abbreviato.

Il Tribunale ha anche disposto la restituzione della somma di 116 mila euro che gli venne sequestrata tempo fa, durante l’inchiesta. La somma faceva riferimento all’indennità di risultato di 116 mila euro lordi che furono erogati a Ingroia nel 2014, quando era liquidatore della società Sicilia e-Servizi. Secondo la Procura l’ex pm si sarebbe autoliquidato la somma illegittimamente, ma la sentenza di oggi ha smontato l'accusa.

Antonio Ingroia poi entra nel merito della sua attività: «Quando ero a Sicilia eServizi sono riuscito ad abbattere il costo della società per la Regione Siciliana di decine di milioni di euro, portando i bilanci a 7 milioni di euro mentre con i miei predecessori erano arrivati a 100 milioni di euro».

La condanna rimasta in piedi fa riferimento alle spese di soggiorno, che secondo la Procura non gli erano dovute. «Risiedo a Roma da quasi 10 anni - continua Ingroia - e di questo era consapevole chi mi ha nominato. Il costo delle spese di soggiorno sarebbe stato superiore al mio compenso che era di 3000 euro circa, infatti prima della mia nomina avevo ricevuto rassicurazioni sui rimborsi per le spese di alloggio, altrimenti non avrei neanche accettato. Per questo - precisa Ingroia - definisco ridicola questa accusa, anche perché il mio predecessore risiedendo a Catania soggiornava regolarmente a Palermo senza che la Procura gli abbia mai fatto alcuna contestazione, lo stesso per il direttore generale della società».

Gli avvocati Enrico Sorgi e Mario Serio avevano chiesto l’assoluzione completa.