Una raccolta fondi per sostenere la famiglia di Souleymane
Un pirata della strada ha spezzato la sua vita il 23 settembre scorso. Si stava recando al lavoro in bici, in questi giorni si sta concludendo l’iniziativa solidale con la famiglia in Burkina Faso.
“Livide d’improvviso le luci”, le prime parole della poesia che un grande foggiano – Dino Frisullo – scrisse dopo i primi bombardamenti su Baghdad il 20 marzo 2003. Livide d’improvviso le luci sulle nostre strade. Nere come l’asfalto appena poggiato o il buio più pesto, quel buio che può giungere d’improvviso dopo il raggio delle luci di un’auto di passaggio. Che può segnare la fine di ogni viaggio, di ogni cammino. Quando il cielo di sopra crolla, parafrasando Guccini, e si spegne ogni sorriso.
Viviamo, e Dino lo denunciò e scrisse innumerevoli volte, tempi di guerra. La guerra delle bombe, in troppe sanguinanti latitudini, e le guerre che ogni giorno ammazzano anche tra noi. Un bollettino di guerra ci consegnano le nostre strade, dove ogni anno muoiono pedoni, automobilisti, ciclisti. Un bollettino di guerra ci consegna il mondo del lavoro: «in 14 anni ci sono stati 15.000 morti sul lavoro e 10 milioni di infortuni» ha denunciato nei giorni scorsi in un’audizione parlamentare il direttore generale dell’ispettorato nazionale del Lavoro Giordano.
E ci sono i giorni in cui i due bollettini di guerra. Sorgeva il sole, l’alba di un nuovo giorno cominciava a scaldare l’aria, i cuori e l’animo. Era il 23 settembre scorso, sulla Statale 17 un ragazzo stava percorrendo in bici il tratto tra Lucera e Foggia. Un cammino che non conoscerà mai fine, che non giungerà mai all’approdo perché un pirata della strada spezzò il viaggio terreno del ragazzo. Souleymane, questo il suo nome, era giardiniere in una sala ricevimenti a Foggia, questo era un periodo felice per lui – grande lavoratore, capace di percorrere in bici anche molti chilometri e giungere al lavoro sorridente – perché presto si sarebbe realizzato il suo sogno di ricongiungersi alla moglie Alima e al figlio Hayati. Un bambino di due anni che avrebbe potuto presto rivedere il padre ed invece non lo potrà rivedere mai più.
La notizia della tragica morte di Souleymane ha spezzato i cuori di moltissime persone a Foggia, commosse ed affrante per quel ragazzo straordinario lavoratore, simpatico e generoso. Una persona che giunta in Italia dal Burkina Faso in questi anni si era sempre impegnato, senza indugio e senza mai fermarsi, sul lavoro. La commozione ha portato il pensiero anche alla sua famiglia lontana, alla moglie e al figlio piccolissimo che non avranno più il sostegno del padre. Ed è partita, completa autogestita, spontanea e dal basso, una raccolta fondi che è possibile sostenere dalla pagina facebook https://www.facebook.com/donate/311404414080173/311791437374804/ con una donazione, condividendo sulle proprie bacheche social e facendo conoscere questa bella catena di solidarietà che si concluderà nei prossimi giorni.
Quasi vent’anni fa il missionario comboniano italiano Kizito Sesana scrisse in un editoriale su PeaceLink che ci sono poesie, apparentemente minori, che irrompono improvvisamente nelle nostre vite e le rendono migliori. Poesie come i gesti di generosità, altruismo, umanità che nonostante i tempi bui che viviamo, nonostante i cuori chiusi che egemonizzano la nostra odierna società, esistono e resistono. Colorano dove trionfa il grigio, seminano dove cresce la zizzania, fanno ancora sperare lì dove la disperazione sembra imprigionarci tutti. Moni Ovadia, riferendosi a Gino Strada e ad Emergency, scrisse che viviamo tempi in cui le rivoluzioni palingenetiche sono finite. Perché le moderne rivoluzioni avvengono nei luoghi e nelle modalità più impensate. Come le insurrezioni della bontà, come la chiamò l’Abbé Pierre, che resistono tra noi. E meritano ogni apprezzamento, sostegno e condivisione.
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