USB scrive al Direttore della Sevel: «Bisogna tutelare la sicurezza dei lavoratori»

LA LETTERA. «I lavoratori devono essere messi in condizione di poter pensare che andrà tutto bene e soprattutto dovranno poterlo constatare alla fine di questa pandemia con cui temiamo bisognerà convivere per un lasso di tempo non breve».

USB scrive al Direttore della Sevel: «Bisogna tutelare la sicurezza dei lavoratori»

«L’accordo sul protocollo d’intesa firmato tra FCA Group e FIOM, FIM, UILM e gli altri sindacati sottoscrittori del CCSL, per noi non è sufficiente ad assicurare la massima sicurezza ai lavoratori  perché non tocca minimamente argomenti volti ad alleviare il disagio e la fatica fisica dei lavoratori addetti alle linee di produzione». Queste le parole utilizzate da Daniele Moretti per spiegare la situazione che stanno vivendo i lavoratori. «Esso - continua il sindacalista - contempla sicuramente misure atte a ridurre la possibilità di contagio ma anche molte incombenze, peculiarità, attenzioni, maggior stress psicofisico a carico dei lavoratori, una su tutte l’uso della mascherina che certo non facilita la respirazione ed aumenta la fatica, senza che vi siano misure che attenuino queste condizioni».

Gli operai hanno ricomnciato a lavorare, ma le problematiche non sono terminate. «Con senso del dovere e responsabilità siamo rientrati a lavoro e con ciò abbiamo voluto anche constatare “sul campo” se le iniziative poste in atto dall’Azienda siano sufficienti a garantire la massima sicurezza, che non ci fossero fattori di criticità come tanto pubblicizzato dai media che hanno indicato lo stabilimento SEVEL come modello per il paese e per tutte le imprese che si apprestano a riprendere la loro attività. Pur riconoscendo che diverse cose sono state fatte, sarebbe ingiusto e scorretto non ammetterlo: purtroppo  abbiamo rilevato diversi fattori critici da non sottovalutare».

 

La lettera aperta indirizzata ad Angelo Coppola, direttore dello stabilimento Sevel:

Egr. Direttore,
come Organizzazione Sindacale nutrivamo molti dubbi, non senza giustificati timori, sulla ripresa produttiva anticipata e non ci convincevano del tutto le notizie in merito, che ci giungevano da fonti stampa, poiché conosciamo le complessità di gestione del lavoro all’interno delle officine di uno stabilimento di tale dimensione. 

In una precedente lettera avevamo avanzato delle nostre proposte che, a nostro avviso, potevano essere utili ad affrontare questo momento così delicato dovuto ad una pandemia inaspettata e tragica:
• Che i turni di lavoro siano strutturati su 4 turni lavorativi da 6 ore dal lunedì al venerdì e di un turno da 6 ore al sabato mattina a parità di salario;
• Che qualsiasi lavoratore dovesse contrarre il Covid 19 venisse considerato in infortunio o malattia professionale vista la mancata effettuazione di tamponi e test sierologici in via preventiva:
• Che le saturazioni delle postazioni non superino l’80% dei tempi ciclo;
• Che le pause di recupero vengano riportate a 40 minuti totali al giorno;
• Che la timbratura badge presso le UTE venga temporaneamente eliminata e venga presa in considerazione quella ai tornelli di ingresso in azienda;
• Che vi sia una costante sanificazione dei servizi igienici, delle aree con distributori automatici, spogliatoi e aree fumatori;
• Che vengano concessi tempi congrui per permettere ai lavoratori di poter utilizzare gli spogliatoi in sicurezza nel rispetto delle distanze;
• Che vengano sostituiti i contenitori per rifiuti ad apertura manuale;
• Che siano installati in diversi punti di ogni ute igienizzanti per le mani e che altri debbano essere installati in numero congruo nelle aree di utilizzo collettivo;
• Che i nuovi dpi vengano distribuiti quotidianamente ad inizio turno.

Diverse di queste proposte non sono state messe in atto e ribadiamo che l’accordo sul protocollo d’intesa firmato tra FCA Group e FIOM, FIM, UILM e gli altri sindacati sottoscrittori del CCSL, per noi, non è sufficiente ad assicurare la massima sicurezza ai lavoratori perché non tocca minimamente argomenti volti ad alleviare il disagio e la fatica fisica dei lavoratori addetti alle linee di produzione.

Esso contempla sicuramente misure atte a ridurre la possibilità di contagio ma anche molte incombenze, peculiarità, attenzioni, maggior stress psicofisico a carico dei lavoratori, una su tutte l’uso della mascherina che certo non facilita la respirazione ed aumenta la fatica, senza che vi siano misure che attenuino queste
condizioni.

Con senso del dovere e responsabilità siamo rientrati a lavoro e con ciò abbiamo voluto anche constatare “sul campo” se le iniziative poste in atto dall’Azienda fossero sufficienti a garantire la massima sicurezza, che non ci fossero fattori di criticità come tanto pubblicizzato dai Media locali e nazionali che hanno indicato lo stabilimento SEVEL come modello per il paese e per tutte le imprese che si apprestano a riprendere la loro attività. Pur riconoscendo che diverse cose sono state fatte, sarebbe ingiusto e scorretto non ammetterlo, purtroppo abbiamo rilevato diversi fattori critici da non sottovalutare.

Con la presente lettera Le vorremmo segnalare alcuni:
• Le mascherine chirurgiche, impropriamente considerate dpi nei vari protocolli, non garantiscono protezione al lavoratore da un possibile contagio. Quelle consegnate sono state inserite senza custodia sterile nel Kit, non è possibile riscontrane la qualità poiché non vi è traccia del marchio CE e non è dato sapersi quali caratteristiche di tenuta abbiano;
• Non è stato fatto molto nell’organizzazione degli spogliatoi dove si creano situazioni critiche in cui il distanziamento è molto difficile da attuare;
• Ci sono stati segnalati rilevamenti anomali dei termoscanner in ingresso e lo si può anche vedere dai servizi televisivi dei media dove chiaramente ad lavoratore viene rilevata una temperatura corporea di 34,7. Auspichiamo che siano casi sporadici e che vengano fatti i debiti controlli sull’ efficienza degli strumenti che dovrebbero fungere da filtro a persone sintomatiche;
• Abbiamo riscontrato la mancanza, in molte situazioni, di delimitazioni visibili delle postazioni lungo le linee produttive che dovrebbero agevolare il distanziamento previsto;
• I mix produttivi non rispettati vanificano la riduzione di velocità delle linee che dovrebbero garantire più tranquillità di lavoro agli addetti ed evitare situazioni di lavoro che violino il rispetto delle regole di distanziamento previste in almeno un metro. Vorremmo ricordare che tale misura è considerata insufficiente dall’OMS che ha indicato in 1,8 mt la distanza minima di sicurezza per evitare possibilità di contagio;
• Ci hanno segnalato la presenza di diverse postazioni in cui tale distanziamento è praticamente inapplicabile poiché si lavora in coppia;
• In uscita a fine turno, pur non timbrando il badge, si è verificata la presenza contemporanea di centinaia di persone nei corridoi che conducono agli spogliatoi.
• Le pause di 10 minuti consentono a fatica di recarsi nei servizi igienici seguendo tutte le procedure previste non lasciando nemmeno il tempo per prelevare un caffè.
• Nella zona meccanica dell’officina montaggio vi è un solo locale bagni che deve essere usato da tutta la ute in 10 minuti di pausa e tale situazione si ripresenta anche nella ute preparazione motori;
• In alcune linee ci è stato segnalato che non è avvenuta la riduzione di velocità assicurata;
• Nelle aree caffè molti distributori sono adiacenti e non garantiscono il distanziamento se usate contemporaneamente.

Pur comprendendo la complessità della situazione, ci preme sottolineare che un virus non permette tempi di attesa per propagarsi e vanno presi provvedimenti urgenti e tempestivi. 

A nostro avviso la situazione potrebbe sensibilmente migliorare con le seguenti correzioni, che hanno un costo per l’azienda, ma sono indispensabili per la salute e sicurezza dei lavoratori e dei rispettivi familiari:
• Utilizzo di mascherine almeno FFP2 che sono ad alta protezione da contagio;
• L’80% dei tempi di saturazione massima assegnabile a ciascun lavoratore;
• Riorganizzazione degli spogliatoi per permettere il distanziamento previsto e consentire a tutto il personale di poter cambiarsi visto le disposizioni disposte dalle linee di trasporto pubblico;
• Riportare le pause a 40 minuti totali nella giornata lavorativa;
• Ad ogni fine turno prevedere una uscita dal lavoro scaglionata in 4 gruppi con cadenza di 5 minuti (a rotazione) ovvero iniziando tale prassi 15 minuti prima del solito fine turno.
• Nella zona meccanica del montaggio introdurre le pause così dette a scorrimento;
• Che al sabato, almeno vengano effettuati 2 turni di lavoro di 6 ore (anziché da 8) a parità di salario per permettere il recupero psicofisico di 35 ore previsto dalla legge.

La invitiamo anche a vigilare, nel limite delle Sue prerogative, sulle aziende dell’indotto SEVEL poiché non tutte si sono uniformate ai DPCM in vigore e ciò potrebbe vanificare gli sforzi fatti da coloro che diligentemente si sono adoperate in tal senso.

I lavoratori devono essere messi in condizione di poter pensare che andrà tutto bene e soprattutto dovranno poterlo constatare alla fine di questa pandemia con cui temiamo bisognerà convivere per un lasso di tempo non breve.

Ci attendiamo che le soluzioni indicate vengano valutate e messe in atto per permettere una riduzione dei rischi ed un lavoro più sereno nell’interesse di tutti. 
Nell’auspicio che si superi questo periodo nel migliore dei modi,
Porgiamo Cordiali Saluti
Con osservanza.

Lanciano, 01.05.2020

RSA USB SEVEL

Il Coordinamento Prov. USB LP Chieti

IL coordinatore Prov. USB Lp Chieti
Fabio Cocco