8 marzo: il giorno dopo
L'OPINIONE DI ANTONELLA GIORDANO. «Ogni ricorrenza viene celebrata formulando uno o più auspici.»
Come si conviene nei momenti celebrativi puntualmente ogni anno l’8 marzo (festa delle donne nell’accezione comune) si evocano motivazioni, evidenze statistiche e simbolismi, che la profilano, ne ricordano l’origine e si dispensano/scambiano auguri con matrice variamente impressa.
Il tutto con formulazioni che sovente scantonano nella retorica di traguardi di parità raggiunti dalle donne in ambito sociale, politico ed economico (incontestabili a condizione che si ometta il riferimento spazio-temporale che si assume ai fini della comparazione…è innegabile che, rispetto ai primi anni del secolo passato, le donne hanno ottenuto tanti diritti e sono riuscite ad affermarsi in molti dei campi che erano loro preclusi) cui si oppongono i dati derivanti dalle rilevazioni di genere che, per converso, fotografano una realtà ben diversa.
Mai giornata assunta dal cedolario delle ricorrenze si è rivelata più controversa.
Se si considera che solo fino a qualche decennio fa persino la data sulla quale avrebbe dovuto convergere il consenso generale (espressione della volontà condivisa tra Stati “sensibili”) ha tenuto aperta una diatriba che si è trascinata per decenni (nel corso dei quali ciascun governo si è arroccato nella propria scelta: 1909 negli USA, dal 1911 al 1922 nei Paesi europei con il distinguo, nel 1921, della ex Unione Sovietica in cui l’8 marzo venne proclamata la «Giornata internazionale dell’operaia) e che anche per il nomen alla fine l’ambivalenza è stata rimessa alla consuetudine:Giornata internazionale dei diritti della donna o festa della donna.
Cosa non è l’8 marzo
Non è una mera festa calendariale, come tante ne esistono ritualizzate, e, soprattutto, non è una celebrazione marginalizzata alla cronologia scandita da 24 ore .
Non deve essere, in buona sostanza, un’occasione folklorica e commerciale, inserita in una trama di espressioni simboliche o, peggio, derive commerciali, diretta alla condivisone di un climax.
L’8 marzo e’ una festa valoriale
Non bisogna dimenticare che il 16 dicembre 1977, con la Risoluzione 32/142 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni Paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale" ("United Nations Day for Women’s Rights and International Peace").
L’8 marzo, dunque, non deve divenire lo “snaturamento” della definizione ufficializzata dalle Nazioni Unite ossia dell’essere una giornata voluta dai massimi rappresentanti delle nazioni per affermare che alle donne vanno riconosciuti i medesimi diritti di cui sono portatori gli uomini in tutti i contesti. Se così non fosse non ci sarebbe motivo per celebrarla.
8 marzo 2023
L’8 marzo 2021 non può proprio considerarsi una giornata in cui festeggiare la pienezza dei traguardi raggiunti in tema di uguaglianza di genere e di fine delle violenze contro le donne. Il Gender Equality Index 2020 redatto dall’European Institute for Gender Equality (EIGE) collocava l’Italia al 14esimo posto nella graduatoria dei paesi europei. La condizione di disuguaglianza delle donne interessa ed è trasversale a tutte le aree di analisi, anche se con indici differenti, comunque sempre inferiori alla media europea. Per restare nelle statistiche autorevoli l’ultimo Rapporto Censis denuncia che il 63,5% degli italiani riconosce che una donna debba sacrificare parte del suo tempo libero o della sua carriera per dedicarsi alla famiglia”.
Relativamente alle violenza contro le donne mi limito riportare i risultati della ricerca della Fondazione Libellula resi noti a ridosso di questa “celebrazione” annuale.
Il 43% degli uomini coinvolti nella survey, infatti, ha dichiarato di non considerare la violenza sulle donne come un problema che li riguardi direttamente. Allo stesso tempo, il 42% ritiene che quando si parla di violenza contro le donne spesso si colpevolizzino tutti gli uomini indistintamente, come se fosse un problema collettivo senza sfumature. “Numeri che testimoniano una scarsa consapevolezza delle radici culturali della violenza di genere e delle sue diverse sfaccettature quotidiane che spesso si basano su una concezione di superiorità maschile e su una cultura del controllo e della prevaricazione, spesso normalizzati. È sul posto di lavoro che si verifica la maggiore discriminazione: quasi 3 uomini su 4 (il 73%) riconoscono che nel proprio contesto professionale abbiano maggiori possibilità di carriera e maggiori possibilità di raggiungere posizioni ai vertici rispetto alle donne, rivelando anche da parte degli uomini una percezione di disuguaglianza di genere molto marcata e molto evidente nell'ambito lavorativo. Inoltre, il 79% degli uomini ha dichiarato che sempre nel proprio contesto professionale le espressioni utilizzate non sono sempre rispettose verso le donne, includendo battute, apprezzamenti e stereotipi sessisti. Anche la possibilità di essere assunti è stata considerata ineguale dagli intervistati, con il 61% degli uomini che ritiene di avere in quanto uomini maggiori possibilità di essere assunti rispetto alle donne.
E sul punto consentitemi di aprire un mio breve inciso tra le riflessioni inerziali e, auspico, molteplici.
Al genus violenza contro le donne vanno sicuramente ascritti i reati di femminicidio. La novella tipologia di omicidio appartiene alla normazione recente recata dalla la legge 19 luglio 2019, n. 69,che ha modificato codice penale, codice di procedura penale, c.d. codice antimafia e ordinamento penitenziario dopo solo 6 anni dalla legge 27 giugno 2013 n. 77 che aveva ratificato la Convenzione sulla prevenzione della violenza contro le donne e la lotta contro la violenza domestica, sottoscritta ad Istanbul dai membri del Consiglio d’Europa il 15 maggio 2011 (cd. Convenzione di Istanbul).
Sulla questione il numero delle considerazioni da formulare è copioso ed investe molteplici ambiti e responsabilità politico-culturali nei quali la normazione si esprime.
Coniugo il rispetto del rigore redazionale che mi impone il necessario dimensionamento espressivo e l’imperativo professionale che vellica il dovere di analisi compulsando legislazione e dati statistici e, in questa sede, rinvio tutte le mie analisi critiche a successivi interventi in materia.
Mi concedo solamente una riserva relativamente a quella forma di violenza che sfugge alle rilevazioni. A quella violenza silenziosa ed esponenziale che si annida ovunque un uomo - sia esso un padre, un fratello, un amico, un collega, purtroppo talvolta anche un figlio - condivide una dimensione spaziotemporale, più o meno grande, con una donna che voglia esprimersi in altro che non sia “femminile opra” facendo emergere la sua creatività, la sua bravura o doti che possano far diventare quell’uomo come sopra specificato termine di paragone negativo.
Se difficilmente degenera nel raptus del killer il sentimento avversariale maschile riesce a materializzarsi nella forma di violenza silenziosa più vile e bieca per la capillarità con la quale pervade gli ambienti a frequentazione promiscua, con effetti devastanti se tale frequentazione è obbligata da regole cogenti o senza facile o immediata possibilità di deroga.
After 8 marzo 2023 in Italia e nel Mondo
Ogni ricorrenza viene celebrata formulando uno o più auspici. Rispetto anch’io la convenzione.
Che sia, dunque, l’8 marzo 2023 italiano un richiamo alla riflessione circa cosa fare, con impegno strategicamente investito per aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro in condizioni di parità, ridurre i divari retributivi, di reddito e pensionistici di genere, promuovere la parità tra donne e uomini nel processo decisionale, combattere la violenza di genere e proteggere e sostenere le vittime.
Considerando che nessun paese del mondo è sulla buona strada per raggiungere l’uguaglianza di genere e la piena emancipazione delle donne entro il 2030.
All’UE le donne, stando agli impegni gli impegni assunti dalla Presidente Von der Leyen, dovrebbero guardare con fede.
Il nuovo piano d’azione dell’UE sulla parità di genere e l’emancipazione femminile nell’azione esterna per il periodo 2021-2025 (GAP III) mira ad accelerare i progressi nell’emancipazione delle donne e delle ragazze e a salvaguardare i risultati conseguiti nell’ambito della parità di genere durante i 25 anni successivi all’adozione della dichiarazione di Pechino e della relativa piattaforma d’azione.
Il quadro politico si articola in una serie di interventi. Prioritari sono:
• la fissazione dell’85% delle azioni UE volte a contribuire a determinare parità di genere e emancipazione femminile entro il 2025. Ogni settore produttivo dalle infrastrutture al digitale, dall’energia all’agricoltura e ai fondi per finanziamenti misti, dovranno tenere conto e sostenere la parità di genere
• la promozione dell’emancipazione economica, sociale e politica delle donne e delle ragazze e introduce la prospettiva di genere in nuovi settori strategici, quali la transizione verde e la trasformazione digitale
• l’istituzione a tutti i livelli di una leadership equilibrata, attenta al profilo del genere, di un sistema di monitoraggio quantitativo, qualitativo e inclusivo per accrescere la responsabilità pubblica, garantire trasparenza e accesso alle informazioni sul sostegno alla parità di genere in tutto il mondo.
Maestro Rinuccino (1250- 1300?) parlando della Compiuta Donzella (una donna ingombrante essendo con grande probabilità la prima poetessa a comporre versi in volgare toscano) ebbe ad affermare che una donna traligna se usa l’intelletto, quindi è un mostro di natura, oppure è un uomo sotto mentite spoglie …
Altri tempi?