Abruzzo, neanche la pandemia ferma prepotenza e traffici criminali

PRIMA PARTE. Traffico di droga, occupazioni abusive, prepotenze in sfregio al bene comune. Tutti restiamo a casa ma la mala continua a scatenarsi.

Abruzzo, neanche la pandemia ferma prepotenza e traffici criminali
Ferro di Cavallo a Pescara, fonte: pagina fb Comitato "Per una nuova Rancitelli"

Questo video documenta come ci sono zone d’Italia dove, anche ai tempi della pandemia universale, non si ferma lo sfregio di ogni rispetto pubblico. Situazione ben conosciuta anche in Abruzzo, soprattutto dalle stesse famiglie già citate egemoni in attività criminali che gli frutta una capacità economica con la quale sono convinti di essere al di sopra di tutto e tutti.

Una realtà che abbiamo definito la Gomorra d’Abruzzo, «gli stessi comportamenti dei Casamonica a Roma, ma anche degli appartenenti alle famiglie Spinelli, Di Rocco, Di Silvio, De Rosa ed altri affiliati in altre città. Accade nel teramano e nell’aquilano e, forse ancor di più, in comuni come Vasto, San Salvo, Casalbordino ed altri nella provincia di Chieti, dove egemonizzano le cronache giudiziarie e sono protagonisti, spesso nel silenzio e nell’accettazione, di scorribande e prepotenze. In questa Gomorra di provincia incontrano fornitori e clienti del narcotraffico, pianificano altri reati, intimidiscono e picchiano persone che possono essere colpevoli anche solo di esser loro antipatici o non aver avuto il comportamento che loro gradiscono».

Nonostante il blocco #restateacasa e il divieto di assembramenti su tutto il territorio nazionale, il 21 marzo a Rancitelli alcuni di questi signorotti sono stati protagonisti di uno spettacolo di fuochi pirotecnici. Nei mesi scorsi don Massimiliano Di Luca durante un’audizione comunale ha definito la realtà «grave come un tumore al cervello», un sistema che la presidente del comitato «Per una nuova Rancitelli» Francesca Di Credico ha denunciato come mafioso. Lo stesso Comitato pochi giorni fa ha denunciato «l’ennesima segnalazione di occupazione abusiva di un alloggio popolare» da parte di delinquenti. Davanti a questo ennesimo abuso criminale il comitato continua ad invitare, con coraggio e costanza, i cittadini onesti a «segnalare e denunciare quanto avviene sotto ai loro occhi».

«Tossicodipendente già noto alle cronache giudiziarie e di polizia ha reiteratamente minacciato e percosso i propri genitori sottoponendoli a continue sofferenze fisiche e umiliazioni morali costringendoli a vivere in un clima di paura e insicurezza», «le minacce e le percosse erano scaturite dal diniego da parte dei genitori di consegnare denaro liquido per poter soddisfare le esigenze per l’acquisto di sostanze stupefacenti. L’arrestato ha in più circostanze scagliato violentemente oggetti e arredi e danneggiato l’auto dei propri genitori con bastoni e forandone gli pneumatici». Questo orrore è stato raccontato l’ultimo giorno di marzo da carabinieri di Vasto dopo l’arresto del violento autore. Fatti che documentano quanto lo squallido traffico di droga sia presente nei nostri territori e sconvolga drammaticamente nelle pieghe della società abruzzese. Un traffico che non si ferma mai, i fatti di Vasto non sono gli unici emersi in queste settimane anche altrove tra cui Martinsicuro, spacciatori sono stati arrestati in varie città con tentativi sventati di far arrivare droga persino nelle carceri di Pescara e Teramo. Il 28 marzo scorso la squadra mobile di Chieti ha arrestato uno spacciatore al confine tra Pescara e Francavilla, bloccato per la terza volta in pochi giorni nonostante le restrizioni. L'8 aprile a L'Aquila è scattata l'operazione «Pasqua in bianco» del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri: 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere e un arresto in flagranza di reato per spaccio di cocaina. Il traffico di stupefacenti stroncato si svolgeva tra Preturo, Coppito e Pianola.

Secondo il rapporto 2019 dell’Emcdda, il Centro di monitoraggio europeo per la droga e le tossicodipendenze, Italia e Regno Unito sono gli Stati europei con l’aumento più alto di richieste di trattamento specialistico per dipendenza da cocaina. L’anno scorso, fino al 31 ottobre, nei porti italiani sono state sequestrate oltre cinque tonnellate di stupefacenti, il 168% in più rispetto all’anno prima. L’Abruzzo ormai da troppi anni si segnala come un vero e proprio hub del narcotraffico con la presenza di una grande piazza di spaccio come Rancitelli.

Nella «Relazione sull’attività delle forze di polizia» relativa al 2015 il porto di Pescara venne già definito «il più importante dell’Abruzzo e per i suoi accresciuti scambi commerciali con i Paesi dei Balcani occidentali costituisce uno snodo cruciale per i traffici di sostanze stupefacenti e di esseri umani». L’ultima maxi operazione anti droga in Abruzzo è avvenuta proprio alla vigilia dell’emergenza sanitaria nella Marsica mentre l’anno scorso l’operazione «Tallone d’Achille» ha sventato un vasto traffico di droga fiorito anche nell’ambiente ultras teatino, lo stesso da cui una delegazione è partita l’estate scorsa per omaggiare Fabrizio Piscitelli, il leader della curva laziale tra i protagonisti dello spaccio nella Capitale, ucciso in un agguato. Collegamenti tra il malaffare nel calcio e l’Abruzzo sono stati riscontrati l’anno scorso anche nell’inchiesta della Procura di Torino sull’egemonia di personaggi legati alla ‘ndrangheta che avevano egemonizzato la curva juventiva con arresti a Pescara e L’Aquila.

La relazione sul primo semestre 2019 della DIA anche sull’Abruzzo si sofferma sulla situazione carceraria sottolineando il rischio della presenza di appartenenti alla criminalità organizzata «potenziale richiamo per i familiari». Sulla pericolosità di determinati criminali e su come in questo periodo di emergenza e crisi, e con il perdurare di una drammatica realtà nelle carceri, ci sono segnali che ne possono approfittare ampio approfondimento ci ha fornito nell’intervista che ci ha concesso il dottor Maresca. Nei giorni scorsi ha destato scalpore la concessione degli arresti domiciliari ad Antonio Sudato, condannato all’ergastolo per mafia. Era detenuto a Sulmona dove, tra l’altro, la costruzione di un nuovo padiglione ha spinto la Uil Penitenziari a scrivere al prefetto per chiedere la massima attenzione sul rischio di infiltrazioni mafiose possibili con l’arrivo di parenti e familiari di nuovi detenuti dall’alto spessore criminale e mafioso.   

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