“Una realtà grave come un tumore al cervello”

Una speranza di rinascita cercano di farla fiorire cittadini e attivisti. L’associazione “Per una nuova Rancitelli”, insieme alla parrocchia di don Max e ai comitati di altri quartieri delle periferie pescaresi, da tanto tempo si stanno impegnando per chiedere le giuste risposte da parte delle istituzioni, per interrompere l’abbandono e il degrado. Denunciano la criminalità, rompono il muro di paura e di omertà, propongono attività sociali e progetti di riqualificazione, grazie anche ad un protocollo con il dipartimento di Architettura dell’Università di Pescara, che sta ponendo le basi di un percorso per la riqualificazione e la rigenerazione urbana delle periferie, in particolare nei quartieri Rancitelli e San Donato a Pescara.

“Una realtà grave come un tumore al cervello”
(foto di Massimiliano Di Pillo, Agende Rosse)

di Alessio Di Florio

PESCARA. La realtà di Rancitelli è «grave come un tumore al cervello». Queste le parole utilizzate da don Massimiliano Di Luca (parroco nel quartiere della Chiesa dei SS Angeli Custodi) durante un’audizione in Comune, insieme alla presidente dell’associazione “Per una nuova Rancitelli” Francesca Di Credico. «Sotto il Ferro di Cavallo c’è un viavai costante di tossicodipendenti che fanno la fila per comprare la dose; ai Palazzi Clerico si spaccia cocaina, e si vede anche dalle belle auto che sfilano; dall’altro lato c’è il mercato dell’eroina». È forte la denuncia del prelato in prima linea da tanti anni. «Veniamo poi al comparto adiacente i Palazzi Clerico, dove c’è un accampamento di tossicodipendenti stanziali, inutile sgomberarlo. Tornano dopo pochi minuti. La via Tiburtina è diventata la nuova ‘via della prostituzione’, le ragazze lavorano per quelli che spacciano droga. Via Lago di Capestrano è militarizzata dalla criminalità con due Circoli privati e un bar, nati all’interno di spazi al pianterreno di proprietà dell’Ater non si sa in base a quale bando o graduatoria. In via Lago di Borgiano ci sono altri accampamenti e in via Sacco c’è un’infinità di ruderi e terreni abbandonati, anch’essi occupati da tossicodipendenti. Stessi problemi in via Nora, via Trigno, via Tronto e via Alpi». Un sistema definito mafioso, «una bomba sociale con gruppi organizzati che gestiscono uno spaccio controllato di droga: a ridosso dei Palazzi Clerico si spaccia cocaina; all’interno del Ferro di Cavallo c’è la fila ventiquattro ore su ventiquattro per la vendita di eroina; a ridosso dei ruderi ci sono almeno 4 accampamenti con tossicodipendenti stanziali e in via Tiburtina dilaga la prostituzione di giovani che poi usano i soldi sempre per comprare droga».

L’anno scorso una testimonianza analoga a quella di don Max, come è comunemente chiamato in città, era giunta dal Sunia, il sindacato degli inquilini. Le famiglie di via Rigopiano-Passo della Portella hanno denunciato uno stato d’assedio permanente con gang che «si fanno la guerra per spartirsi il territorio. Bande di soggetti che girano armati di coltelli e pistole, che spacciano droga, minacciano e picchiano le donne del quartiere che osano ribellarsi». Occupano abusivamente alloggi «presi con la forza e le minacce ai residenti. Dentro gli appartamenti vuoti vengono lasciati a guardia i pitbull. Gli alloggi vengono poi rivenduti, da questi soggetti, ai disperati, per cifre che vanno dai 600 ai 2000 euro». I residenti, denunciano gli esponenti del Sunia, vivono nel terrore. 

Una speranza di rinascita cercano di farla fiorire cittadini e attivisti. L’associazione “Per una nuova Rancitelli”, insieme alla parrocchia di don Max e ai comitati di altri quartieri delle periferie pescaresi, da tanto tempo si stanno impegnando per chiedere le giuste risposte da parte delle istituzioni, per interrompere l’abbandono e il degrado. Denunciano la criminalità, rompono il muro di paura e di omertà, propongono attività sociali e progetti di riqualificazione, grazie anche ad un protocollo con il dipartimento di Architettura dell’Università di Pescara, che sta ponendo le basi di un percorso per la  riqualificazione e la rigenerazione urbana delle periferie, in particolare nei quartieri Rancitelli e San Donato a Pescara. Dopo l’omicidio di Cervoni l’associazione ha organizzato una fiaccolata a cui hanno partecipato oltre 200 persone.