Capaci, spunta ancora una volta il “cerchio magico” di Montante

Raggiunto telefonicamente, l’attuale Sindaco di Capaci Pietro Puccio dichiara: “Anche se fosse stata approvata la mozione, la stessa non avrebbe sortito effetti, prima perché al momento c'è un procedimento giudiziario in corso e secondo perché è stato già adottato il PRG (piano regolatore generale, nda), quindi, qualunque attività atta a modificarne lo stato non può essere svolta perché la competenza è dell'assessorato regionale. Inoltre la mia amministrazione ha presentato alcune osservazioni al PRG con delibera di Giunta 5/2020 in cui propone la modifica della destinazione d'uso dell'area prevedendo, nella stessa, la possibilità di realizzare un'opera scolastica e dei parcheggi comunali. Inoltre – continua Puccio - la proprietà del terreno, nel corso di quest’anno, aveva già fatto due tentativi al fine di aggirare il problema, tentativi sono stati messi in atto, ma prontamente sono stati respinti al mittente.”

Capaci, spunta ancora una volta il “cerchio magico” di Montante

SICILIA. Era il mese di novembre del 2017 e a Capaci, comune in provincia di Palermo, l’amministrazione era quella dal sindaco Sebastiano Napoli, eletto con la coalizione La Voce - Napoli Sindaco, Amicizia, Capaci Nel Cuore - Napoli Sindaco, A - Autonomia per Capaci.

 

In quel periodo, nello specifico l’8 novembre, fu messa all’ordine del giorno, al decimo punto, la “Richiesta di attestazione e dichiarazione interesse pubblico, per il successivo rilascio del permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici, ai sensi dell´art.14 comma 1 bis del DPR n.380/2001 e ss.mm.ii. recepito nella regione Siciliana dall´art.1 della L.R.n.16 del 10/08/2016 relativa agli immobili presenti nell´area industriale dismessa dell´ex stabilimento Vianini, da destinare ad attività commerciale. Ditta P.R. srl legale rappresentante Angela Pisciotta”.

Mancavano pochi mesi alle elezioni amministrative e, in prima analisi, fu ritenuta come un’operazione prettamente elettorale che mirava a conquistare il voto degli elettori con la dimostrazione che l’amministrazione aveva a cuore la possibilità di favorire la creazione di posti di lavoro sul territorio.

 

Ma che cos’è l’ex area Vianini e, soprattutto, chi è la società “P.R.” di cui Angela Pisciotta è il legale rappresentante?

 

L’area in questione, originariamente a destinazione artigianale, è estesa circa trenta ettari. Si trova in via Vittorio Emanuele, dove c’è un diroccato fabbricato nel quale si costruivano pali in cemento, un’area che una volta era destinata, in un piano triennale delle opere pubbliche del Comune di Capaci, quello 2013/2015, per costruire una caserma.

 

Sono due le società che compartecipano alla “P.R.”, la “A.P. service” e la “C.D.S. spa”; della prima è amministratrice Angela Pisciotta, della seconda Massimo Michele Romano, titolare della catena di supermercati “Mizzica-Carrefour Sicilia”. La società al momento della delibera dell’amministrazione Napoli era intestata ad Angela Pisciotta (vicepresidente di Ance Palermo) e a Massimo Michele Romano, arrestato nel maggio 2018 a seguito dell’inchiesta nissena “Double Face” assieme al “paladino dell’Antimafia”, Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia poi condannato a quattordici anni.

Ma in questa vicenda non c’è solo il nome di Romano che porta all’indagine nissena.

 

Anche per la società proprietaria dell’area ex Vianini salta fuori lo studio legale Schifani Pinelli, il cui fondatore è il senatore Renato Schifani, ex presidente del Senato, imputato nel processo ordinario sul Sistema Montante.

 

Le indagini dei carabinieri avevano accertato “il coinvolgimento, a vario titolo, di taluni consiglieri comunali già appartenenti all’Arma”, evidenziando il ruolo dell’avvocato Francesco Agnello, già coinvolto nel cosiddetto ‘Sistema Sesto/San Giovanni’ in cui l’imputato principale era Filippo Penati, poi assolto e in parte prescritto.

L’indagine sul centro commerciale però venne “inaspettatamente e tempestivamente archiviata dal gip di Palermo il 6 giugno 2018, dopo solo un giorno dalla richiesta avanzata dal pubblico ministero il 5 giugno 2018 con peculiari motivazioni; pur facendo esplicito riferimento, nella richiesta di archiviazione, alla “presenza di opacità” nelle vicende amministrative investigate”.

 

Invece il nome di Angela Pisciotta compare, de relato, nell’inchiesta della procura di Catania sui Durc falsificati alla Cassa Edile etnea. Tra le società coinvolte c'è la “Pisciotta Costruzioni”, impresa con sede a Camporeale che, secondo gli accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza, avrebbe beneficiato del rilascio di un documento unico di regolarità contabile pur non avendone i requisiti. Nell'inchiesta è coinvolta Maria Raspante che, all'epoca dei fatti, era la rappresentante legale della “Pisciotta Costruzioni”, società fondata negli anni Cinquanta da Calogero Pisciotta, il marito, e attiva nel settore dell'edilizia pubblica e privata. A guidarla, oggi, è la figlia Angela. Ingegnera gestionale, la donna siede al tavolo di Ance Palermo nelle vesti di vicepresidente. Una carica cui la Pisciotta è arrivata dopo essere stata presidente del gruppo giovani imprenditori di Ance in provincia. 

 

Sull’opaca situazione sviluppatasi a Capaci in quegli anni, aveva indagato il maresciallo Paolo Conigliaro, alla guida della stazione del paese dal 2013 al 2018. Il militare ricostruì anche frequentazioni degli amministratori con soggetti mafiosi locali, il monopolio dei lavori di movimento terra per le concessioni edili rilasciate da quell’Ente, vicende investigative relative ai funzionari Comunali.

 

Tanto che un colonnello dei carabinieri “a febbraio 2015 m’invitava a non scrivere più un rigo sul Comune di Capaci”, si legge nella relazione consegnata da Conigliaro alla commissione Antimafia.

 

La Procura chiese di eseguire diversi arresti, respinti dal gip di Palermo “ma la singolarità di tale pratica è che fu impossibile proporre l’impugnazione al rigetto, poiché risultava smarrito il fascicolo nella segreteria del Pm. Poi scaddero i termini.”, scrive Conigliaro.

Nel corso delle indagini, fu accertato perfino “l’inchino” di una confraternita religiosa davanti alla casa di un boss locale durante una funzione religiosa pubblica.

 

Proprio nello stesso periodo in cui il comune di Corleone fu sciolto, tra le altre cose, pure per un fatto analogo.

 

La proposta di scioglimento per mafia, inviata dall’allora comandante dei carabinieri di Capaci, non uscì mai dalla caserma del comando provinciale di Palermo. Il militare, invece, fu demansionato, indagato per diffamazione e, durante una perquisizione, spogliato completamente senza nemmeno permettergli di tenere gli slip.

 

Lo scorso mese di marzo Conigliaro è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare Antimafia presieduta da Nicola Morra. Il maresciallo, ora in servizio alla Dia di Palermo, ha inoltre raccontato “un quinquennio di anomalie” fatto di “presunte ingerenze e interferenze”.

Anche perché due suoi colleghi, Salvatore Luna e il cognato Andrea Misuraca, nel frattempo erano stati eletti nel consiglio comunale di Capaci, un atto consentito per i comuni con meno di 15 mila abitanti.

Il militare aveva anche ricostruito il grande affare del centro commerciale che doveva sorgere nella zona artigianale ex Vianini per il quale il comune si sarebbe dovuto occupare del cambio di destinazione dell’area, da trasformare in zona commerciale. Durante la sua audizione Conigliaro ha ricostruito legami, interessi ed evidenze emerse dalle indagini sui colleghi. Molte delle parti dell’audizione sono state secretate e si attende che il presidente Morra dia seguito a quanto appreso.

 

Lo scorso 27 novembre, al quarto punto dell’ordine del giorno del Consiglio Comunale, c’era una “Mozione consiliare di revoca delibera di Consiglio Comunale n.78 del 10/11/2017”, mozione a firma del consigliere Erasmo Vassallo che della giunta Napoli, quella che approvò la variante per l’ex-Vianini, fu assessore. Durante la discussione, la maggioranza, anche alla luce delle indagini che si sono sviluppate intorno alla vicenda e sulla base delle scelte programmatiche effettuate dall’amministrazione che individuavano in quell’area la costruzione di una struttura scolastica, dopo aver chiesto al consigliere Vassallo di ritirare la mozione, ha scelto di non cancellare quell’atto dall’opaca storia dell’amministrazione che governò Capaci dal 2013 al 2018 per evitare che le scelte fatte allora, le cui motivazioni ancora non sono del tutto chiare e oggetto di inchiesta e di approfondimento da parte della Commissione parlamentare antimafia, finisse sotto una coltre di polvere.

 

Raggiunto telefonicamente, l’attuale Sindaco di Capaci Pietro Puccio dichiara: “Anche se fosse stata approvata la mozione, la stessa non avrebbe sortito effetti, prima perché al momento c'è un procedimento giudiziario in corso e secondo perché è stato già adottato il PRG (piano regolatore generale, nda), quindi, qualunque attività atta a modificarne lo stato non può essere svolta perché la competenza è dell'assessorato regionale. Inoltre la mia amministrazione ha presentato alcune osservazioni al PRG con delibera di Giunta 5/2020 in cui propone la modifica della destinazione d'uso dell'area prevedendo, nella stessa, la possibilità di realizzare un'opera scolastica e dei parcheggi comunali. Inoltre – continua Puccio - la proprietà del terreno, nel corso di quest’anno, aveva già fatto due tentativi al fine di aggirare il problema, tentativi sono stati messi in atto, ma prontamente sono stati respinti al mittente.”

 

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