Costituito il movimento No biometano in Abruzzo

Nell’ambito del suo territorio di nascita, il Vastese, il Movimento si batte contro la realizzazione degli impianti a Biometano sia nel territorio di Monteodorisio, sia in quello di Cupello, entrambi già provati dalla presenza di ben tre vasche della discarica di Valle Cena, dalla Turbogas a Gissi, dalla Stogit a Montalfano recentemente oggetto di una inquietante inchiesta giornalistica di Report, rispetto alla quale l’Amministrazione Comunale si è rinchiusa dentro un silenzio assordante.

Costituito il movimento No biometano in Abruzzo

Il Movimento “No biometano in Abruzzo”, nasce con l’obiettivo di contrastare l’installazione delle centrali in ogni località della nostra “Regione Verde”, già ampiamente devastata da politiche irresponsabili dei gruppi dirigenti che si sono avvicendati in questi ultimi decenni. Il soggetto al quale vogliamo dar vita, partecipa ai comitati contro le centrali, alle attività scientifiche e accademiche; promuove la lotta attraverso pubblicazioni, convegni, manifestazioni, volantinaggi, comizi e azioni di protesta pacifica e democratica. Raccoglie attorno a sé esponenti del mondo della cultura, della scienza, della politica, delle istituzioni e di ogni singolo cittadino.

Nell’ambito del suo territorio di nascita, il Vastese, il Movimento si batte contro la realizzazione degli impianti a Biometano sia nel territorio di Monteodorisio, sia in quello di Cupello, entrambi già provati dalla presenza di ben tre vasche della discarica di Valle Cena, dalla Turbogas a Gissi, dalla Stogit a Montalfano recentemente oggetto di una inquietante inchiesta giornalistica di Report, rispetto alla quale l’Amministrazione Comunale si è rinchiusa dentro un silenzio assordante.

Nel 2016 uno studio del Servizio Sanitario Regionale del Lazio rilevava che abitare entro 5 chilometri da una discarica aumenta del 5% il rischio di disturbi respiratori, e del 34% quello di cancro ai polmoni.

La ricerca ha esaminato lo stato di salute di circa 200mila persone residenti entro cinque chilometri da nove discariche laziali. I ricercatori hanno valutato l’esposizione dei partecipanti agli inquinanti atmosferici emessi dai rifiuti, utilizzando come riferimento l’acido solfidrico (o H2S, una sostanza prodotta in grandi quantità nella decomposizione anaerobica dei rifiuti organici), e hanno poi monitorato i casi di ospedalizzazione e la mortalità della popolazione in un periodo compreso tra il 1998 e il 2008.

Dalla loro analisi è emerso un legame piuttosto evidente tra discariche e disturbi dell’apparato respiratorio: vivere entro cinque chilometri da uno di questi siti aumenta infatti del 5% il rischio di soffrire di disturbi respiratori, anche tra i bambini, e del 34% quello di sviluppare un tumore ai polmoni.

 

IL BIOGAS/BIOMETANO PRODOTTO DALLA DIGESTIONE ANAEROBICA

NON È ENERGIA PULITA, RINNOVABILE ED ECONOMICA.

Per produrre biogas bisogna digerire gli scarti organici (da rifiuti urbani, scarti agricoli, agroindustriali, fanghi di depurazione etc.) in assenza d’aria (digestione anaerobica). In queste condizioni si producono inevitabilmente inquinanti gassosi, liquidi e solidi.

La digestione genera emissioni gassose nocive e non solo metano. Queste emissioni, per quanto ben controllate, finiscono in parte nell’aria che respiriamo e sono dannose per l’uomo e per l’ambiente (ammoniaca, idrogeno solforato, idrocarburi e gas minori). Inoltre, produce sempre inquinanti liquidi (percolato) ricchi di sali e metalli pesanti. Il percolato può sviluppare gas tossici.

La digestione produce un residuo (digestato) che è un vero e proprio rifiuto, perché può contenere anch’esso sali e metalli pesanti, ma anche spore di batteri chiamati clostridi, pericolosissimi perché alcuni producono neurotossine in grado di mettere in pericolo la vita stessa di uomini e di animali che ne vengono contaminati.

Le scelte del Governo Draghi, ma anche di quello precedente sotto la guida di Conte hanno privilegiato la scelta della produzione di Biometano incentivandolo con notevoli fondi previsti nel PNRR e in aperto contrasto con i principi dell’economia circolare contenuti nella direttiva 851/2018/CE, che prevede l’invio di queste frazioni ai processi di riutilizzo e riciclaggio per il recupero di materia e non per la produzione di combustibili.

LA PRODUZIONE DI BIOMETANO NON È UNA TECNOLOGIA ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSA.

La verità è che produrre biogas e biometano dalle biomasse (da rifiuti urbani, scarti agricoli, agroindustriali, fanghi di depurazione etc.) è vantaggiosa solo per chi la progetta e per chi la gestisce.

I cittadini non avranno alcun beneficio, anzi, i soldi elargiti dallo stato come incentivi alle “energie rinnovabili” (tra cui hanno incluso gli impianti a biogas che producono energia elettrica o metano), provengono direttamente dalle tasche degli utenti dei servizi energetici tramite le bollette (componente A3) pagate ai vari Enel, Eni etc.

In conclusione, chi gestisce impianti di biogas o biometano riscuote 0,28 euro per kWh (dato del 2020) nel primo caso (impianti biogas), fino al doppio o il triplo nel secondo caso (impianti biometano).

Per un impianto biogas da 1 Megawatt il gestore incassa oltre 1 milione di euro/anno solo di incentivi. In più si fa pagare il costo del rifiuto organico conferito. In pratica è in grado di ammortizzare in soli cinque anni l’intero costo dell’impianto, guadagnando al netto nei restanti 15-20 (la durata dell’impianto in questione è calcolata dai proponenti a 25 anni).

Occorre considerare altresì che un impianto di biogas da 1 Megawatt necessita di circa 400 ettari di terreno per coltivare mais e sorgo come “materia prima”, per cui OGGI i 1.600 impianti attuali in gran parte nel Nord Italia “occupano” oltre 640.000 ettari sottratti alle coltivazioni per l’alimentazione umana e zootecnica, sebbene il PNRR del governo Draghi ne citi “soltanto” 560 da riconvertire.

Nel paper redatto a settembre 2019 dalla “European Federation for Transport and Environment AISBL” viene riportato che il GNL (Gas naturale liquefatto / metano al 99%) e lo stesso Bio-metano utilizzato per autotrazione non sarebbero affatto sostenibili, anzi produrrebbero un inquinamento atmosferico da NOx e da particolato PM2,5 e PM10, cinque volte superiore ai motori Diesel modello 2013.

Gli impianti a biogas e ancor più quelli a biometano sono sistemi complessi che mangiano molta dell’energia prodotta. Questo vuol dire che consumano dal 25 al 40% dell’energia totale per far funzionare pompe, ventilatori, digestori, sistemi filtranti, apparati per la purificazione del gas etc. In altri termini per tenere in piedi l’impianto i gestori sono costretti a bruciare buona parte del gas in autoconsumo.

 

SE NON CI FOSSERO GLI INCENTIVI PUBBLICI TALI IMPIANTI SAREBBERO MISERAMENTE IN PERDITA.

I gestori di impianti a biogas e biometano rientrano nel classico caso di chi fa l’imprenditore con i soldi dello Stato o meglio dei cittadini, senza rischiare i propri soldi.

Un impianto a biometano non risolve il problema dell’inquinamento perché è un impianto inquinante. La raffinazione del biogas a biometano assorbe molta, molta energia, sicuramente più del solo biogas e produce nuovi rifiuti inquinanti e nuove emissioni secondarie.

 

LA PERDITA SECCA DI METANO NELL’ARIA DURANTE LA PURIFICAZIONE DEL BIOGAS/BIOMETANO VA DAL 2 AL 9-10%.

Il Biometano ha la stessa composizione del metano fossile e pertanto non risponde alle varie direttive governative sulla transizione ecologica.

Riteniamo che la sola strada percorribile sia quella del recupero di materia attraverso il compostaggio aerobico, attraverso un programma di incentivazione e di rigido monitoraggio territoriale.

Antonio Felice (Segretario Regionale Partito Comunista)

Dario Leone (Movimento “Cupello Futura Umanità”)

Stefano Moretti (Consigliere Comunale – Comune di Monteodorisio)

Giuseppe Redondi (Segretario Provinciale di Chieti del Partito Comunista)

Franco Paganelli (Liberiamo l’Italia – Fronte del dissenso)

Claudio Di Vincenzo (Sinistra Italiana)

Silvia Tufano (Artista)

Azione Civile

Francesco Pelini (Risorgimento Socialista)

Nobile Dell’Orefice (Comitato NO Draghi)

Lorenzo Berardi (Federazione Giovanile Comunista)

Antonino Orlando (Docente)

Cinzia Di Stefano (Docente)

Luana Timpone (RSA FP-CGIL)

Davide Scutece (Pittore)

Cesare Pollutri (Imprenditore Commerciale)

Domenico Marchione (Libero Professionista)

Gabriele Maraffini (Operaio Pilkington)

Angelo Gileno (Operaio Pilkington)

Alberto Del Buono (Pensionato)

 

È possibile seguire la mobilitazione dalla pagina Facebook https://www.facebook.com/NO-Biometano-103386602451236/