Covid19, per il virologo Tarro: «il virus è destinato alla scomparsa»

INTERVISTA. Ci sarà il tanto annunciato colpo di coda? Dobbiamo attendere un ritorno della pandemia? Giulio Tarro, professore di fama mondiale, ci offre il suo punto di vista: «Abbiamo assistito ad una serie di bugie, una dietro l’altra. C’è stata sempre una tendenza a dire cose non vere per bloccarci. Mantenendo questa situazione di terrorismo, a loro modo, mantengono le loro sedie». E le mascherine? «In questo momento non sono di nessuna utilità».

Covid19, per il virologo Tarro: «il virus è destinato alla scomparsa»
Il prof. Giulio Tarro (profilo Fb)

Lo avevamo contattato tempo fa, in piena emergenza Covid, ed era stato chiaro: «Certamente bisogna cambiare mentalità e bisogna cambiare, soprattutto, chi ci governa». Parole pronunciate dal professore Giulio Tarro, virologo di fama mondiale, già primario dell’Ospedale Cotugno di Napoli.

Il “figlio scientifico” del professore Albert Sabin, lo scienziato polacco che riuscì a sconfiggere la poliomelite.

Ma oggi cosa è cambiato rispetto a qualche mese fa?

«Lo avevo già annunciato che sarebbe andata a finire così».

Così come?

«Siamo entrati nella stagione quasi estiva e, quindi, il virus sta completando la sua curva epidemiologica, cosiddetta gaussiana, in base, soprattutto, alla buona stagione, al sole con i suoi raggi ultravioletti a cui il virus non resiste più di sei o sette minuti al mare o in montagna o altrove. Certamente è destinato alla scomparsa».

Possiamo stare tranquilli?

«Senza dubbio, anche perché sono i dati che contano alla fine. I dati ci dicono questo».

Molti suoi colleghi parlano, anche in maniera insistente, di una seconda ondata. Lei cosa ne pensa?

«Se sono quei colleghi che dicevano che all’inizio di febbraio non ci sarebbe stato un solo caso in Italia oppure, eventualmente, gli stessi che dicevano che praticamente ci sarebbe stata l’epidemia maggiore a giugno… allora cosa vuole che le dica? (risata) Sono dei pessimi predittori».

Ma ci sarà questa seconda ondata?

«Se noi come popolazione abbiamo fatto gran parte di anticorpi difficilmente il virus potrà circolare».

Per la questione delle scuole cosa possiamo aggiungere?

«Chi se ne occupa deve essere all’altezza della situazione, altrimenti dobbiamo mandare loro a scuola».

A cosa si riferisce? Cosa bisogna fare per essere all’altezza della situazione?

«Dovrebbero fare dei corsi, innanzitutto, di educazione. Debbono avere la capacità di trattare con i bambini, con i ragazzi, con i giovani. Determinate situazioni, chiamiamole psicologiche, vanno tenute in conto per prime, non successivamente».

Per quanto tempo ancora dobbiamo portare queste mascherine?

«Francamente la mascherina andava portata inizialmente, come si è sempre detto, per evitare di spargere il virus, semplicemente per i contagiati. E per gli operatori sanitari che erano a contatto con i pazienti. Per il resto, come dire, è tutto un eccesso».

Per quale ragione?

«È legato al fatto che l’Italia è diventata produttrice di mascherine. Alcune industrie hanno diversificato, per così dire, ed ovviamente le mascherine vanno per tutti. È diventata quasi una moda».

Ma qual è la loro utilità?

«Nessuna».

C’è stata speculazione dietro questa pandemia?

«Anche in maniera esagerata. Dalle mascherine a tutto il resto. C’è stata questa volontà di determinare sempre, diciamo, il panico con i bollettini di guerra, che hanno inciso proprio sul quel sistema immunitario che dovrebbe essere preservato. Poi aggiungiamo queste notizie continue. Ognuno può avere uno stile di vita che, certamente, non è necessariamente corretto. Lo stress provoca l’abbassamento dello stato immunitario, fondamentale non solo in riferimento al coronavirus ma anche per quanto riguarda le infezioni e la trasformazione cellulare.»

È stata gestita nel migliore dei modi questa situazione?

«Penso che sia stata gestita così come è stata gestita all’inizio».

Può spiegare meglio?

«Siamo stati la prima Nazione a bloccare i voli con la Cina, dimenticando però che bastava andare direttamente alla Malpensa o a Fiumicino. Si poteva andare in tutte le altre Capitali del Mondo. E sotto questa falsa riga hanno continuato. Come per il livello di informazione, in particolare, pubblica. Abbiamo assistito a una serie di bugie, una dietro l’altra».

Qualche esempio?

«Era importante seguire la ricerca israeliana, ovvero isolare gli anziani e far circolare il virus tra i giovani. Ancora più importante è quello che hanno fatto i tedeschi, che hanno avuto una mortalità al di sotto dell’1%. Hanno usato subito la sieroterapia e quando, addirittura, sono passati nella seconda fase e in Italia si è parlato subito di aumento dei contagi. Una bugia. Sia perché non era vero, bastava chiamare la Germania, ma soprattutto era una bugia stupida perché ci vuole il tempo di incubazione perché possano aumentare i contagi. Come in questo caso, c’è stata sempre una tendenza a dire cose non vere per bloccarci. Mantenendo questa situazione di terrorismo, a loro modo, mantengono le loro sedie».

Professore, a che punto siamo con la sieroterapia in Italia?

«La sieroterapia, per giunta, è stata approvata anche negli Stati Uniti e in Inghilterra. È già stata approvata dalla nostra federazione del farmaco. Fortunatamente, in questo momento, c’è stato meno bisogno visto che le terapie intensive si sono svuotate. Però, in ogni caso, è importante perché è l’unica terapia specifica per questa malattia».

Sanità pubblica o sanità privata?

«C’è stato un momento in cui l’Italia ha occupato il primo posto a livello mondiale, in particolare, per la sanità pubblica. Poi si è cominciato, dalla fine degli anni Novanta, a dimezzare tutti i posti letto delle terapie intensive e poi ci siamo trovati, ovviamente, di fronte a questa epidemia senza fare niente. A gennaio i francesi avevano raddoppiato i posti letto e noi abbiamo aspettato marzo, in piena epidemia.

Quando, per una epidemia di tipo influenzale che anziché svolgersi nell’arco di sei mesi si è concentrata in poche settimane, è crollato anche il fiore all’occhiello italiano, che era quello della Lombardia, con Milano capitale».

Un fiore all’occhiello sopravvalutato?

«I conti si fanno i conti alla fine. Ovviamente era sopravvalutato».