DISABILITA’ AI TEMPI DEL COVID

PARLA IL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE GENITORI ARCOBALENO. «Il popolo della disabilità ha vissuto e sta ancora vivendo situazioni di disagio, fatica, discriminazione e una esposizione al rischio di contagio, maggiori del resto della popolazione.»

DISABILITA’ AI TEMPI DEL COVID

Se ne parla sempre poco e quel poco anche male. Il popolo della disabilità viene quasi sempre dimenticato in tutti i contesti politici, sociali, scolastici e purtroppo è stato dimenticato anche durante questa pandemia.
“Chiudiamo tutto”,“State in casa, non uscite”, “Si può uscire solo per motivi lavorativi o permotivi sanitari o 
uno per famiglia per la spesa”.
Il virus ci ha obbligati a restare in casa e a non uscire. Ci ha imposto distanziamento, isolamento, 
SOLITUDINE.

Il popolo della disabilità ha vissuto e sta ancora vivendo situazioni di disagio, fatica, discriminazione e una esposizione al rischio di contagio, maggiori del resto della popolazione.

Non è una situazione frutto del caso, ma l’esito di una mancanza di attenzione alle loro esigenze specifiche, connessa alla mancanza di governo in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo.
Chiudere tutto senza sviluppare un intervento di aiuto per le famiglie con disabili in casa è stato
discriminante e inopportuno.

Ma si sa, l’emergenza è stata tale da non avere altre alternative. Ma cosa si è fatto poi nei mesi successivi? Poco o nulla. Le famiglie si sono dovute arrangiare come hanno potuto e i genitori improvvisarsi, logopedisti, psicomotricisti, psicologi, assistenti familiari. Ma si sa, il popolo silente della disabilità è abituato a resistere.

RESILIENZA: è questa la parola d’ordine, quella che ancora una volta decidiamo di fare nostra in tutta la sua essenza.
Tutto è rallentato.

In questo tempo sospeso l’assistenza domiciliare in alcuni casi è saltata per mesi interi. Non si può comprendere fino in fondo cosa significhi per una famiglia con un disabile grave in casa rinunciare a quelle poche ore di sollievo, di libertà, di respiro.
La “normalità” è ancora lontana, la zona rossa ci riporta in uno stato di ansia, dovuta al virus, certo, ansia
legata alla preoccupazione per quello che potrebbe accadere ai nostri cari e non da ultimo per quello che 
potrebbe accadere nel caso ci ammalassimo noi: I caregiver. Ossia coloro che non conoscono più la 
differenza tra la notte e il giorno. Tra un giorno di festa e uno feriale. Perché tutto ruota attorno alla 
disabilità
.

Che cosa succederebbe se mi ammalassi io di covid e se fossi allontanata da mio figlio con il quale vivo in 
simbiosi da quasi 12 anni?

E se insieme a me risultasse positivo anche il papà? Che fine farebbe mio figlio?
Da chi verrebbe assistito?

Queste sono le domande che ci attanagliano il sonno, che logorano il cervello senza soluzione di continuità.

Noi siamo i tutori della categoria fragile della disabilità e dovremmo essere tutelati al pari dell’infermiere, del medico, dell’oss. E invece no. Siamo il popolo silente, quello che sa sopportare, che è forte, che non ha paura, quello che è abituato a mettersi da parte. Peccato che siamo fatti anche noi di carne e ossa e non siamo invulnerabili.


Monica Di Filippo

Presidente Associazione Genitori Arcobaleno
ODV Venafro

Nella foto Monica di Filippo