‘Dove la luce’, Carmen Pellegrino ripercorre la storia d’Italia

di Federica Passarelli - Un romanzo che fa riecheggiare nel titolo la purezza della poesia ungarettiana e che in un viaggio ricco di suggestioni e malìe letterarie rievoca il passato e ristabilisce il tempo presente.

‘Dove la luce’, Carmen Pellegrino ripercorre la storia d’Italia


 

La presa di coscienza - per chi ama la lettura e per chi scrive e rintraccia se stesso attraverso le parole - che la letteratura è la formula capace di appianare il mondo. Nel romanzo di Carmen Pellegrino, giovane e talentuosissima scrittrice campana, oltre che affermata storica e ideatrice di quella scienza poetica che ha per nome ‘abbandonologia’, si analizza il passato confuso col presente e cerca, sulla linea del tempo, di mettere assieme le tracce di chi ha già vissuto con quelle di chi resta a definire il proprio copione.

Finzione, invenzione e realtà si proiettano nella scelta di vita di un uomo esistito per davvero, Federico Caffè, economista noto come il Professore, che articola la sua esistenza su una presa di coscienza: tutto ciò per cui ci si è battuti non dà più alcun margine di salvezza. Tutto ciò in cui si è creduto si frantuma, scompare. Così come scompare nella realtà l’economista Federico Caffè assertore convinto della necessità di decrearsi, ossia di liberarsi dell’io: in una società non votata al bene altrui ma concentrata essenzialmente sul tornaconto personale, conviene dare le dimissioni dalla vita.

Carmen Pellegrino, da ottima storica, narra vicende personali incastrate nella maglia delle vicissitudini della collettività, sanando e ripercorrendo via via la storia dell’Italia, dalla strage di Bologna, il crollo del ponte Morandi, il fallimento della Banca di Sindona e la morte di Ambrosoli.    

Dove la luce, dunque? Nella bellezza del narrare, perché l’autrice afferma: “Ecco, io ho avuto qualcosa, qualcosa che mi è venuto dai libri, la forza di usare le parole senza che nessuno dovesse prima darmi voce, perché ho una voce e posso prenderla”. Narrare, raccontare. È qui la luce che irradia tutto il resto: “La lascio qui come una cosa che fa luce (parola in ebraico significa anche cosa)”.

E mentre Carmen Pellegrino racconta del rapporto con la sua terra (d’origine), col proprio giardino internazionale (curato dal padre) e anche con quello abbandonato (che vive di luce propria e semina certezze) ci si sorprende a calpestare le tracce di un passato che entra in relazione con il proprio momento presente. Magia della Letteratura. Narrazione, racconto, invenzione, suggestione sono appigli letterari a cui ci si aggrappa: scrittore e lettore che assieme al libro e in suo nome compongono una triade perfetta riunita in un intero che non ammette interferenze.

Tutto questo per poter testimoniare la propria esistenza in un groviglio di storie collettive che costituiscono la Storia.

Carmen Pellegrino, venuta al mondo segnata da debito affettivo e debito pubblico, che forse venderà i mattoni dei suoi ricordi e che dividerà il suo incerto futuro pasto con un vecchio gatto o forse due, ha onorato del tutto il debito con l’arte letteraria, se mai ne avesse avuto uno nascosto nel cassetto delle nostalgie dell’inaccaduto. L’arte letteraria è fenomeno di conoscenza desiderabile e le pagine di un romanzo sono il luogo ideale per rintracciare quella luce che restituisce l’infinito.

 Federica Passarelli