«È arrivato il momento di togliere le mascherine»

INTERVISTA al prof. Giulio Tarro, virologo di fama mondiale: «Non c’è stata mai una dimostrazione sulla sua natura da laboratorio. C’è stata una concezione ipotetica». Per il futuro? «Possiamo stare tranquilli se facciamo quello che non abbiamo fatto in passato.»

«È arrivato il momento di togliere le mascherine»
Il prof. Giulio Tarro (profilo Fb)

«Oggi siamo a un punto estremamente positivo. Siamo come l’anno scorso solo che l’anno scorso non abbiamo tratto profitto». Comincia così la nostra conversazione con il virgolo Giulio Tarro, già primario dell’Ospedale Cotugno di Napoli. “Figlio scientifico” del professore Albert Sabin, lo scienziato polacco che riuscì a sconfiggere la poliomelite. «Ora bisogna capire come ci si pone di fronte a questa epidemia. I cinesi a metà marzo brindavano all’ultimo paziente. Successivamente, dopo il lockdown, esattamente lo scorso maggio, hanno screenato dieci milioni di abitanti di Whan. Questa è una cosa ufficiale e in base al loro screening hanno dimostrato che c’erano 0,3 su diecimila, se non sbaglio 0,00251%, soggetti che potevano ancora essere, per così dire, asintomatici. Però non contagiosi. Questi sono aspetti molto importanti.»

 

Perché?

«Perché loro hanno ritenuto di bloccare ulteriormente le frontiere e sono stati molto rigorosi. E per il resto hanno riaperto. Non dimentichiamoci che noi a Natale eravamo dentro con la zona rossa mentre loro stavano in strada. Non dimentichiamoci che è successa la stessa cosa durante la nostra ondata di quest’anno che, purtroppo, non si è pensato, come giusto che fosse, a vaccinare soprattutto gli ottuagenari e i soggetti deboli. Noi abbiamo pagato a gennaio, a febbraio 500 vittime al giorno.»

 

Per quale ragione?

«Perchè non abbiamo puntato sugli anziani e sui soggetti deboli che avevano altre patologie e che dovevano assolutamente essere vaccinati per primi. Il presidente Draghi soltanto a maggio, finalmente, ha stabilito che bisognava puntare sugli anziani. Hanno finalmente pensato quello che doveva essere una scelta iniziale.»

 

Lei si è vaccinato?

«Non mi hanno ancora chiamato. Sono su tre piattaforme: sia come ottuagenario, sia come medico e sia come giornalista.»

 

Che idea si è fatto di questi vaccini?

«Io come medico penso sia mio dovere vaccinarmi. Non vedo nessun problema in questo. Sin dall’inizio mi sono schierato.»

 

E tutte queste polemiche intorno ai vaccini?

«Le polemiche sono legate al fatto che, chiaramente, sappiamo che i vaccini sono dei farmaci e può esserci la possibilità che ci sia una quota in cui alcuni soggetti possano essere intolleranti. Vorrei ricordare il famoso vaccino per il vaiolo. C’era un caso su cinquantamila di encefalite. Ed era anche abbastanza notevole questo numero, però non è mai stato preso in seria considerazione.»

Il Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier, già presidente della Fondazione mondiale contro l’Aids, continua a lanciare allarmi…

«Però non bisogna mettergli in bocca cose che lui non dice…»

 

In una intervista il prof. Montagnier parla di tumori legati ai vaccini (“L’accettazione è un errore perché rischiamo di avere effetti assolutamente imprevedibili. Per esempio dei tumori”. Alla fine dell’articolo disponibile il video con l’intervista). Lei cosa ne pensa?

«Il ragionamento sotto certi aspetti è giusto.»

 

Mi scusi, in che senso?

«A Boston, gli americani, hanno studiato i soggetti che per lungo tempo erano positivi. Poi si è visto che questa positività era legata all’acido nucleico che, eventualmente, era stato assorbito proprio dal loro nucleo. Si è dimostrato che è possibile assumerlo nel nostro DNA.»

 

Questo ragionamento lo possiamo legare anche alle problematiche relative all’astrazeneca che tanto ha fatto discutere?

«Sì. Gli inglesi hanno equamente diviso i due vaccini: astrazeneca e pfizer. E hanno ormai dei punti di riferimento molto precisi. In questa percentuale, relativa ai due vaccini citati, su venti milioni di persone si sono registrate 502 vittime e 87mila reazioni avverse. Un dato che rientrava negli aspetti tollerabili di una vaccinazione.»

 

Ci dobbiamo ritenere delle cavie?

«Avremmo avuto bisogno di maggiore sperimentazione clinica.»

 

A che punto siamo con il vaccino italiano?

«Il vaccino italiano è stato un bluff. Il procedimento portato avanti è stato bloccato.»

 

E le ricerche della Federico II di Napoli?

«Francamente non ho approfondito.»

 

Senta, sta tornando alla ribalta la questione del virus creato in laboratorio. Lei cosa ne pensa?

«Questa è una questione che fin dall’inizio mi ero posto. Mi sono un po’ staccato da questa concezione. Ho guardato quello che hanno fatto i cinesi e poi il gruppo australiano, che è stato in grado di metterlo in coltura di tessuto, microfotografarlo al microscopio elettronico. Su questo voglio essere molto preciso, non sono mai stato un negazionista. Il virus esiste, è stato visto e coltivato. Lo stesso vale per il gruppo di Berlino che è stato in grado di fare un test diagnostico già nel gennaio del 2020 che l’OMS ha approvato.»

 

Cosa vuole dire?

«Non c’è stata mai una dimostrazione sulla sua natura da laboratorio. C’è stata una concezione ipotetica.»

 

Ma queste mascherine quando le possiamo togliere?

«Ci troviamo di fronte a una endemia. Quindi questi lockdown legati alle mascherine sono completamente inutili. Non ha senso.»

Quindi lei sta dicendo che potremmo toglierle?

«Assolutamente sì. Direi che non servono a niente.»

 

Possiamo stare tranquilli per il futuro?

«Possiamo stare tranquilli se facciamo quello che non abbiamo fatto in passato.»     

         

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