I soldi delle mafie comprano ROMA

Vitagliano ci riprova e compra “Dubai Café” e la catena Babylon. Era stato condannato in primo grado a 11 anni e sei mesi di reclusione, ma ciò non gli aveva impedito di riciclarsi in altre attività, cambiando nome. Ma l'attrazione per Roma capitale era rimasta.

I soldi delle mafie comprano ROMA

Gaetano Vitagliano già arrestato e condannato in primo grado, aveva i locali Mizzica, già sequestrati. Aveva, oltretutto, avviato una nuova catena che stava andando benissimo. Un brand che si chiama Katanè Sapori di Sicilia.

Attività molto simili ai negozi Mizzica, famosi bar gastronomia di piazza Acilia e via Catanzaro a Roma, stessi prodotti, stessi fornitori e stesso filone imprenditoriale e, forse, anche stesse banche. Stesso commercialista e stessi dipendenti. In poco più di un anno i punti vendita Katanè, a Roma, sono diventati quattro. Tutti in strade dove gli affitti sono alti.

L'ultima apertura, dopo quelle di via Volturno, via Tiburtina e viale delle Provincie, era stata nella sede dello storico "Caffè dell'Orologio" in piazzale Flaminio trasformato in Katanè.

Anche all'interno del Grande Fratello Vip il marchio di Vitagliano era presente con la pubblicità Katané.

Il 2 aprile l'azienda aveva recapitato alcuni vassoi di leccornie direttamente nella “casa televisiva”.

Questa mattina i finanzieri del nucleo di polizia economica tributaria hanno bussato alle porte dell'azienda e, come nel 2017, a Vitagliano già arrestato nel giugno dello stesso anno, i finanzieri hanno sequestrato tutto.

Le accuse.

Secondo gli inquirenti il Vitagliano è al vertice di un sodalizio a delinquere dedito al riciclaggio di denaro e ad intestazione fittizia di beni vicino al clan di camorra Amato-Pagano, conosciuti quali i sciossionisti. Personaggi capaci di produrre milioni di euro da traffici illeciti, quali droga ed estorsioni.

Vitagliano era stato condannato in primo grado a 11 anni e sei mesi di reclusione, ma ciò non gli aveva impedito di riciclarsi in altre attività, cambiando nome. Ma l'attrazione per Roma capitale era rimasta.

Ha usato alcuni dipendenti della catena Mizzica e li ha trasformati in soci della catena Katanè, come "teste di legno". Come avrebbero potuto aprire delle attività ex dipendenti con redditi bassi?

A Vitagliano servivano i nomi e la fedina penale pulita, ma tutto questo non è sfuggito alla finanza e alla Procura che, in breve tempo, hanno portato avanti delle indagini patrimoniali. Scoprendo il gioco delle scatole cinesi.

Anche il Gico, reparto speciale della guardia di finanza, ha scoperto che in piena emergenza Covid il Vitagliano, o chi per lui, aveva acquisito altri due bar denominati "I Siciliani", oltre ad una nota gelateria. Anche su queste attività il tribunale ha disposto il sequestro.

Questo ultimo sequestro è la prova che, ormai, nel settore della ristorazione, e non solo, le mafie comandano. In una condizione di crisi, dove le banche stentano a dare credito, si apre sempre di più lo spazio al flusso economico criminale. Ma la compiacenza di insospettabili e la complicità di professionisti agevola questi criminali.

I soldi, purtroppo, non hanno odore ma quelli usati dalle mafie sono sporchi di sangue e, troppo spesso, portano la firma di manager spregiudicati che pur di far denaro non esitano a chiudere patti con clan di camorra, di ndrangheta e altre mafie.

A volte basta il solo “occhio nudo” di una persona attenta per comprendere che quell'investimento sia sproporzionato. Alle mafie interessa riciclare, battere scontrini per poi poter versare in banca, ma i soldi versati non sono solo quelli delle attività ma quelli della droga e delle estorsioni e di tutti i traffici illeciti.

Chiedersi quali controlli pongano in essere le banche è lecito, ma sappiamo che troppo spesso vi sono stati direttori e funzionari di banca che hanno aperto le porte a questi sodalizi criminali, dando spesso coperture e suggerimenti.