Il risveglio di madreterra e la nascita del bambino ora - artista Ylenia Paladino

In questi giorni l'artista termolese, Ylenia Paladino, è riuscita nell'intento di far arrivare alla BIENNALE DI VENEZIA una sua meravigliosa opera intitolata "Il risveglio di madreterra e la nascita del bambino ora".

Il risveglio di madreterra e la nascita del bambino ora - artista Ylenia Paladino

Ad ispirare la sua opera una foto mandatale da una sua amica Maria Pennella a cui lei ha dato, con la sua arte, un tocco di creatitivà. "Il quadro scelto per l'anteprima della biennale di Venezia è stato questo - ci dice Ylenia - e non me lo aspettavo. Ringrazio alcune donne eccezionali che credono in me, mi ispirano e mi supportano. Questo omaggio è per Maria Pennella - continua - che mi mandò questa foto, permesso accordato con l'autore, Daniela J., Paola A. e Grazia di Nicola".

Il bianco abbraccio con il dolce bacio divino che si posa sul nostro mondo terreno per riportare: serenità, unità e armonia. Il quadro prende spunto dal noto lavoro digitale di Jean Michael Bihorel "Winter Sleep" e che ringrazio vivamente.

La donna rappresenta in tale contesto e sempre interpreterà la forza generatrice e il motore dell'Universo.

Il ghiaccio si scioglie ed emergono sempre più alcune parti: del volto femminile, della roccia e del corpo umano. In questo delicato periodo storico, il dipinto è un messaggio di Vita e di Speranza che a prescindere, non dovrebbero mai mancare. Ed ecco perché è evidente soprattutto la presenza della figura femminile che stringe a sé la voglia di vivere: la sua vita, i suoi tempi, la sua generazione e protegge quel qualcosa che è suo, ma nel contempo sarà il nuovo. Un futuro che sarà migliore dopo questa agghiacciante attualità.

Il neonato è dipinto per creare più forte impatto al messaggio citato sopra, il tutto è rafforzato da una interpretazione di vita e di speranza. Questo piccolo fanciullo mette il sigillo in questo quadro, con il linguaggio della pittura per un mondo migliore, di sana protezione e di rinascita dell'avvenire che avanza.

Ho raffigurato delle farfalle coloratissime che portano via le mascherine e che improntano il segno della libertà sulla terra, poiché questi insetti lepidotteri simboleggiano: la rinascita, la trasformazione, la speranza, il coraggio e la bellezza, ma anche l'inconsistenza della felicità e le diverse culture nel mondo. Madreterra che riposa con il suo bambino accanto, due leggiadre farfalle tridimensionali, si posano delicatamente in prossimità del cuore dei due soggetti umani. Le ali si muovono in corrispondenza delle correnti d'aria e volutamente sono fissate in quei due punti specifici del quadro, per differenziarle da quelle dipinte.

La montagna raffigura il centro del mondo è il veicolo dell'ascensione al cielo.

La neve rappresenta il cielo che ci parla attraverso la purezza, quindi ripulisce le brutture presenti sulla terra e ci comunica dolcemente e gradualmente un linguaggio che possiamo, se mettiamo in condizioni il nostro cuore di "aprirlo", cogliere e fare nostro il messaggio. Nulla in questo quadro e nella realtà è come sembra a partire dal titolo ambiguo!! È l'occasione di accogliere la parte più spirituale di noi, di ascoltare quella voce divina, interiore e dell'universo che ci parla attraverso dei segni, delle immagini e delle parole.

Proprio come una lacrima è una manifestazione di emozioni e di rabbia, l'espressione di un'energia repressa, così i fenomeni fisici prendono forma e si manifestano fluiditamente, assumendo concretezza da una realtà più profonda: spirituale. La neve è uno stato intermedio tra l'acqua che fluisce e il ghiaccio che solidifica, da cui nasce una dualità tra il Cielo che incontra la Terra e si improntano nel sentimento dell'Amore.

Questo dipinto si ispira alla leggenda della cosiddetta "Bella Addormentata", simbolo della regione Abruzzo, visibile nel suo intero profilo della Majella da cui prende il nome. La sagoma femminile che si intravede andando verso l'interno della regione sarebbe Maja, la più bella ninfa delle Pleiadi e figlia di Atlante e Platone, la più grande di sei sorelle e madre del gigante Ermes, figlio di Zeus.

Il bambino ferito in battaglia e fuggito con la mamma dai nemici, approdano a Ortona con la servitù, tramite una zattera dopo un terribile naufragio. Madre e figlio attraversano i boschi e scalano il Gran Sasso rifugiandosi in una caverna, alla ricerca di un'erba salvifica la quale cresce alle falde della bianca montagna, però troppo coperta di neve. La donna si allontana dalla grotta in cerca dell'erba medicinale e al suo ritorno, trova il figlio senza vita. Lei sprofonda in un terribile dolore che la porta alla morte. Mentre il corpo di Ermes viene sepolto dai pastori tra le cime del Gran Sasso, la giovane si lascia morire sulla Majella, da quel giorno la denominazione del "Monte Amaro" conferito alla cima più alta, deriva proprio dal profondo dolore vissuto dalla Dea Maja. Il giovane gigante invece è visibile sulla vetta orientale del "Corno Grande", la riproduzione di un enorme volto umano, assopito in un sonno eterno. Questo meraviglioso spettacolo della natura, viene chiamato "Il gigante che dorme".

Quando la mia amica Maria Pennella mi propose questa immagine a metà gennaio, mi suggerì di mettere un bambino accanto alla donna per affrontare per una volta, un tema alternativo. Non ne fui subito convinta poiché dovevo trovare il modo per legare le varie parti, soprattutto entrambe eravamo ignare della leggenda e innanzitutto del ruolo peculiare del bambino il quale invece, sarebbe stato il perfetto tassello d'incastro al tutto. Ho voluto dipingere un omaggio al meraviglioso Abruzzo e in particolare per Vasto e per Lanciano, per l'accoglienza che ho ricevuto quest'anno, invece questo quadro ha toccato molto di più il mio profondo.

Come si dice: "Attenzione a ciò che pensi, dici, scrivi e nel mio caso di dipingi!!"

Ho dato un risvolto diverso a questo finale, lei non si lascia morire, la "Bella Addormentata" si risveglia dal sonno e vicendevolmente c'è uno scambio di sguardi con il suo bambino accanto. La fredda catena montuosa e innevata, lascia sempre più spazio al corpo umano il quale, emerge e si definisce dettagliandosi di parti anatomiche. La DEA DEL FUOCO alla fine riscalda il suo cuore che riprende a battere e la terra torna fertile: di frutti, di fiori e di erbe aromatiche. Il corpo femminile prende il sopravvento sulla montagna impietrita e la metamorfosi lascia il dolore riverso su sè stessa e và verso la vita, in direzione dal mare Adriatico, al figlioletto che la guarda amorevolmente.

La Majella è visibile a pochi metri dal mare: rotonda, morbida e materna quando è innevata e riflette la luce del sole, invece è levigata sul profilo azzurrino nei tramonti estivi. Nelle settimane successive, questo quadro è diventato un inno alla maternità, al suo risveglio, a chi nasconde questo desiderio, a chi ha paura di non riuscire, ma che nel contempo si REALIZZA, malgrado chi crede sempre di saperne di piú degli altri, dell'età, eccetera. Il tutto è stato dettagliato e correlato da colori, dal movimento delle farlalle e dal rilievo montuoso della spina dorsale di lei e nella parte inferiore dell'angolo destro del quadro. E si, alla fine madre e figlio si risvegliano su un letto candido e puro come la neve!

Periodo di realizzazione: tra la fine del mese di gennaio e la prima settimana di febbraio 2022.

Tecnica: colori ad olio, vetro frantumato (per la neve) e bicomponente.

Misure: cm 75 x 100

A fine anno andrà questo al MeAm Museo Europeo di Arte Moderna di Barcellona, mentre a Venezia, anteprima della Biennale la seconda settimana di giugno.