Il Cielo che non piange

Diario di una quarantena con una bambina.

Il Cielo che non piange

Si sente “Quando” di Pino Daniele alla radio ed è un groviglio di domande in testa...

penso a quando ci sentiremo liberi di amarci ancora con la faccia sporca e i pensieri dal cielo alle braccia.
Quando arriverà l’autunno senza la paura che ritorni “quel piccolo verme a portarci le malattie” , quando gli
alberi si coloreranno di nuovo nel freddo per annunciare la primavera.

Io ho capito che sei venuto per una punizione: perché gli uomini sono stati cattivi ma questo non è il tuo
mondo. Devi andartene.

Di quale mondo parliamo?

A me sembra un grande contenitore con il privilegio di raccogliere tutti ma con la colpa di non avere
abbastanza spazio per chi lo abita. Veniamo selezionati secondo qualche strano criterio dove a prevalere è
sempre il più forte. Ma chi lo ha detto che è la ricchezza la nostra forza? Non credi che se avessimo meno,
non perderemmo il nostro tempo a decidere cosa scegliere? Forse ciò che ci serve è talmente piccolo ed
evidente che non dovremmo cercarlo fra tanti ma tenercelo stretto e sceglierlo ogni volta.

E tu, come lo vedi il mondo?

Per me il mondo esiste perché dobbiamo imparare ad amare. Io me lo immagino come una palla tonda con
le case e gli uffici sopra i laghi. Con i mari azzurri che ti ci puoi specchiare. Secondo me è un regalo immenso
della vita e dovremmo proteggerlo. Ma perché non lo facciamo?

Perchè non abbiamo imparato la lezione.

Lo sai che il cielo in quarantena mi sembra più felice. Lo vedi com’è sereno, con poche piogge. Per me
piange di meno. Non mi ricordo di questo cielo ...prima avevamo così poco tempo da dedicare a noi stessi,
che del cielo mi ricordo solo un colore.

Io me lo ricordo bene il cielo e le nostre confidenze. Quelle nuvole sospese sui cui sedersi. I prati in cui
correre. La luce del Sole che ti chiude gli occhi prima che il giallo si apra negli aranci più intensi. Il cielo è la
mia tela bianca per cancellare la tristezza e rimetterci sopra un sorriso dopo averlo perso. Io
quell’immensità me la sento addosso.
Hai ragione però. Spesso ci lasciamo per ultimi.
Il nostro tempo...
Il tempo è una moneta senza scambio e se non ne abbiamo cura può impoverirci di una povertà che sta più
a fondo. Che ti entra nell’anima. Che ti fa toccare solo quello che vedi. Che non ha spazio per le promesse.
Non conosce legami. Percorre una strada senza scale, togliendoti la soddisfazione di averle salite con le tue
forze. E ti lascia sempre allo stesso punto, nell’equilibrio di chi rimane tiepido senza aver mai provato
quell’esplosione che è il caldo dopo l’inverno, quando il cambiamento è così forte che ti pizzica pure la
pelle.

Lo capisci adesso?
Sì. Lo sto sentendo.

da un dialogo di Francesca Rosa Grimaldi e Rossana Coratella