«Il sindaco di Pomigliano ha paura della camorra?»

LE REAZIONI. Dopo la polemica scoppiata intorno alla decisione dell’amministrazione comunale di non costituirsi parte civile in un processo contro il crimine organizzato abbiamo raccolto il parere del rappresentante FAI, Salvatore Cantone (“Bisogna prima leggere e studiare le carte”), del collega Felice Romano (“I cittadini pretendono risposte”) e del presidente dell’Associazione Antimafia territorio e Legalità, Roberto Ruocco (“Bruno Mascitelli viene definito dai collaboratori di giustizia come il “Boss di Pomigliano”, colui che gestiva il traffico di droga e ordinava le estorsioni”). Non siamo riusciti a raccogliere il punto di vista del primo cittadino Gianluca Del Mastro.

«Il sindaco di Pomigliano ha paura della camorra?»

«Stiamo parlando di un processo di camorra serio, a Pomigliano d’Arco l’ultimo maxi processo per camorra era datato anni ’90. All’epoca c’erano i Foria. Per trent’anni, in realtà, il cittadino normale di Pomigliano non ha avvertito fenomeni camorristici. È capitato che nel mese di maggio c’è stato un blitz dei carabinieri che hanno arrestato 24 personaggi e leggendo l’Ordinanza del GIP del Tribunale si configura una vera e propria associazione a delinquere di stampo camorristico dedita allo spaccio della droga ma anche al fenomeno estorsivo». Comincia così la nostra conversazione con il collega Felice Romano che cura la rubrica televisiva (sulla pagina Pomigliano Indignata) “Venti minuti con l’impertinente” per comprendere il suo punto di vista su una vicenda che sta creando forti polemiche sul territorio.

«Un attacco politico» ha spiegato il rappresentante dell’associazione FAI Salvatore Cantone, «ormai è diventato un discorso politico. Può darsi che ci siano le possibilità in cui il Comune possa costituirsi parte civile». In quale fase? «Questo non lo so, non sono sceso nei particolari. Bisogna aspettare alcuni giorni. Noi ci occupiamo di estorsioni ed usura. Noi ci costituiamo quando assistiamo la parte offesa. Ma bisogna vedere da processo a processo». Cantone si riferisce ai reati commessi – come si apprende dal Decreto di giudizio immediato del Tribunale di Napoli – non solo a Pomigliano d’Arco ma anche nei comuni di Acerra, Castello di Cisterna e Casalnuovo di Napoli. Nelle carte giudiziarie è possibile appurare che tra i 24 soggetti individuati ben 10 sono residenti a Pomigliano e due sono nati nello stesso Comune. I reati contestati vanno dal traffico di sostanze stupefacenti alle estorsioni, dal conseguimento di profitti ingiusti alla detenzione di armi da fuoco.

Una vera e propria organizzazione criminale, di stampo mafioso, che imponeva la sua supremazia. «Tu hai fatto un fabbricato a Pomigliano – afferma uno dei criminali – dove hai fatto le palazzine e noi non abbiamo detto niente! Ora stai facendo un fabbricato al centro di Pomigliano ed è venuto il momento di sedersi un attimo, perché non so se tu sai io sto lavorando con ‘O canotto di Pomigliano.»   

«Bisogna studiare le carte attentamente – spiega Salvatore Cantone (FAI) -, io non conosco gli atti. Ma bisogna leggere gli atti per capire se costituirsi o meno. Nemmeno il vecchio Sindaco si è costituito parte civile in passato e nessuno ha detto niente. Solo adesso sono tutti esperti di camorra. Conviene aspettare altri quattro o cinque giorni. Può darsi che si riescono a costituire parte civile. È solo una questione politica. Meglio stare zitti per vedere le mosse dell’Amministrazione.»  

Abbiamo tentato di raccogliere anche il pensiero del primo cittadino Gianluca Del Mastro ma non siamo stati fortunati. Il telefono, per diverse volte (e dopo diversi giorni), ha continuato a squillare a vuoto. Ovviamente siamo sempre disponibili ad ascoltare la voce del Sindaco di Pomigliano per comprendere le ragioni che hanno portato l’amministrazione a non costituirsi parte civile in un processo contro la camorra. Siamo stati sfortunati anche con Vito Fender, rappresentante di Rinascita, presente nella coalizione con un consigliere comunale. Il nostro auspicio vale anche per lui.      

«La cosa che ha allarmato – secondo il giornalista di Pomigliano Felice Romano – chi ha letto queste carte è la circostanza che il capo di questo clan (Mascitelli, nda) avrebbe detto, e lo dice un pentito, che lui non è interessato alla droga ma a ben altro». Cosa significa “ben altro”? «Le estorsioni, almeno dalle nostre parti così si legge questa cosa.»

Ma come inquadra il giornalista la mancata costituzione di parte civile? «Ci sono stati altri due episodi funzionali: il Sindaco, insieme al Comandante della Polizia locale Luigi Maiello, ha ricevuto delle buste con dei bossoli. È anche stato fatto un consiglio comunale per solidarizzare. A seguito di queste minacce è stata organizzata una manifestazione dal titolo “La Camorra è una Montagna di Merda” nella piazza centrale del paese dove il Sindaco non si è recato. Inoltre nella ricorrenza dell’anniversario della strage di Capaci tutti i profili istituzionali hanno fatto un post, un accenno, hanno pubblicato una fotografia. Il nostro Sindaco non ha pubblicato nulla su questa giornata. Poi non si costituisce parte civile. Allora, ci sono due alternative: la prima è che non si sono accorti di questa notifica»

Ma nel Decreto del Tribunale a pagina 20 c’è scritto chiaramente. «Appunto. La seconda ipotesi è che il primo cittadino ha paura della camorra? Che è ancora peggio. La situazione è abbastanza grave. In città molti stanno realizzando una serie di manifesti e il Sindaco non risponde. La città sta chiedendo una spiegazione. Lui può decidere quello che vuole ma vogliamo conoscere il motivo.»

Il Comune di Pomigliano è ancora in tempo a costituirsi nel processo contro la camorra? «Il processo è suddiviso in due filoni. Qualcuno ha scelto il rito abbreviato, altri hanno optato per il rito ordinario. Sembrerebbe che ci siano gli estremi per potersi costituire.»

Molti si stanno giustificando parlando di mero attacco politico nei confronti del primo cittadino. «Siamo una città che negli anni ’80 è stata sciolta per camorra. Oggi non ci troviamo davanti a un caso sporadico. Stiamo parlando di un maxiprocesso con 24 imputati, è una cosa molto grave. La realtà è palese. Come fai a non costituirti? Perché non dici nulla alla cittadinanza?»

Anche la vecchia amministrazione, in passato, non si è costituita contro la camorra. «Certo. Ho fatto la stessa cosa anche in quella occasione. Però in quel caso era un singolo che aveva tentato una estorsione. Ed anche in quel caso si era registrata l’indignazione».     

Per dare voce ai cittadini del territorio abbiamo raccolto anche il punto di vista di Roberto Ruocco, Presidente Associazione Antimafia Territorio e Legalità. «I magistrati della DDA di Napoli, a seguito di complicatissime indagini, durate per diversi anni, hanno richiesto ed ottenuto l’arresto di 24 persone, accusate di aver costituito una associazione per delinquere di stampo camorristico, denominata clan Mascitelli. La notizia del maxi bliz, avvenuto il 16 dicembre 2020, ha ricevuto una grandissima rilevanza mediatica, ed infatti è stata ripresa anche da testate nazionali. Secondo la ricostruzione della DDA, questa associazione camorristica aveva acquisito il pieno controllo ed esercitava la sua forza intimidatrice sulla Città di Pomigliano d’Arco». Ma chi è questo Mascitelli? «In particolare, Bruno Mascitelli viene definito dai collaboratori di giustizia come il “Boss di Pomigliano”, ovvero colui che gestiva il traffico di droga e ordinava le estorsioni. Dagli atti del processo infatti emerge una fitta rete di estorsioni ordinate da Bruno Mascitelli in danno di imprenditori edili (spesso si opera riferimento “ai cantieri” che dovevano essere colpiti) ed esercizi commerciali di Pomigliano».

Lei come giudica questo atteggiamento? «Trovo alquanto lesivo per la cittadinanza storicamente contro la camorra, che la amministrazione comunale non si sia costituita parte civile in questo processo, celebrato il 17 maggio presso il Tribunale di Napoli. Nonostante i vari appelli da me fatti, nel voler svegliare le coscienze, ad attuare un piano di recupero per ragazzi, allontanandoli dal fenomeno in costante aumento dall'uso degli stupefacenti. Rimango basito e dispiaciuto, che non si sia sostenuta la magistratura e le forze dell’ordine, con una ferma e decisa presa di posizione contro questo ed altri possibili futuri clan.»

Ma in tutto questo cosa dice Luigi Di Maio (M5Stelle), attuale ministro degli Esteri, originario di Pomigliano d’Arco?               

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