«In Molise una gestione dilettantistica dell’emergenza»
SISTEMA SANITARIO REGIONALE. Parla il sindacalista della funzione pubblica della Cgil, Antonio Amantini: «Non c’è una programmazione degli interventi. Una situazione del genere dovrebbe far scattare una programmazione, in previsione di un eventuale aumento di casi. Questa emergenza ha fatto risaltare, ancora di più, la situazione di difficoltà».
Qual è lo stato di salute della sanità in Molise? «È pronta ad affrontare – ha annunciato, nei giorni scorsi in un video messaggio, il presidente della Regione – le settimane decisive».
Con l’emergenza coronavirus, siamo di fronte alla realtà. Amara. Drammatica. I nodi sono venuti al pettine. Le denunce non sono servite a nulla. Le manifestazioni, le proteste non hanno portato a nessuna svolta. La res publica è stata gestita da feroci e pericolosi dilettanti.
Oggi emergono i limiti, le carenze, i pericoli. Strutture pubbliche chiuse da tempo, pochi fondi, problemi strutturali. La sanità in Molise è stata utilizzata propagandisticamente e in modo clientelare. Parenti, amici, amici degli amici, figli, figliastri, amanti, compari e comparielli, nel corso degli anni, sono stati accontentati e inseriti (assunti) a dismisura, nelle strutture pubbliche. Ne hanno fatto carne di porco.
E i voti sono puntualmente arrivati per coloro che oggi gridano pure allo scandalo. Hanno la faccia come il culo. Nessuna vergogna. Come gli struzzi, dovrebbero mettere la testa nella sabbia per il resto della loro esistenza. Hanno distrutto la sanità pubblica. Ed oggi, il piccolo Molise, si trova con problemi seri da affrontare, senza parlare di un deficit causato sempre dagli stessi incapaci amministratori.
Ora c’è, però, un virus da affrontare. Come sta vivendo questa nuova situazione, questa emergenza, il personale presente in queste strutture sanitarie? Partiamo (perché il nostro viaggio sarà molto lungo) con il responsabile della funzione pubblica della Cgil Molise, Antonio Amantini. «La cosa sulla quale abbiamo lavorato in prima battuta è stata la verifica della consegna di tutti i Dpi (dispositivi di protezione individuale). In alcune realtà sono presenti, in altre un po’ meno e un po’ più a singhiozzo. Nel pubblico la copertura dei Dpi è abbastanza completa, nelle strutture private un po’ meno».
Sembrerebbe un paradosso. Nelle strutture pubbliche, con pochi fondi, ci sono e in quelle private, finanziate con risorse pubbliche, la copertura è minore. Perché?
«Il pubblico riceve le forniture direttamente dalla Protezione Civile, mentre nelle private sono gli imprenditori, i gestori della struttura che se le devono procurare e i tempi sono un po’ più lunghi».
Solo una questione di tempistica? O è una questione di mancati investimenti?
«È una questione di tempistica, ma spesso accade che l’imprenditore aspetta il canale ufficiale, che registra tempi un po’ più lunghi, mentre potrebbe mettersi le mani in tasca e comprarli direttamente, con i soldi del profitto che fa la propria azienda».
Cosa si sta facendo per la tutela della salute del personale sanitario?
«Per il personale sanitario, sia pubblico che privato, e sia per quello coinvolto nei reparti direttamente ricadenti sul covid-19, ma anche nei reparti non ricadenti, abbiamo chiesto di fare i tamponi, di fare i controlli, per un monitoraggio quotidiano. Nel caso in cui dovesse risultare qualche positività vanno messi in isolamento sanitario. E questo è dal fronte della sicurezza».
E dal fronte delle strutture?
«Abbiamo richiesto alla Asrem e alla Regione di aumentare i contingenti di personale».
Per nuove assunzioni?
«In questo momento c’è la possibilità, con i vari Dpcm che sono usciti, di fare assunzioni di tipo straordinario, parliamo di medici, di infermieri, di Oss, di tutto quel personale che serve per la gestione di questa emergenza sanitaria. Abbiamo chiesto alla Regione di implementare il piano occupazionale e assumere il personale con le procedure più snelle che i decreti prevedono. Abbiamo salutato positivamente la dichiarazione che fece Toma, qualche giorno fa, in cui disse che si rendeva disponibile alla riapertura degli ospedali di Larino e Venafro, ma non abbiamo ancora capito se questa cosa accadrà o meno. Però ci sembra di vedere che questa cosa sta un po’ rallentando. Larino potrebbe diventare l’ospedale che cura tutte le altre patologie e fare di Termoli un hub specializzato solo per il Covid-19. Stiamo cercando di coprire tutto l’arco dei lavoratori, della loro sicurezza, le implementazioni delle piante organiche e anche le strutture pubbliche da adibire a questa emergenza».
Sulle assunzioni ci sono state risposte da parte della Regione?
«Abbiamo avuto una pronta risposta sui Dpi, sulle altre questioni non abbiamo avuto alcuna risposta».
La Regione Molise come sta gestendo l’emergenza?
«In una Regione commissariata funziona tutto in maniera ridotta. Da un lato vedo una gestione dilettantistica e dall’altro con poca programmazione. Si risponde all’emergenza, ai casi, ma non c’è una programmazione degli interventi. Una situazione del genere dovrebbe far scattare una programmazione, in previsione di un eventuale aumento di casi».
Come fa una classe dirigente a gestire un’emergenza se non è stata in grado, in questi anni, di gestire una situazione ordinaria?
«Come sindacalista il giudizio politico lo riservo alla fine dell’emergenza. Non voglio essere reticente, ma in questo momento c’è una linea di responsabilità. Dopo l’emergenza avremo i nostri avvocati che lavoreranno a spron battuto, perché ci sono molte cose che non hanno funzionato».
Qual è lo stato di salute della sanità molisana?
«La pubblica non è in buono stato».
In questa fase il cittadino si sente anche un po’ confuso, spaesato.
«La situazione della sanità pubblica molisana era già carente prima dell’emergenza, perché viaggiava con tutta una serie di tagli, con la gestione commissariale. Questa emergenza ha fatto risaltare, ancora di più, la situazione di difficoltà. Su questo non c’è dubbio. Questa potrebbe essere l’occasione per la sanità pubblica, per un balzo in avanti: sia dal punto di vista delle strutture e sia dal punto di vista delle assunzioni. La politica, se vuole essere lungimirante e guardare al futuro, può cogliere questa occasione dell’emergenza per rimettere in piedi la sanità pubblica in Molise.»