Intervista alla scrittrice Vincenza D’Esculapio

"Noi napoletani amiamo molto la nostra città e gran parte della narrativa attuale la vede protagonista"

Intervista alla scrittrice Vincenza D’Esculapio

Vincenza D’Esculapio è una scrittrice Napoletana. Il suo secondo romanzo è “L’ultimo sposatore” edito dalla casa editrice Homo Scrivens, e ha il sapore di una saga moderna, ambientata sull’isola di Forio d’Ischia dagli anni ’50 ai nostri giorni. La protagonista è Dafne, ultima erede di una famiglia nobiliare, che torna dopo anni nell’isola verde, alla ricerca del tempo perduto, trovando, e regalando al lettore con la sua storia, emozioni inaspettate.

Benvenuta su WordNews.it Vincenza! Prima di tutto andiamo a conoscerci meglio. Oltre ad essere scrittrice sei stata anche un’insegnante di storia, filosofia e Italiano. Hai insegnato in scuole con un impatto sociale difficile come Afragola, Giugliano in provincia di Napoli, e nel quartiere Scampia di Napoli. Com’è stato il tuo rapporto con gli studenti?

«Un rapporto basato sulla reciprocità di intenti. Io ero là per loro e loro per me. Il fulcro di questo concetto è stato il rispetto. Non sempre è stato facile, e non mi riferisco a specifici territori, perché talvolta si pensa che le difficoltà siano esclusiva prerogativa delle scuole di frontiera, ma non è così. Anzi, tutt’altro. Nei territori più impegnativi ci si mette in gioco al cento per cento non solo con la didattica, ma anche con metodologie e progettualità diverse. Quando si ottengono riscontri, quasi sempre, positivi non è solo una vittoria professionale ma anche un arricchimento personale. Se dopo decenni molti di quelli che erano ragazzini oggi mi scrivono ancora, attraverso i social, qualcosa vorrà pur significare.»

Sappiamo che hai dedicato molto tempo a progetti di educazione alla legalità, curando la realizzazione di copioni per spettacoli teatrali. Sei stata coautrice di oltre venti testi scolastici di italiano, epica e letteratura per Loffredo editore e per Simone edizioni, e hai lavorato come autrice di trasmissioni televisive per ragazzi. In che modo può la cultura aiutare la crescita dei ragazzi? Qual è la sua forza?

«La scuola deve offrire ai ragazzi gli strumenti appropriati affinché essi possano costruirsi un bagaglio che includa le conoscenze delle discipline e al contempo deve puntare, con gradualità, alla formazione di uno spirito critico che necessita   per districarsi nella selva dell’omologazione del pensiero.»

Parliamo ora del tuo libro “L’ultimo sposatore”. Hai fatto un regalo grande ai tuoi lettori perché ci hai accompagnati a Forio, sulla meravigliosa isola di Ischia.  Come mai questa scelta?

«Noi napoletani amiamo molto la nostra città e gran parte della narrativa attuale la vede protagonista. Anche nel mio libro Napoli è presente, ma vi campeggia Forio.  Il motivo?  Ischia è un’isola che ha, oltre alle indiscutibili bellezze naturali un patrimonio storico poco conosciuto,  o forse sottovalutato e posto in ombra da una speculazione edilizia che purtroppo ne ha mutato gli equilibri paesaggistici. Se a ciò aggiungiamo che negli anni Cinquanta fu luogo di incontro di cultura, arte, cinema, la risposta alla tua domanda con una certa assiduità vien da sé.»

Bisogna conoscere un territorio per poterlo raccontare?

«Non necessariamente.  Ho frequentato Forio, con una certa assiduità, solo in anni recenti e ne sono rimasta affascinata, tanto da decidere di ambientarla mia storia, che partiva però da un passato lontano. Allora per ricostruire l’atmosfera di quegli anni  mi sono documentata, attraverso libri, foto e letture,  oltre ai racconti di amiche che sono isolane e di amici che vi  hanno vissuto le estati della loro prima gioventù. Poi seduta al mio P.C mi sono lasciata andare e ho provato a vivere l’isola come se fossi stata da sempre lì.»

Veniamo al titolo: “L’ultimo sposatore” Che cosa significa?

«Non rispondo mai direttamente a questa domanda, significherebbe sottrarre al lettore il piacere di entrare nell’intreccio della storia. Posso dire però che nel romanzo si apre uno spaccato storico intorno ad antiche tradizioni e cerimonie legate a rituali poco noti , di cui  la protagonista verrà a conoscenza per ricomporre il lontano passato della sua famiglia, passato che si lega al titolo che ho scelto.»

I personaggi sono frutti della tua fantasia o fanno riferimento a qualcuno realmente esistito?

«I personaggi sono completamente frutto di invenzione, però ciascuno porta con sé tracce di persone che hanno attraversato la mia vita, direttamente o indirettamente».

Sei legata al matrimonio o pensi ci possa essere anche amore eterno senza atti giuridici?

«Questa è una bella domanda, che non mi era stata ancora fatta. Deriva da una lettura particolarmente attenta e dalla tua analisi della psicologia dei miei personaggi.  Grazie.  Anche in questo caso mi piacerebbe lasciare al lettore il piacere di scoprire il mio pensiero in merito, attraverso la conoscenza che farà con le figure femminili, ma anche maschili del mio romanzo che si muovono in una realtà, che come la vita, è fatta di infinite sfumature.»

Hai una scrittura profonda che non trascura nessun dettaglio e hai la capacità di trasportare il lettore sul ritmo delle tue parole in un viaggio fatto di sentimenti e flashback storici. Leggendoti sembri una persona generosa, capace di dare e di accogliere molto. E’ così?

«Ti ringrazio per tali apprezzamenti, se poi attraverso la mia scrittura emergono anche dei pregi tocca ai lettori dirlo. Ciò che invece posso dire io è che sono sicuramente caparbia, non mollo facilmente di fronte agli ostacoli, forse qualche volta anche sfidando un contesto che mi voleva diversa. Ma questa è un’altra storia.»

A Dafne, appena ragazzina, la sera non era consentito indugiare a lungo tra gli adulti, ma il poco tempo concesso le bastava per osservare le raffinate signore che arrivavano al braccio di quegli uomini impeccabili nei loro completi di lino bianco o avorio o in tenuta sportiva, con quei bellissimi pullover annodati con negligenza sulle spalle: sembravano tutti gentili e felici. Restavano ore e ore nel giardino a conversare di musica, cinema, letteratura e a volte perfino di politica. Questo è un passaggio del tuo libro in cui si assapora l’importanza e la bellezza dello stare insieme, di condividere pensieri ed idee, ma anche di sottostare a certe regole. Che cosa è cambiato per le donne da allora?

 «Tenuto conto della complessità della risposta, in una battuta direi: è cambiato tanto, ma ancora troppo poco.»  

Hai pubblicato con la casa editrice “Homo Scrivens” di Napoli, che nell’ambiente editoriale viene definito un editore che fa molto per i suoi autori e il suo pubblico. E’ stato questo il motivo della tua scelta?

«Sì, assolutamente. Aldo Putignano, ottimo scrittore e persona di un’apertura culturale non indifferente, secondo il mio punto di vista e la mia personale esperienza - e non solo - è simile a una bussola, capace di orientare l’autore quando lungo il percorso subentrano indecisioni e perplessità, ma sempre nel rispetto delle scelte autoriali. Per offrire al pubblico la migliore produzione possibile Homo Scrivens, casa editrice non a pagamento, si avvale di editor competenti che affiancano l’editore.»

Facendo riferimento al periodo d’emergenza che stiamo vivendo e alla quarantena obbligata a tutti i cittadini, pensi possa essere un periodo di riflessione e potrebbe esserci un ritorno ai veri valori?

«E’ un evento decisamente nuovo quello in cui siamo stati catapultati da un agente esterno e indipendente dalle singole volontà. Ascoltando, leggendo, seguendo reportage da tutto il mondo mi sono resa conto che in questo triste e complicato frangente sembra di vivere in un tempo sospeso che ci accomuna perché siamo tutti più fragili , perché  anche il dolore è “ globalizzato”. Sono state azzerate le categorie di spazio e tempo. Abbiamo infranto, in parte; lo steccato dell’individualismo e dell’egocentrismo.

Ed ecco che abbiamo riscoperto valori quali la compassione, la solidarietà, la fratellanza che ci tengono legati come in una moderna “social catena.

Per ora siamo come in una enorme bolla, ma si romperà e allora quanto resterà di ciò che ci ha accomunato?  Quante possibilità avrà l’utopia contro la distopia?  Ai posteri la risposta.»

Completa questa frase: #iorestoacasa 

«E parteggio per l’utopia.»

Grazie Vincenza per essere stata con noi. In bocca al lupo per tutto e speriamo di poterci vedere presto in una delle tue presentazioni.

“L’Ultimo sposatore” è dispinibile sul sito: https://www.homoscrivens.it/product-page/l-ultimo-sposatore-vincenza-d-esculapio