Intervista allo scrittore ed attore Giacomo Casaula

«Spero che il lettore capisca e percepisca il mio senso profondo alle parole ‘andamento lento’. Alla voglia di recuperare un abbraccio, una stretta di mano, un bacio».

Intervista allo scrittore ed attore Giacomo Casaula

Giacomo Casaula è l’autore del romanzo “Scie ad andamento lento” edito da Edizioni Mea. E’ la storia di un giovane scrittore napoletano che tornando nella riviera romagnola trova la forza di riprendere la penna in mano per costruire qualcosa di nuovo.  Tutto nasce attraverso un viaggio fra i due mari che diventa il viaggio nel proprio intimo, nella propria coscienza, nei desideri cercati e non appagati, nelle frustrazioni e nei punti di partenza e di arrivo. Un romanzo che genera curiosità e che racconta come l’animo umano possa riprendersi da attitudini regresse e andare avanti.

Benvenuto su WordNews.it Giacomo! Complimenti per il tuo romanzo e per l’idea, molto originale.  Si potrebbe considerare una doppia narrazione perché è come leggere un romanzo dentro un romanzo. Non deve essere stato facile portare avanti due tipi di narrazione. Ci racconti un po’ come hai fatto?

«Inizialmente le narrazioni erano uguali, non si differenziavano. Però qualcosa non quadrava, così ho deciso che la scrittura di Stefano, il protagonista del mio romanzo, dovesse essere come un flusso di coscienza unico, quasi senza pause. Un discorso che non lascia aria tanto è intenso e rapido.»

La storia unisce due regioni d’Italia. Tu sei di Napoli, che cosa ti ha portato a Cattolica?

«Cattolica è un posto del cuore. Ci sono alcuni posti che abbiamo la fortuna di scegliere e fare nostri. Cattolica per me è uno di quelli. Vado a villeggiare lì da quando avevo tre anni, è una vita. Un posto amato molto anche dai miei genitori, quindi ringrazio anche loro.»

C’è un passaggio nel libro a cui sei più affezionato?

«Sono affezionato alla storia nella sua totalità, nelle sue dinamiche soprattutto interiori e ovviamente al protagonista, Stefano De Sanctis. Ci sono molti aspetti del suo carattere che sento miei.»

“Scie ad andamento lento” potrebbe essere definito un romanzo atemporale, in cui i fatti passano dal passato al presente con nonchalance, senza alcuna difficoltà. Come una specie di sospensione del tempo che si collega all’anima dei protagonisti e si congiunge a quella del lettore. Hai voluto creare questo cerchio di proposito oppure è stata una cosa spontanea?

«E’ stata una ricerca voluta. Il continuo passaggio dal passato al presente e viceversa riesce a creare un tempo tutto suo, o meglio, uno spazio quasi privo di tempo. E’ un espediente utilizzato da grandi artisti, Proust e la sua recherche ad esempio. Io ho provato a farlo nel mio piccolo, sfruttando pienamente il canale emozionale ed emotivo.»

Senza scrittura, la mia, è vita a metà. Come se mancasse sempre inevitabilmente una parte, un respiro. Quando le pagine si uniscono sincronicamente ai respiri la scrittura si trasforma in necessità. Quella che ti assale, divora, che ti fa esistere.  Questa frase si trova tra le prime pagine del tuo romanzo. Un passaggio importante che riflette appieno la tua Arte e il desiderio di raccontare. Sorge una domanda: scrivere è una necessità?

«Si, ne sono fermamente convinto. La necessità può essere multiforme, può nascere da esigenze profondamente diverse ma non si scrive mai per se stessi, c’è sempre un’esigenza, una necessità di veicolare qualsivoglia contenuto all’esterno. A un amico, a una ragazza, a una casa editrice, a un pubblico vasto e indefinito.»

Oltre ad essere uno scrittore sei anche attore e ti occupi di produzioni teatrali. Che differenza c’è tra scrivere per il teatro e scrivere un libro?

«Ovviamente cambia il codice tra narrativa e drammaturgia. Ma almeno nel mio caso, riesco facilmente a riconoscermi. I monologhi e le canzoni che scrivo  (una delle formule teatrali che preferisco è il Teatro-canzone) sono più concisi e meno estesi, piccole carte di identità di quello che sento. Sicuramente in drammaturgia faccio emergere un piano più ampio, sociale, mentre in narrativa tendo a buttare fuori il lato più personale, privato.»

C’è un consiglio che vorresti dare ai giovani scrittori come te?

«Di scrivere quotidianamente di argomenti anche molto diversi, tenendo sempre in considerazione i dettagli. I dettagli sono fondamentali quando si scrive. Credo siano fondamentali sempre, in realtà.»

Camminavo con passo regolare. Il vento alzava ritmicamente i granelli di sabbia e penetrava nelle narici insieme all’odore acre di salsedine. Il sole creava con le nuvole giochi di luci e ombre e arrivava agli occhi in maniera tenue, pacata. Il freddo entrava di nascosto sotto il cappotto. Un freddo che non puoi contrastare, quello che vince sempre. Questo è il breve incipit del tuo romanzo. Da lì già si capisce che hai uno stile diretto, conciso; una voce narrante esperta e attenta che racconta in maniera equilibrata una realtà conosciuta a tutti. Fa parte della tua personalità questo modo di essere così diretto e leale?

«Si, credo di si, nonostante il mio lavoro nel mondo dello spettacolo, quando lascio le tavole sono molto sincero e diretto, non nascondendo neanche quello che può essere il mio lato più timido e riservato.»

Che cosa ti ha donato questo libro e quale messaggio speri il lettore percepisca?

«Mi ha donato tantissimo, gioia, tristezza, tenerezza, riflessione. Spero che il lettore capisca e percepisca il mio senso profondo alle parole ‘andamento lento’. Alla voglia di recuperare un abbraccio, una stretta di mano, un bacio».

Pare ci sia un nome importante nella tua vita: Annamaria Ackermann. E’ vero che la tua nonna ha avuto una forte influenza artistica su di te e ti ha sempre sostenuto?

«E’ stata sicuramente importante, mi ha trasmesso l’amore per il Teatro in maniera inconscia, quando ad esempio andavo a salutarla nei camerini a spettacolo finito. Mi ha sempre sostenuto senza mai però guidarmi direttamente, la mia è una formazione comunque diversa.»

Avere qualcuno che crede fermamente nelle tue capacità può essere un incentivo di crescita interiore ed artistico?

«Sicuramente. Avere qualcuno al tuo fianco che ti incoraggia, ti sprona, ti fa riflettere sui tuoi errori e sulle tue eccellenze è importantissimo.»

Stiamo vivendo un periodo di quarantena e di grande difficoltà, soprattutto di grande incertezza. Come lo vivi tu, Giacomo, come artista? Quali sono le tue preoccupazioni e quali sono le tue speranze?

«Lo sto vivendo come se fossi su una grande altalena. Alcuni giorni con grande serenità, provo a leggere, scrivere, ascoltare musica e vedere film, oltre che programmare tutto il lavoro da fare, e altri invece in cui mi lascio vincere dall’angoscia e dalla preoccupazione. Mi preoccupano la sofferenza, la solitudine, l’emarginazione, la profonda diffidenza che il genere umano potrà contrarre da questo virus, ma speriamo di uscirne con una scala di valori totalmente ribaltata e con molti più abbracci.»

Anche noi di WordNews.it aderiamo all’iniziativa #iorestoacasa. Finisci questa frase: io resto a casa e…

«…e sopporto questa condizione per il bene comune. Perché sono vivo e felice solo se lo sono anche gli altri.»

Grazie a Giacomo Casaula e in bocca la lupo per tutti i progetti futuri!

Scie ad andamento lento è disponibile sul sito: https://www.edizionimea.it/mea/product/scie-ad-andamento-lento/