L'anno dantesco

DANTE. Sul sito internet dell'Accademia della lingua italiana apparirà quotidianamente un'espressione del poeta con un commento.

L'anno dantesco

Nel 2021, già dal 1° gennaio fino al 31 dicembre, verrà ogni giorno pubblicato un richiamo alla Divina Commedia sul sito dell'Accademia della Crusca.
Motti, latinismi, neologismi, locuzioni creati  da Dante Alighieri nello scritto.

Questo, infatti, sarà l'anno dantesco. Anno che celebra i settecento anni dalla morte del Sommo Poeta.
Sul sito internet dell'Accademia della lingua italiana apparirà quotidianamente un'espressione del poeta con un commento.

"La parola di Dante fresca di giornata", un' espressione dantesca ogni giorno dell'anno accompagnata da qualche riga di vari accademici.
I profili Facebook, Twitter e Instagram della Crusca aiuteranno a promuovere questa divulgazione rilanciando puntualmente i contenuti delle schede con l'hashtag #LaParolaDiDanteFrescaDiGiornata.

Non solo la Crusca, ma molte saranno le iniziative rivolte a celebrare il Poeta.

Ad Orvieto è possibile fino al 6 gennaio ammirare l’immagine di Dante Alighieri ripresa dall’affresco di Luca Signorelli che si trova nella Cappella di San Brizio in Duomo.

Sul sito degli Uffizi, tutti i disegni che illustrano il Poema, realizzati alla fine del Cinquecento dal pittore Federico Zuccari, che affrescò la Cupola di Santa Maria del Fiore.
Le Gallerie degli Uffizi, che hanno l'intero gruppo degli 88 fogli 'danteschi'  inaugurano  le celebrazioni pubblicando sul loro sito la mostra virtuale "A riveder le stelle".

Tutte le illustrazioni della Commedia dello Zuccari sono state digitalizzate in alta definizione e organizzate in un percorso a tappe che permette di ammirarle per la prima volta nella loro interezza ed in ogni dettaglio. Gli 88 disegni, eseguiti dal pittore sul finire del Cinquecento, costituiscono la più imponente compagine illustrativa della Commedia realizzata prima dell'800.

Nei pochi giorni di questo 2021 splendida e forse non a caso la #ParolaDiDanteFrescaDiGiornata
"color che son sospesi" (Inferno, II, 52)

“Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi”

Così viene poi commentata:
E' detto da Virgilio parlando di sé, perché sta nel Limbo, ma è passato nell’italiano come forma proverbiale per indicare uno stato di incertezza e di attesa.