«Mia madre è un fiume» di Donatella Di Pietrantonio

Ancora una volta la scrittrice abruzzese incanta i lettori con una pagina intensa di sentimento e di storicità nel suo libro, edito da Einaudi Edizioni. Della stessa autrice nel medesimo catalogo L’Arminuta. Bella mia e Borgo sud.

«Mia madre è un fiume» di Donatella Di Pietrantonio

La voce dell’autrice che percorre l’intera narrazione è un affondo sofferto nella sua vita personale e di quella della sua famiglia e soprattutto nel rapporto affettivo ambivalente con sua madre affetta da quella malattia che  ha portato via la sua identità, ma non il suo carattere forte e intransigente.

Attraverso spunti dettati dalla convivenza con uno stato di sofferenza che la lega profondamente a quella donna divenuta fragile, l’autrice trae lo spunto per parlare della sua infanzia, in quella casa di campagna, in quel mondo rurale dove ogni gesto era dettato dalla fatica di sopravvivere.

I ricordi partecipano, come fossero essi stessi persone, alle vicende drammatiche appartenenti ad un mondo antico dove tutto era ancorato al ritmo della natura, alle sue leggi a volte anche drammatiche. Da qui discende una narrazione potente, un flusso di coscienza nel quale vengono travolti volti, nomi, vicende belle e brutte di una comunità, di una famiglia, quella dell’autrice,  testimone della condizione dei contadini in quel lembo di terra abruzzese, inclini alla durezza della vita, vittima del caporalato e dell’emigrazione nei Paesi europei.

Ritorna costante la condizione della madre, quella di oggi, quella in cui lei non è più lei, la cui casa non è più governabile perché il suo cervello non segue più la persona che lo abita, ma vive altrove, in una misteriosa isola dove Esperia Viola, la madre, si trascina senza avere una rotta da seguire.

Tutto il libro diventa alla fine una unica pagina, quella di Esperia Viola, che viene rappresentata come un fiume.

Mia madre è un fiume. Erano fiumi i suoi capelli sottili che la corrente divideva ai lati del viso, onde a cascata sul seno, li pettinava la sera, dopo tutte le fatiche. Camminava e cantava,  il fiume a fluttuare nel vento, ma solo qualche volta, di solito li raccoglieva in una crocchia. Intorno ai trent’’anni tagliò i capelli per sempre, divennero insignificanti, pratici.

Mia madre era un fiume di parole, ora di frasi stereotipate.

E’ un fiume in secca, la neve dei pioppi lo sorvola.. Qua e là una pozza d’acqua ancora, ferma e densa, lambita dagli insetti.

Fa odore di morte.

Una scrittura intensa e dirompente che abita le pagine del libro come fossero stralci di una stessa pagina, quella della vita che ha sempre ruotato intorno alla figura materna, una presenza costante ed ingombrante, che ha influenzato la vita dell’autrice costantemente, ma ha saputo darne l’unico profumo di vita possibile.

 

Donatella Di Pietrantonio vive a Penne, in Abruzzo, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Con L'Arminuta (Einaudi 2017, tradotto in piú di 25 paesi) ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Campiello, il Premio Napoli e il Premio Alassio. Per Einaudi ha pubblicato anche Bella mia (prima edizione Elliot 2014), con cui ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati, Borgo Sud (2020)  e Mia madre è un fiume (2022, prima edizione Elliot 2011) vincitore del Premio Tropea.