Legalità: a Paolo De Chiara il Premio Valarioti-Impastato

SETTIMA EDIZIONE, 2022. La cerimonia si terrà presso il Liceo «Piria» di Rosarno.

Legalità: a Paolo De Chiara il Premio Valarioti-Impastato

L'importante Premio intitolato a Giuseppe Valarioti e a Giuseppe Impastato sarà assegnato, nell'edizione del 2022, anche al nostro direttore Paolo De Chiara

GIUSEPPE VALARIOTI nacque il 1 marzo 1950. A metà degli anni ‘70 si iscrisse al Partito Comunista Italiano e divenne segretario della sezione di Rosarno, venne anche eletto consigliere comunale di Rosarno per il PCI. “Giuseppe Valarioti muore nella tarda serata dell’11 giugno del 1980. Lo attendono fuori dal ristorante dove stava festeggiando il successo del Partito comunista alle elezioni che si erano svolte in quei giorni. Lo uccidono con due colpi di lupara. Aveva trent’anni. Peppe Valarioti era il segretario cittadino del Pci di Rosarno e consigliere comunale. Durante la gestione di Valarioti, il Pci avviò una campagna di moralizzazione interna, soprattutto nella cooperativa Rinascita, che era collaterale al partito. Come in tutta l’Italia meridionale, le cooperative agricole erano spesso obiettivi sensibili

da “Il compagno Giuseppe Valarioti”, Stop’ndrangheta.it

GIUSEPPE IMPASTATO nacque a Cinisi (Palermo) il 5 gennaio 1948 in una famiglia mafiosa. Il padre Luigi durante il conflitto mondiale aveva trascorso tre anni al confino proprio per il suo coinvolgimento nella malavita organizzata. La madre, Felicia Bartolotta, mostrò sempre ostilità nei confronti delle attività del marito. Peppino fu molto colpito dalla morte dello zio, il boss Cesare Manzella, che nel 1963 fu fatto saltare in aria nella sua auto imbottita di tritolo. Il ragazzo, allora quindicenne, realizzò la vera natura della sua famiglia e il significato dei valori omertosi che il padre gli aveva trasmesso sin dall’infanzia. Per il suo atteggiamento entrò in forte contrasto con il padre, che lo allontanò da casa. Nel 1965 fondò il giornalino “L’Idea socialista”, in cui prese posizione con un duro articolo contro la mafia che la madre, preoccupata per le conseguenze, lo scongiurò di non pubblicare. Aderì al neonato Psiup, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Influenzato dal pensiero di Danilo Dolci, partecipò alla sua Marcia della protesta e della pace nel 1967. Dal 1968, l’anno della rivolta studentesca, militava nei gruppi di Nuova Sinistra. Si schierò dalla parte dei contadini le cui terre erano state espropriate per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, ma anche dei lavoratori edili e dei disoccupati. Influenzato anche dalla frequentazione con Mauro Rostagno, nel 1975 costituì il gruppo “Musica e cultura”, che svolgeva attività culturali, punto di riferimento per i ragazzi del paese. Nel 1977 fondò “Radio Aut”, radio libera autofinanziata, con cui denunciava i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (beffardamente definito “Tano seduto”), che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era “Onda pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candidò come consigliere comunale nella lista di Democrazia Proletaria e alla vigilia delle elezioni, nella notte tra l’8 e il 9 maggio, venne assassinato. Lo stesso giorno del ritrovamento del corpo di Peppino, a Roma venne rinvenuto anche il corpo del presidente della Dc Aldo Moro. Gli elettori di Cinisi scelsero simbolicamente di indicare il suo nome che risultò quindi tra gli eletti al consiglio comunale. La sua morte fu frettolosamente archiviata come suicidio avvenuto nel corso di un attentato terroristico. Era stata infatti organizzata una messa in scena, e il suo corpo era stato fatto saltare con un carico di tritolo sui binari della ferrovia Trapani-Palermo. Grazie alla tenacia della madre Felicia e del fratello Giovanni, nel 1984 fu riconosciuta la matrice mafiosa dell’omicidio, ma il caso fu archiviato nel 1992 (l’anno del doppio attentato a Falcone e Borsellino). Nel 1994 il Centro di documentazione di Palermo dedicato a Peppino Impastato presentò la richiesta di riapertura del caso, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo di interrogare il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi. Badalamenti fu indicato come il mandante dell’omicidio, successivamente estradato dagli Stati Uniti, e l’11 aprile 2002 fu condannato all’ergastolo.

Famiglia Cristiana, 9 maggio 2017

Queste le motivazioni del Premio assegnato a Paolo De Chiara: «Giornalista di lungo corso, sceneggiatore, scrittore, si dedica con passione, a livello nazionale, alla diffusione della cultura dell’antimafia sociale nelle scuole.
Ha collaborato con gran parte degli organi di informazione del Molise dirigendo riviste periodiche di informazione, cultura e politica.
Nel corso degli anni si occupa con passione, competenza e professionalità del fenomeno mafia ed in particolare del ruolo dei testimoni di giustizia.
Uomo e professionista di indiscusso valore, tra le sue opere si segnala l’azione meritoria di pubblicare le risultanze di una lunga e accurata ricerca sul caso mafioso della testimone di giustizia Lea Garofalo
coraggiosa donna e mamma Calabrese che ha pagato con la vita il coraggio della denuncia.»

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